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Non solo Carnevale: il fascino di Venezia d'inverno

La città lagunare è più viva e frizzante che mai: tra i piaceri da non perdere, un Bellini al Bar Longhi del Gritti Palace e due mostre fotografiche d'eccezione, Lee Miller e Man Ray a Palazzo Franchetti e Inge Morath a Palazzo Grimani.

Il Bellini del Gritti
Il Bellini del Gritti
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Il Bellini del Gritti
La facciata del Gritti Palace sul Canal Grande
Il Bar Longhi
La suite Hemingway
Il ristorante Il Club del Doge
La terrazza

Istituzione dell'ospitalità veneziana dal 1895, il Gritti Palace, con la sua facciata gotica che si specchia sul Canal Grande, praticamente di fronte a Santa Maria della Salute, occupa la struttura edificata nel 1475  come dimora della famiglia Pisani e deve il nome a uno dei successivi proprietari, il doge Andrea Gritti. Le più suggestive tra le 61 camere e 21 suites si affacciano sul canale, e vibrano del riverbero dell'acqua e della magia della luce riflessa sulle pareti. Lo stile è al tempo stesso carico e arioso, giocato sul contrasto tra i toni pastello delle pareti e dei tappeti a fiori rosa, beige e crema e l'opulenza dei tessuti, velluti, sete, damaschi di Rubelli, utilizzati per tende, poltrone e divani. Ci sono vasi cinesi e grandi specchi veneziani, chandelier di vetro di Murano e curvilinei mobiletti rococò, decorazioni di stucco sul soffitto, i classici pavimenti a terrazzo..I letti sono ovviamente supersoft, i bouquet di rose magnifici, il bagno è di marmo grigio e rosa... Le suites sono intitolate ad ospiti illustri, da John Ruskin a Hemingway a Somerset Maugham, ma a giudicare dalle foto con dedica sparse per i corridoi da qui sono passati proprio tutti, Claudette Colbert come Grace Kelly, Lauren Bacall, Ingrid Bergman, Paul Newman, Catherine Deneuve, Claudia Cardinale, Jessica Lange, Jane Fonda... Coi suoi 250 mq la terrazza rooftop della Suite Redentore è una delle location più ambite della città 

La terrazza del palazzo sul Canal Grande, la Riva Lounge, in legno di teak, ispirata ai ponti degli yacht anni '30, è frequentatissima d'estate ma anche d'inverno se c'è appena un raggio di sole, per un lunch o l'immancabile Bellini. A meno di non preferire l'instagrammabilissimo Bar Longhi, con le sue celebri pareti/specchio: un inossidabile hotspot molto frequentato anche dai veneziani. Per il relax c'è una spa Sisley, e si può andare alla scoperta di una Venezia meno nota prenotando uno dei percorsi messi a punto dal Gritti in collaborazione con Save Venice, da 50 anni il principale finanziatore nord americano del patrimonio artistico veneziano, sponsorizzatore del restauro di quasi 2.000 opere artistiche ed architettoniche tra città e laguna.

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Man Ray Natasha 1931(1980)
Man Ray Lee Miller 1930 circa
Lee Miller Fire Masks, 21 Downshire Hill, London, England 1941
Man Ray Lee Miller 1930
George Hoyningen-Huene: Lee Miller e Agneta Fisher

Modella di Vogue, ritratta da Georges Lepape come da Hoyningen-Huene e Horst P. Horst, inventrice insieme a Man Ray della tecnica della solarizzazione fotografica, musa surrealista, fotografa di moda, reporter di guerra dallo sbarco in Normandia ai campi di concentramento di Buchenwald e Dachau fino al famosissimo scatto in cui fa il bagno nella vasca di Hitler... Se le mostre fotografiche di Lee Miller sono sempre più frequenti, evidenziando la creatività dell'artista che Cocteau aveva immaginato come una statua classica  ne "Le sang d'un poète", "Lee Miller Man Ray. Fashion. Love. War" a Palazzo Franchetti fino al 10 Aprile è sicuramente una delle esposizioni più affascinanti, con 140 immagini che mettono in scena i protagonisti della vita culturale parigina degli anni 20, da Max Ernst a Picasso, Dora Maar e Meret Oppenheim, e in particolare la coterie surrealista, ma anche Londra distrutta dai bombardamenti o l'Egitto del deserto e delle Piramidi che aveva affascinato la Miller all'epoca del suo matrimonio con Aziz Eloui. 

Il Museo di Palazzo Grimani ospita invece fino al 4 Giugno "Inge Morath. Fotografare da Venezia in poi". Il titolo si riferisce all'importanza della città nel determinare il percorso della fotografa: è proprio qui che nel 1951 la giovane Morath, giornalista austriaca che aveva lavorato a Parigi per l'agenzia fotografica Magnum di Robert Capa scrivendo le storie illustrate dai reporter con cui viaggiava, comincia a scattare in proprio. Entrata a far parte della Magnum come socia, viaggia in tantissimi paesi, spesso imparandone la lingua locale, anche il russo e il mandarino. Nel 60, sul set de "Gli spostati", conosce Arthur Miller, che accompagna la Monroe. Due anni dopo Inge sposa il drammaturgo. Miller e la Monroe sono solo 2 dei bellissimi ritratti in mostra, dalla socialite Gloria Vanderbilt alla scrittrice Anais Nin, da Louise Bourgeois a Alberto Giacometti. Un'altra sezione, sempre in bianco e nero, è dedicata ai suoi viaggi, dall'Irlanda all'America, dall'Iran alla Cina, e una a Venezia dove era tornata nel 1955 ad accompagnare la scrittrice Mary McCarthy.       

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Inge Morath, Autoritratto, Gerusalemme, 1958
Marylin Monroe sul set di "Misfits", Nevada, 1960
Un lama a Times Square, New York, 1957
Audrey Hepburn, Durango, Messico, 1958
Venezia, 1955
Venezia, 1955

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