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Tintswalo African Colors: la mostra di Didier Guillon

Dall'11 al 18 ottobre Fondation Valmont presenta a Milano alla Casa degli Artisti una nuova mostra di arte contemporanea con le opere di Didier Guillon. Le serigrafie, gli artworks e gli oggetti di design ruotano intorno alla mascotte Ivo il gorilla, l'animale iconico dell'artista. Abbiamo incontrato Didier per un'intervista esclusiva a proposito della fascinazione per l'Africa e di un nuovo modo di vivere l'arte

Tintswalo African Colors di Didier Guillon
Tintswalo African Colors di Didier Guillon
Un ritratto della famiglia Guillon
Intervista a Didier Guillon

Dopo Berlino e Monaco di Baviera, Ivo il gorilla, arriva a Milano ad ottobre 2021. Didier Guillon, Presidente e Direttore Artistico del Gruppo Valmont, ha avuto il suo primo incontro con questo gorilla dello Zoo di Berlino, nel 2017 quando la figlia più giovane Valentine, rattristata, chiese al padre di aprire la gabbia e lasciare che l'animale scappasse. L'immaginazione dell'artista lo porta a realizzare una serie di opere in cui l'animale è al centro, corre libero tra le tele e si tuffa nei colori di nuovi mondi. La mostra, ospitata alla Casa degli Artisti di Milano, s'intitola Tintswalo African Colors a seguito di un viaggio della famiglia Guillon in Sudafrica nel 2019. Guillon viene folgorato dalla ricchezza e dall'intensità dei colori dell'Africa. Una paese ricco di tradizione nella tessitura di trame patchwork, ricami, grafiche nel segno delle nuance più brillanti, ipnotizza l'artista che pensa così di "vestire" il suo animale feticcio. La delicata imponenza del gorilla diviene espressione di arte cubista, e prende vita in versione collage, con artworks industriali in metallo à la Calder, o come oggetti di design in cartone riciclabile per sedute e sculture in 3D. Fino a ripetersi come decoro sui tappeti in versione decalcomania o ricordando le polaroid sovraesposte di Andy Warhol.

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Tintswalo African Colors di Didier Guillon
Tintswalo African Colors di Didier Guillon
African Colors by Didier Guillon
Tintswalo African Colors di Didier Guillon
Tintswalo African Colors di Didier Guillon
Tintswalo African Colors di Didier Guillon
Tintswalo African Colors di Didier Guillon
Tintswalo African Colors di Didier Guillon
Tintswalo African Colors di Didier Guillon
Tintswalo African Colors di Didier Guillon
Tintswalo African Colors di Didier Guillon
Ci racconta la nuova avventura di Ivo, qual è il concept della mostra?

Mi piace pensare che quando incontra il popolo Tsonga, Ivo prende il nome di Tintswalo e si veste di tutti i colori africani, per un nuovo colorato episodio di "The Elegant Symmetry of the Gorilla”. Ricordo di essere andato in un piccolo mercato locale di Capetown e di aver visto, proprio insieme a mia figlia Valentine, autrice anche di una video animazione speciale creata per la mostra, una serie di tessuti e texture accattivanti. Il concetto è stato mettere in moto la fantasia e "liberare" Ivo ancora una volta verso una meta sconosciuta e al tempo stesso vicina all'origine intrinseca dell'animale stesso. La prossima tappa sarà probabilmente la Tasmania e poi chissà.

Tintswalo African Colors è il nome della mostra cosa significa?
Ho scelto di chiamare la mostra “Tintswalo” come tributo al carisma africano e alle maniere accoglienti del popolo nativo. Tintswalo è infatti una parola mutuata dal dialetto Xitsonga, parlato soprattutto in Sudafrica. Tradotto come "misericordia", esprime il sentimento intangibile di amore, gratitudine e pace che ci si dona l'un l'altro. Un dono autentico, significativo e degno. Il gorilla per me è un simbolo per le nuove generazioni e per i bambini ad essere più consapevoli di quello che succede nel mondo, al fine di inserirli all’interno del concetto di sostenibilità; questa mostra è stata realizzata con prodotti sostenibili e riciclati, con il messaggio ‘dobbiamo proteggere la natura selvaggia’, anche se ancora non finanziamo la protezione dei gorilla, ma aiutiamo i bambini a capire. Tutti i proventi di questa mostra andranno all’organizzazione ‘Make a Wish’, per aiutare i bambini e persone che hanno handicap.
Le opere vendute andranno in beneficenza?
Abbiamo pensato di realizzare una serie di candele, tazze e riproduzioni delle seregrafie che potranno essere acquistate dai visitatori. I proventi andranno, anche in questo caso, alla organizzazione benefica "Make a Wish".
In che modo è riuscito a dare una sua visione dei colori, delle texture e il vibe africano in maniera originale?

Credo di averlo fatto con umiltà. Portare questi tessuti delle donne africane qui a corredo della mostra e per potenziare l'effetto visivo delle opere, ha una valenza educativa per il visitatore. Penso in questo caso agli studenti di moda o ai giovani designer di Milano. Ripenso a ciò che aveva fatto Yves Saint Laurent a Marrakesh, ispirandosi ai colori del Marocco per le sue collezioni, mettendo radici per immergersi nei colori, i profumi e le architetture marocchine. Quello che facciamo lo facciamo avendo a cuore le nuove generazioni, e al tempo stesso proteggiamo e salvaguardiamo tradizioni culturali, che purtroppo sta sparendo a causa dei grandi colossi del fast fashion. Oggi pomeriggio riceveremo la visita di due artisti greci, che hanno portato le loro opere al MIA a Milano per presentare un progetto cross-culturale molto innovativo, dove gli abiti storici servono come sfondo per realizzare scatti unici. In ogni isola greca c’è un pattern specifico che viene indossato per eventi specifici o sociali differenti. Il popolo greco è da ammirare, proteggono la loro cultura e la preservano dall'oblio.

In che modo la sua è arte sostenibile? Come si lega ai principi della Fondazione Valmont e nella sua opera di mecenatismo nei confronti di altri artisti, ovvero seleziona in particolare artisti responsabili?
La sostenibilità guida le nostre scelte nella realizzazione delle opere. La natura è arte e pertanto va rispettata anche con l'arte. I materiali sono di recupero o riciclabili e anche la selezione degli artisti tiene conto di questa evoluzione dell'artista: creativo e coscenzioso.

L’artista oggi collabora con il mondo del design e nella moda: ha mai pensato di lavorare tra l’arte e il design? Abbiamo sperimentato soprattutto durante il lockdown quanto sia importante vivere in un ambiente piacevole.

Certamente ci abbiamo pensato. Quando apriremo la nuova dimora di charme del Gruppo a Barcellona, dopo Venezia, sarà facile immaginarlo all’interno di tutte le nostre résidence.  Per Venezia ci saranno bicchieri in vetro di Murano fatti esclusivamente per Valmont da Aristide Najean e sono certo che i nostri ospiti vorranno acquistarli. Sarà l’ambiente stesso ad immergerti tra larte e il design, pezzi unici presenti in ognuna delle nostre residenze, ma esclusivi per ognuno: quindi la risposta è sì, amiamo lavorare creando questo tipo di esperienza e desideriamo che il cliente possa portarsi a casa oggetti speciali, al fine di replicare, nell'intimità della propria casa, un angolo di stile con il nostro approccio curatoriale.

Come mai ha scelto Milano come città per presentare la mostra e Rinascente per le linee beauty del Gruppo Valmont?
Milano è come Parigi o Londra, una città chiave a livello globale. C’è il salone del mobile, la moda, un luogo dove c’è una concentrazione di talenti, che ha contribuito a renderla uno status symbol nel mondo. Tutti vengono a Milano per il design o per la moda, e non puoi immaginare di visitare Parigi, Londra o Madrid senza esser stato a Milano. Abbiamo deciso di collaborare con la Rinascente al fine di dare una maggiore attenzione al nostro cliente, per offrire un’esperienza diversa: per questo motivo abbiamo iniziato una partnership, purtroppo non possiamo esporre qui ogni anno, ma speriamo di farlo ogni due/ tre anni, perché Milano è sicuramente la città che abbiamo in mente per il futuro del Gruppo.
Ha mai avuto il piacere di interagire con un gorilla oltre che nel vederlo in uno zoo? 

Il prossimo anno andrò in Rwanda e porterò dietro anche un team per girare un film e saremo vicini ai veri gorilla, voglio vederli insieme a Valentine. Il prossimo anno alla biennale di Venezia, come parte della prossima mostra ci saranno infatti delle video opere, ho perfino commissionato a mia figlia il mio film, solo un video, non voglio che ci siano elementi fisici. Ed è pazzesco cosa riesca a fare una ragazza di 16 anni. Il video che ha realizzato per questa mostra andrà ad Atene al museo EMST e spero che Jeff Koons, che ha una personale proprio lì vicino, venga a vedere la mostra dove verrà propriettata l'opera di mia figlia e capisca quanto sia talentuosa. Mi piace includere Valentine nella missione della famiglia, perché lei ha capacità di trasmettere i nostri valori alle nuove generazioni, come anche mio figlio Maxence che è da poco diventato Presidente della Fondation Valmont.

Quale sarà il tema della prossima mostra di Fondation Valmont nel 2022?

Sarà un'esperienza video. Le sale di Palazzo Bonvicini a Venezia, sede della Fondation Valmont, ospiteranno proiezioni video di ogni genere. Ogni artista proietterà il suo lavoro sui muri, andrai da una stanza all’altra e vedrai immagini animate, che si potranno postare sui social network. Al momento non sono ancora pronto per sperimentare con gli NFT. La nostra missione non è speculativa, non compriamo opere d’arte, lo facciamo perché sì verranno esposti a Venezia, ma poi andranno in giro per tutto il mondo. Realizziamo mostra da Madrid fino ad Hong Kong, cerchiamo di immergere il nostro cliente in quelle che sono le quattro pilastri della nostra azienda: cosmetici, profumi, arte e adesso anche ospitalità con le nostre residenze. Siamo un brand di riferimento nel mondo della cosmesi ma questo non ci basta. Io sento sempre la necessità di creare, di intrattenere il mio pubblico donandogli un'esperienza unica e non un semplice acquisto.

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