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Andrés Reisinger: l'intervista all'artista dei Take Over

Andrés Reisinger è ora al Fuorisalone con un'installazione presso Nilufar Lancetti. L'artista, famoso per reimmaginare una Paese delle meraviglie 2.0, scandito da architetture fluffy, portali interdimensionali e tramonti sconfinati, è diventato celebre sui social e ora è pronto per sfide più grandi, quelle con il reale.

Un ritratto di Andrés Reisinger
Un ritratto di Andrés Reisinger

Una recente capsule collection con Nahmias e una nuova installazione inaugurata per il Fuorisalone e la Design Week di Milano, presso Nilufar Lancetti. Andrés Reisinger immagina scenari onirici dominati da architetture surreali che superano ogni logica costruttiva e sfidano la realtà. La sua serie di opere “Take Over” reimmagina Parigi, New York, Tokyo, Londra, Roma. Nella sua visione, una Signora Rosa si sostituisce al Bianconiglio carrolliano, lasciando tracce qua e là da individuare per raggiungere un paese delle meraviglie 2.0 rigorosamente rosa. Il successo è nato su Instagram e oggi il suo account conta mezzo milione di followers ed è in continua crescita. Due delle opere di Reisinger sono diventate reali, la prima al Fuorisalone di Milano nel 2023, grazie alla collaborazione con MOOOI, che ha trasformato in oggetto tangibile la sua Hortensia Chair. E la seconda, ”Take Over Jeddah” è stata concretizzata nella città saudita in occasione della mostra “Matters through Matter”. 

L’OFFICIEL HOMMES Italia: Come ti sei avvicinato al mondo dell’arte e del design? E all’arte digitale?
Andrés Reisinger: Fin da bambino ho sempre sognato di creare interi universi che rispecchiassero la mia immaginazione e negli strumenti digitali ho scoperto il mezzo per liberare il mio potere creativo. 

LOHI: Sei di origine argentina, il patrimonio culturale del tuo Paese ha influenzato l’estetica del tuo lavoro?
AR: L’Argentina ha un patrimonio culturale ricco e vibrante che mi ha trasmesso una profonda curiosità e un apprezzamento per la diversità. Il senso di comunità vissuto dalla sua gente alimenta il mio persistente bisogno di condividere il mio viaggio artistico, in particolare attraverso i media digitali e social, che è un aspetto determinante della mia pratica. Anche il paesaggio naturale del Paese è un’ispirazione fondamentale.

Andrés Reisinger, Nilufar Lancetti, Fuorisalone 2024

LOHI: Perché hai scelto il linguaggio architettonico e il colore rosa?
AR: La scelta del rosa trascende la mera estetica, mi conduce in un viaggio filosofico nelle profondità dell’esperienza umana e incarna sentimenti di comfort e sicurezza, rievocando i nostri ricordi primordiali del grembo materno. Questo innato senso di accoglimento è quello che il rosa infonde a spazi e oggetti. È anche il colore interno comune di tutti i corpi umani e nelle mie creazioni sottolinea un’esperienza umana condivisa, promuovendo unità e appartenenza, nonostante le differenze. 

LOHI: Come definisci i tuoi lavori?
AR: La bellezza dell’espressione artistica risiede nella sua fluidità e nella capacità di trascendere i confini tradizionali. Per me, abbracciare l’inclassificabile è una decisione consapevole di navigare nei diversi paesaggi della creatività senza essere confinati in categorie predeterminate, favorendo un’espressione dinamica ed in evoluzione. Questo approccio permette di esplorare. 

LOHI: C’è un’opera che per te ha un significato particolare?
AR: Ogni opera occupa un posto speciale nella mia memoria. È più di una raccolta di pezzi isolati, è una progressione continua.

LOHI: Il rapporto tra il tangibile e l’intangibile è conflittuale? 
AR: Al centro del mio lavoro c’è la convergenza del tangibile e digitale e il desiderio di sbloccare le milioni di possibilità di trasformazione per il nostro presente e futuro. La loro sintesi non solo può arricchire le nostre esperienze, ma gettare le basi per uno scenario in cui la tecnologia, riconosciuta come strumento umano, può migliorare le nostre connessioni.

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LOHI: Hai collaborato con brand noti come Dior. Com’è stato lavorare con un brand di moda?
AR:  È stato stimolante perché da Dior hanno l’intuizione e le competenze giuste e contribuiscono in modo significativo all’esplorazione di intersezioni innovative e tecnologiche. 

LOHI: Hai preso parte con Kelly Wearstler al BOF VOICES 2023. Cosa ha significato e quali sono le sfide che ti aspettano come artista?
AR: Kelly è un’amica e una persona che ammiro profondamente per il suo incredibile acume creativo. Avere la possibilità di condividere un palco con lei è stato un onore. Piattaforme come BOF VOICES sono fondamentali per attirare l’attenzione su temi specifici del settore. Diventano un hub per conversazioni creative, un luogo in cui le idee fluiscono, le collaborazioni nascono e la consapevolezza cresce. Sono questi spazi che modellano davvero il modo in cui parliamo e ci avviciniamo alla creatività e apprezziamo il valore del pensiero e della creazione contemporanei. La sfida nell’arte digitale sta nella sua comprensione e contemplazione.

LOHI:  Perché hai intitolato il tuo libro “Unclassifying Book”? 
AR: “Unclassifying Book” non è solo un libro; è un viaggio in alcuni degli anni cruciali della mia carriera. Questo progetto ha un significato immenso per me, motivo per cui l’ho trasformato in un’opera d’arte da collezione. Ciò che lo rende ancora più speciale è il team con cui ho collaborato, tra tutti Florencio Noceti. 

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