Per donne vincenti
È facile rimanere affascinati sportivamente da Diana Luna, che non è soltanto la più titolata giocatrice italiana, ma anche uno degli swing più nobili del golf femminile. Seguirla sullo Chateaux Course del Golf du Médoc durante il Lacoste Ladies Open de France, osservandone a pochi passi scelte di gioco e routine, lascia senza parole. Così come l’intervista a seguire, che ha confermato ciò che ci si può immaginare, ovvero come non esista una transizione netta fra la campionessa e la donna. La stessa grazia determinata del gioco, Diana riesce a comunicarla vis-à-vis, anche se confessa di perdere più spesso la pazienza fuori dal campo. Approccia le parole con tatto e sa imbucare. Si parla di Francesco Molinari, che lei giudica un giocatore straordinario e un ragazzo eccezionale, che di lì a poco avrebbe guidato il Team Europe al trionfo in Ryder, e vinto la Race To Dubai, in un’annata da leggenda.
Un momento di accigliato approfondimento arriva quando si immagina il futuro delle giocatrici italiane: «Ci sono tante ragazze di talento fra le nostre giovani che meriterebbero un seguito ben maggiore. Guardando al world ranking vediamo che è dominato dalle asiatiche, ma la ragione non è casuale: in Corea del Sud, per esempio, lo sport più seguito a livello mediatico è proprio il golf femminile. E vedo in questo più la causa dei successi, che non la conseguenza». La difficoltà che trovano le nostre ragazze si inserisce nella crisi più generale del LET, fra carenza di tornei e di sponsor, che lo collocano a leghe di distanza dal LPGA statunitense. L’Open di Francia è infatti una delle poche gemme in mezzo alla steppa, con partner del livello di Lacoste e Richard Mille. E per una proette romana, che vive a Le Cannet, mamma di due bambine (Elena e Flavia) e sempre in tour, ogni istante è un bene prezioso. Se il tempo emotivo si contrae e dilata con le sensazioni, quello delle prestazioni lo misura con Richard Mille, marchio di suprema qualità manifatturiera di cui è partner dal 2014. Diana è stata la prima atleta a legare il proprio nome al brand, massima espressione mondiale dell’orologeria applicata allo sport: «Ci siamo piaciuti subito ed è avvenuto tutto naturalmente. Amo indossare ciò che mi somiglia e trovo il mio Richard Mille fantastico per leggerezza, ergonomia e raffinatezza hi-tech». E al di là della distinzione formale, anche quanto a movimento, Richard Mille avvicina la perfezione di Diana Luna, grazie al calibro meccanico a carica automatica RM 007, il cui ritmo immutabile è visibile attraverso il fondello.