Villa Sant’Andrea, brindisi a Taormina
Nella baia di Mazzarò, Villa Sant’Andrea, parte del gruppo Belmond, mantiene il fascino della dimora privata. E organizza esperienze alla scoperta dell'Etna e dei suoi vini.
La baia di Mazzarò, a metà Ottocento, incantò l’ingegnere inglese Robert Trewhella, che era in Italia per sviluppare le infrastrutture del Paese, tra cui la costruzione della ferrovia Circumetnea; se ne innamorò e decise che lì avrebbe voluto avere la sua residenza estiva, attorniata da un rigoglioso giardino subtropicale, a un passo dal mare e con alle spalle l’incanto di Taormina.
Villa Sant’Andrea, oggi parte del gruppo Belmond (che ha anche il Grand Hotel Timeo contiguo al Teatro Greco), è riuscita negli anni a mantenere il fascino della casa privata, pur ampliandosi nella baia, e abbracciando il tratto di costa dov'è l'ampia spiaggia. Dagli interni, le ampie finestre incorniciano il mare, e mantengono spazi privati, arredi d’epoca e mobili di antiquariato; e sono angoli di pace e tranquillità che dialogano con l’esterno, dove ci sono il cocktail bar e il ristorante.
Per un pasto leggero in terrazza, si provino i crudi di mare accompagnati con un bianco dell’Etna. Non è che il primo assaggio, di un percorso che porta gli ospiti – guidati da Tom Harrow, giornalista ed esperto di vino di fama internazionale – a scoprire una terra generosa e complessa, tra cene con wine pairing di vini locali, una masterclass dedicata ai vini Nerello Mascalese abbinata alla cena degustazione curata dal talentuoso chef Agostino D'Angelo e visite alle cantine dell’Etna.
Il viaggio alle pendici del vulcano inizia nella Tenuta di Fessina, dalla cui terrazza si dominano i vigneti di Carricante e di Nerello Mascalese, e si stappano bottiglie di vini pregiati, accompagnati da assaggi di piccole opere gastronomiche, come la caponatina o la ricotta fresca con sorbetto al basilico.
Alle spalle si sente il fischio di una Littorina, che appare come dal nulla sulle rotaie della Circumetnea. Il treno, solitamente conservato nel Museo Ferroviario di Bronte, del 1918 è oggi un gioiello con poltroncine rosso pompeiano, nella prima classe, e verde muschio in quella che era la seconda. Non appena il capotreno dà il via la carrozza parte e sferraglia tra vigneti e colate di lava, paesaggi incantevoli e ginestre gialle, il cui profumo con quello della macchia mediterranea entra dai finestrini.
È grazie alla Circumetnea che i vini dell’Etna, potevano esser esportati già nel XIX secolo, sviluppando l’economia dell’entroterra. Per anni, infatti, la ferrovia collegava il porto di Catania con quello di Riposto e Giarre, ed era l'unico mezzo di trasporto per numerosi comuni della fascia pedemontana etnea.
Ma un’altra sorpresa aspetta gli ospiti di Villa Sant’Andrea. Arrivati nella stazione di Randazzo, vicina a Cantina Pietradolce, una costruzione ipogea la cui architettura moderna si mimetizza nel paesaggio, seguendo un approccio alla sostenibilità, una flotta di Fiat Cinquecento aspetta. Si va via quindi strombazzando, con i tettucci aperti su paesaggio circostante, tra risate e domande: “ma come ci stavano intere famiglie in queste macchine?” verso la tappa finale.
Dopo un brindisi in cantina, dove ammirare anche opere di arte contemporanea, aspetta una tavola imbandita, in stile siciliano con piatti tipici legati al territorio, accompagnati da una selezione dei migliori vini dell'Etna. Una meraviglia per gli occhi e per il palato. E sembra una domenica in famiglia, dove cibo e il vino uniscono in poco tempo le persone.