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Wellbeing Roman style: il primo Six Senses a Roma

Il primo Six Senses in Italia e Urban Hotel del brand, unisce la monumentalità di un palazzo del XV secolo e il soft touch di Patricia Urquiola.

Terrace Suite
Terrace Suite
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Un dettaglio della lobby
L'Alchemy Bar alla Spa
Un dettaglio di una Corner Suite
I bagni romani della Spa

L’indirizzo è quello, trafficatissimo e centralissimo, di via del Corso a Roma. La facciata è dello stesso biancore abbagliante di quella dell’adiacente chiesa di San Marcello, il cui restauro è stato finanziato dal Six Senses stesso. All’interno la monumentalità di un palazzo del XV secolo con aggiunte stratificate nel tempo e un'importante ristrutturazione nel primo Novecento oltre che di Ludovico Quaroni negli anni 80,  incontra i codici distintivi di Patricia Urquiola, le sue forme stondate, la sua palette di colori, i suoi tessuti, i suoi materiali feticcio, il legno, la pietra, i contrappunti di metallo. Si ritrova l’aria familiare dei suoi hotel più belli, Il Sereno sul lago di Como, il Mandarin Oriental di Barcellona… L’idea di base? Un lusso “controllato” nelle parole dell’architetta e  designer, fatto di materiali e craftmanship di qualità eccezionali, imprescindibile dalla sostenibilità (l’albergo dovrebbe ottenere a breve la certificazione Leed Gold) e da un concetto ampio di wellbeing.

Il ristorante, all-day dining,  è open, senza separazione formale dalla lobby, un punto di aggregazione circondato di piante che si moltiplicano nel cortile. Le 96 tra stanze e suites, molte dotate di terrazze, sono ampie, luminose, perfettamente insonorizzate, con boiserie di legno cannettato, letti ultra soft in grado di azzerare ogni tensione muscolare e splendidi bagni in travertino. Proprio il travertino in varie sfumature di colore, il cocciopesto delle pareti, e la graniglia dei pavimenti della spa costituiscono un richiamo alla classicità romana reiterato da dettagli d’arredo come i comodini come colonne spezzate o le sezioni del Colosseo di Andrea Mancuso appese alle pareti. Dal rooftop, con le sue piante aromatiche  utilizzate in cucina, la vista si spinge fino all’Altare della Patria.

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L'area relax della spa
La vista della facciata della chiesa di San Marcello dal rooftop
L'area relax dei bagni romani
Le campane utilizzate per il Sound Healing
Bagni Romani

La cucina, affidata alla chef Nadia Frisina (già al St. Regis di Venezia), è stagionale e farm to table, grazie a partnership con produttori legati all’hotel da contratti di esclusiva, con un sistema di approvvigionamento che permette di escludere il passaggio dalle celle frigorifere. Perfetto inizio di giornata la colazione, con un grand cru Lavazza profumatissimo e brioches al mascarpone in grado di tentare anche gli addicts più ferrei della dieta senza zuccheri.  Punto di forza la spa, che si avvale dell’expertise in materia di un brand nato come versione più accessibile dei mitici Soneva maldiviani. Facials Biologique Recherche, massaggi piuccheperfetti e trattamenti corpo che utilizzano brand responsabili come Seed to Skin, Organic Pharmacy e Subtle Energy. Da non perdere la sessione  di Sound healing con Francesca Spallino, insegnante di kundalini yoga. Le vibrazioni indotte dall’utilizzo di campane  nepaliane, tibetane, birmane, giapponesi, di quarzo e dell’Ocean Drum sono estremamente empowering. Una bella sorpresa anche la boutique, coi suoi abiti vacanzieri fatti a Ibiza e i decanter coi cristalli per “caricare” l’acqua   

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