Hommes

Between Dance and Fashion: l'intervista a Paolo Busti

Il San Carlo di Napoli e il Teatro alla Scala di Milano, poi la Germania e Berlino dove ha ballato scoprendo la sua passione per la moda grazie alla collaborazione con Gaultier, Mugler e Philip Treacy. 

Giacca, camicia, shorts, calze e scarpe DIOR.
Giacca, camicia, shorts, calze e scarpe DIOR.

Photograhy SERGEY VASILIEV
Styling GIANLUCA COCOCCIA 

Una passione per la danza coltivata fin da bambino nella sua Battipaglia. Un amore incondizionato che lo ha portato prima al Teatro San Carlo di Napoli e al Teatro alla Scala di Milano poi in Germania,  dal Mecklenburg State Theatre di Schwerin a Berlino. In mezzo il talent show “Amici di Maria de Filippi”, nella stagione 2013/14, che gli ha regalato la popolarità, e qualche apparizione sul catwalk. «La danza è stata tutto per me e lo è ancora oggi. A volte ho dimenticato me stesso per seguire questa strada... Per me la danza ha davvero un grande merito: mi fa sentire pienamente felice. È il mio habitat naturale. La dimensione perfetta in cui tutto è bellissimo e la vita assume connotazioni magiche e uniche», racconta il 28enne Paolo Busti in questa intervista mentre si trova a Marrakech che considera una seconda casa, appena rientrato dopo una toccata e fuga a Parigi durante l’ultima fashion week. «La danza è espressione del corpo in chiave spirituale, mentre la moda è più un mood, dove sono gli abiti a definire il profilo del personaggio che devi interpretare».

L’OFFICIEL HOMMES ITALIA: Come è nata la tua passione per la danza?
PAOLO BUSTI: Mi ha semppre affascinato: quando mi sono reso conto che la mia passione poteva diventare il mio lavoro ho deciso di fare l’audizione al Teatro San Carlo di Napoli a 14 anni. Mi sono trasferito e ho iniziato a vivere in un convitto insieme ad altri ballerini. Ma sono una persona in perenne evoluzione. Quando ho capito che Napoli mi stava stretta ho deciso di andare a Milano e diplomarmi alla Scala. Dopo un periodo di crisi in cui mi sono chiesto se volevo davvero fare parte di questo mondo, mi sono confrontato con me stesso e ho capito che la mia passione per la danza era più forte delle difficoltà che mi circondavano. In quel momento ho avuto la grande opportunità di andare all’estero. L’Italia ha dei teatri straordinari ma una decina di anni fa era ancora poca aperta verso la danza in generale. In Germania mi si è aperto un mondo. Ho ballato un anno a Schwerin e poi mi sono trasferito a Berlino, al Friedrichstadt-Palast, dove sono rimasto per dieci anni fino alla fine della pandemia. In quel momento ho capito che volevo anche altro dalla vita, e ho lasciato la compagnia lavorando da freelance sia come ballerino che come modello.   

Scorri verso il basso per scoprire tutta l'intervista con Paolo Busti

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Giacca, pantaloni e harness, DSQUARED2; catena, GOLDMARLEN; underwear, FRNKOW.


LOHI: Che cosa ti ha attratto nei ruoli di influencer e di modello?
PB: Quello per la moda è stato più un amore creativo ed estetico: vedere un vestito animarsi in passerella è una esperienza incredibile. Credo che uan sfilata abbia qualcosa in comune con uno spettacolo teatrale, perchè è capace di evocare le stesse emozioni. E poi in comune questi due mondi hanno il segreto del dietro le quinte, del lavoro incredibile propedeutico alla riuscita di una performance. La danza è sicuramente un’arte, la moda è una espressione artistica dell’ingegno del singolo. La mia passione per il fashion system è nata avendo la possibilità, a Berlino, di collaborare con figure geniali come Jean-Paul Gaultier, Thierry Mugler o Philip Treacy. Di ballare on stage indossando i loro incredibili costumi.

LOHI: Quale è il tuo primo ricordo legato alla danza?
PB: Probabilmente quando ho dovuto lasciare la mia famiglia per andare a Milano alla scuola del Teatro alla Scala. In quel momento ho capito che la mia passione era più grande dei miei affetti. E ho capito il valore della danza per me. Mi sentivo addosso una grande malinconia ma sapevo che la danza sarebbe stata il mio futuro. Ripensandoci ora è una scelta che rifarei altre mille volte. 

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Puffer jacket, DSQUARED2; pendente, ALAN CROCETTI.


LOHI: E il momento della tua carriera di cui sei più fiero?
PB: La première dello spettacolo “Vivid Grand show” diretto da Philip Treacy con costumi di Stefano Canulli. I quattro mesi di preparazione e studio sono stati incredibili, li ricordo come un periodo particolarmente bello della mia vita, personale e professionale. Un momento di evoluzione per me come persona e come professionista.

LOHI: Ora vivi in Germania, che cosa ti manca dell’Italia?
PB: La famiglia e il cibo sicuramente. E forse anche la leggerezza di come le persone vivono la vita. In Germania è tutto un po’ più asettico. In Italia, diciamo, che il modo di affrontare la vita è molto più easy. 

LOHI: Prova a immaginarti tra 20 anni... Hai un sogno nel cassetto?
PB: Mi piacerebbe trasferirmi in Marocco, a Marrakech in un grande riad dove accogliere gli amici per trascorrere del tempo insieme. Sempre con la possibilità di viaggare all’estero e scoprire. Questa città mi ha portato tanta fortuna, tante emozioni. Ha delle vibrazioni speciali che me la fanno percepire come una seconda casa. 

Grooming: Marta Saez
Art director: Timo Brandt
Location: EmiLu Design Hotel

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