Hommes

Jared Leto’s Worst Kept Secrets

Dopo tre decenni di crowd surfing ai concerti rock, e trasformazioni estreme sullo schermo, l'enigmatico attore, musicista, e provocatore a tutto tondo riflette sulla nuova fase della sua vita dialogando con Finneas O’Connel, fratello di Billie Eilish.
magazine human person

Ventʼanni fa, Jared Leto è stato Harry, il protagonista del film “Requiem for a Dream” di Darren Aronofsky. Una performance molto apprezzata dalla critica, che ha catapultato lʼattore e musicista (nel 1998 ha formato il gruppo rock Thirty Seconds to Mars con il fratello Shannon) nella categoria dei leading men dopo le precedenti, piccole ma già molto notate, apparizioni in “Girl”, “Interrupted” e “Fight Club”. Per il film di Aronofsky, Leto ha trascorso diversi mesi da homeless a New York, astenendosi dal sesso e da pasti regolari per arrivare allʼaspetto emaciato del suo personaggio. Nei due decenni successivi, Jared Leto ha continuato a inseguire ruoli estremi — dal supercattivo di “Suicide Squad” al transgender di “Dallas Buyerʼs Club”. Nella musica e nella moda, ha oltrepassato i confini delle convenzioni hollywoodiane, trasformandosi in musa del massimalismo quircky di Alessandro Michele per Gucci, fino a raggiungere una nuova generazione di TikTokers. In questo shooting per L’Officiel Hommes l’attore, cantautore e musicista statunitense parla del suo rinnovato amore per lʼarrampicata su roccia e dello sballo delle esibizioni dal vivo con lʼamico di lunga data (e talvolta collaboratore) Finneas OʼConnel, più conosciuto solo come Finneas, fratello di Billie Eilish. 
 

 

- Joshua Glass

Jared Leto in SAINT LAURENT BY ANTHONY VACCARELLO Camicia

Finneas: Ho letto unʼintervista che hai rilasciato dal titolo “Mi piace esercitare il potere del no”. Vorrei parlarne perché mi ha davvero illuminato su come ho impostato la mia carriera, e su come credo l’abbia impostata Billie. Tu ci hai spinti a fare attenzione ai nostri impegni. Sei così deciso e premuroso in ogni scelta che fai, che volevo chiederti se ti viene in mente qualcosa a cui ti sei pentito di aver detto di no? 
Jared Leto: Probabilmente dovrei dire che faccio molto fatica a dire di no, per questo cerco di essere il più attento possibile a non impegnarmi su troppi progetti. Mi piace lavorare, mi piace trovare soluzioni ai problemi che sono costretto ad affrontare, quindi devo stare attento alla quantità di lavoro che mi sobbarco, perché tutto quello a cui dici sì è un no a qualcosʼaltro. Ma quando dici no, è un sì a unʼaltra opportunità. Ricordo di aver sentito Steve Jobs dire a Jony Ive che il sacrificio non è dire no a qualcosa che non ti interessa veramente, il sacrificio è dire no a qualcosa che potrebbe essere unʼesperienza preziosa. Non vivo di rimpianti ma se dovessi non rimpiangerei tanto di aver rifiutato film o opportunità, quanto di non aver passato più tempo a scalare montagne e a stare allʼaria aperta.

Immagino tu sia in una posizione dove dai consigli alle persone – come hai fatto con me – ma sono curioso di sapere di chi cerchi i consigli, sempre che cerchi quelli di qualcuno.
La cosa divertente della musica è che puoi lavorare su un album  io lavoro su un album per anni  e un giorno ti senti un dio perché sei stato folgorato da un’illuminazione, e poi tre settimane dopo lo odi. Mi capita spesso di sentirmi sballottato tra insoddisfazione, sorpresa ed eccitazione, e penso a cosa c’è di bello nell’arrampicarsi per me: la vita all’aria aperta, la semplicità, l’istinto basico che ti spinge a vivere completamente il momento. Ci sono molte persone a cui mi rivolgo per un consiglio. Quando faccio musica, può essere qualcuno come te. A proposito, ho finito una delle demo su cui abbiamo lavorato insieme, dovrei mandartela. È molto strana e molto dark, come piace a me e credo anche a te. Il bello di fare film è che hai il regista, gli sceneggiatori, i montatori e gli altri attori con cui lavorare. Ero al telefono lʼaltro giorno a completare la registrazione di “Morbius”, e mi sono fermato a fare ai tecnici una domanda specifica sul suono. Credo di essere ossessionato dallʼapprendimento; sono iper curioso e voglio imparare sempre.

Sei nelle condizioni di chiedere consigli a degli esperti nel loro campo. Per me, non c’è insegnante migliore di una persona appassionata della propria materia. Recentemente ho incontrato Steve Bellamy, che dirige Kodak, e gli ho fatto una domanda sulla lunghezza delle bobine. Se fossi andato a scuola di cinema sarebbe occorsa una noiosa lezione di sei settimane, così mi è sembrato di aver assorbito tutto quello che c'era da sapere in 10 minuti. 
Credo di essere anche veloce ad imparare dai miei amici. Posso essere bravo in alcune cose, ma sono terribile in molte altre. Mi piace imparare dai miei amici... come passano il loro tempo libero; come sono i loro amici e le loro famiglie. Su questo ho molto da imparare perché sono stato così focalizzato sui miei obiettivi di carriera e sulle mie ambizioni per così tanti anni. Ora sto finalmente dando spazio ad altre cose nella mia vita.

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Jared Leto in SAINT LAURENT BY ANTHONY VACCARELLO Giacca, camicia, pantaloni e shoes


Sei stato molto gentile con me e Billie, molto prima che qualcun altro si accorgesse di noi. Quando ci siamo incontrati, avevamo molto bisogno di consigli da parte di qualcuno del settore. Ricordo che ci hai detto che quando hai iniziato a fare musica, nessuno voleva ingaggiare la tua band. Ho pensato che fosse assurdo, perché la tua musica ha avuto un ruolo così importante nella mia adolescenza… 
Parte del problema potremmo essere stati noi. Ci siamo rifiutati di suonare a Los Angeles. Credo che il posto più vicino in cui abbiamo suonato sia stato Santa Barbara. È stato complicato, e lo è stato per molto tempo anche dopo che ci hanno messo sotto contratto. Non abbiamo avuto successo per circa sette o otto anni, e abbiamo svoltato solo nel corso del 2006 con “The Kill”. E anche allora — ho raccontato questa storia così tante volte — a un certo punto le radio si sono rifiutate di suonare i nostri dischi. MTV ha detto che non avrebbero mai, mai e poi mai, avuto a che fare con Thirty Seconds to Mars! Da allora abbiamo vinto due dozzine di MTV awards e abbiamo suonato a una dozzina di diversi MTV awards in tutto il mondo. Siamo diventati ottimi partner, ma siamo passati da una nomea negativa ad avere più successo di quanto avremmo mai immaginato. Quando si comincia, si guarda sempre avanti. A spingermi a continuare allora erano la paura e il senso del fallimento, ma ora guardando indietro, il motore principale è stata la gratitudine. E se guardo davanti a me, il sentimento predominante è lo stesso.

Hai diretto molti tuoi video usando uno pseudonimo. È una cosa che la tua band e mia sorella avete in comune: la componente visiva è così forte da rendere la musica ancora più coinvolgente. Ho sentito per anni che non guardi i tuoi film e neppure i tuoi trailer, quindi mi chiedevo se dirigere un video musicale costituisca per te una sfida, visto che lì devi guardare la tua performance. 
Stranamente, non mi dà affatto fastidio. Ad eccezione di “Rescue Me”, diretto da Mark Romanek, ho diretto tutti i video dei Thirty Seconds to Mars con lo pseudonimo di Bartholomew Cubbins. È uno dei miei segreti peggio nascosti, ma è stato divertente perché ho avuto lʼopportunità di lavorare davvero senza troppe pressioni. Quando pubblico un album passo altrettanto tempo sui video musicali e sulle componenti visive, quanto sulle canzoni stesse. Forse perché sono sempre stato ispirato da band incredibili come i Pink Floyd, o forse perché ho abbandonato la scuola dʼarte. Ho sempre voluto fare il pittore. 

Jared Leto in SAINT LAURENT BY ANTHONY VACCARELLO Giacca, camicia e pantaloni
Jared Leto in Jacket Vintage, JOHN HARDY Anello


Durante lʼestate scorsa vi siete esibiti in un numero spaventoso di spettacoli in un periodo di tempo super limitato in tutta Europa. Hai praticamente suonato ogni giorno per circa sette settimane? 
Storicamente abbiamo sempre suonato molto. Chiamavamo il nostro agente e ci lamentavamo se avevamo un giorno libero, quindi era comune per noi fare spettacoli per 21 giorni di fila, 18 giorni di fila e poi 14 giorni di fila. Se avevamo un giorno libero nel mezzo, ci dicevamo: “Che accidenti possiamo fare? Un altro spettacolo?” Non saremmo dove siamo se non ci fossimo impegnati in quel modo. È buffo, all’inizio della storia della band ero a Cannes, “Requiem for Dream” stava per debuttare al festival del cinema, e - come sai - di solito non guardo i miei film. Darren Aronofsky mi ha trascinato alla premiere e mi ha detto: “Devi guardare il film, devi far parte di questa esperienza, salire sui gradini della Croisette”, e io lʼho fatto. Ho guardato il film. Ero seduto accanto a Hubert Selby Jr (l’autore del libro da cui è stato tratto il film, ndr). Quando si sono accese le luci, lui ed io ci siamo guardati in lacrime. Tutta la sala era in piedi per una standing ovation. Più tardi quella stessa sera siamo andati a casa di Elton John — se la si può chiamare casa, è più simile a un palazzo — con il cast. Durante la serata parlando con Elton gli ho detto che facevo musica da sempre. Mi disse: “Andate in tour, e continuate ad andarci. E quando non ne potete più della tournée, non vi fermate e fate ancora altre date”. È stato proprio Elton ad incoraggiarmi a fare tanti spettacoli dal vivo, perché ha parlato di quanto questo abbia cambiato la sua vita. Gli sono davvero grato perché aveva assolutamente ragione.

Con queste parole mi hai fatto venire in mente quello che è stato il ruolo della psychedelia nella mia vita.
Come “Tiny dancer” (una canzone cult scritta da Elton John nel 1971, ndr).

Ma la sensazione più bella è quella di essere sul palco, non credo che ci sia nulla che possa competere con la sensazione di potenza che provi quando ti esibisci davanti a un pubblico che canta le tue canzoni. Provi anche tu la stessa sensazione di beatitudine ed euforia o sei iperconcentrato sul mettere in scena la performance migliore? 
Sì, è la sensazione più straordinaria, e hai ragione, non cʼè una droga al mondo che possa competere con fare una corsa allo Yosemite Park o stare sul palco a Parigi o a Londra. Quando mi esibisco, lavoro sempre. Mi chiedo, ad esempio, perché il pubblico a sinistra non sia così entusiasta. Oppure noto un ragazzino in particolare nella folla e penso che gli farò passare la migliore serata di tutta la sua vita. Lavoro sempre, ma cerco anche di arrivare al punto dove posso lasciarmi andare e vivere davvero lo spettacolo. Quei momenti sono gloriosi.

 

Jared Leto in FEAR OF GOD x ERMENEGILDO ZEGNA Blazer e pantaloni, X KARLA Camicia, G.H. BASS & CO Shoes
Jared Leton in SAINT LAURENT BY ANTHONY VACCARELLO Camicia

Ho esattamente la tua stessa impressione, se le luci si spengono per un paio di millisecondi, me ne accorgo immediatamente. Se c’è un ragazzino che fa a botte sul lato destro dell’arena con qualcun altro, me ne accorgo. Il tutto mentre sto ancora suonando il mio basso e canto la canzone. È davvero incredibile quanto si possa essere attenti sul palco?
Sì, il tuo cervello può pensare contemporaneamente a tante cose diverse, soprattutto quando sei in quello stato di fight or flight, combatti o fuggi. Ma c’è anche la felicità che provo sul palco quando sono insieme a mio fratello e davanti a 40mila persone: mi sento completamente rilassato, a mio agio e tranquillo. Cosa pensi succederà in futuro con i tour? Quando guardo le mie fotografie di prima, mentre sto in piedi sopra alla folla o sto correndo al Rock Am Ring (Festival) tra una folla di 100mila persone, mi chiedo: “Succederà di nuovo?”

Penso che succederà di nuovo. Quando, non lo so. Ma succederà. Billie ed io abbiamo genitori sessantenni, e mia madre ha l’asma, quindi personalmente sono stato molto attento. Penso però che la maggior parte della gente non ne possa più della pandemia in corso. Quindi penso che appena si dirà al pubblico che è sicuro anche solo al 50% andare al Festival di Coachella, lo farà. La gente ha bisogno di esperienze piacevoli molto di più della sicurezza al 100%.
Cʼè una fotografia che qualcuno mi ha mandato che mi ritrae sul palco con forse mille mani che si allungano per toccare la mia. Anche dopo aver scoperto il vaccino, penso che continueremo a dire: “Posso avere una salviettina disinfettante?” o qualcosa del genere. Non lo so. Ma penso che tu abbia ragione, la gente è pronta a tornare a uscire, a incontrarsi e a celebrare la vita e tutte le sue possibilità e a divertirsi. Io so di esserlo.

Jared Leto in Sweatshirt vintage, GUCCI Jeans
Jared Leton in SAINT LAURENT BY ANTHONY VACCARELLO Camicia

Icon Jared Leto
Photography Cameron Mccool
Styling Karla Welch
Hair Marcus Francis
Grooming Jamie Taylor using Augustinus Bader @ The Wall Group
Video Director Gilbert Trejo
Direttore della fotografia Amina Zadeh
Editor Alex Cherry
Visual Director Miriam Herzfeld
Produzione Creative Blood
Direttore della post produzione Patrick Kinsella
Music Mrs Piss

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