La boutique siciliana del gusto
La storia dei Monzù è antica, regale e sontuosa.
Sono i primi giorni di primavera del 1768, quando Ferdinando IV di Borbone sposa Maria Carolina d’Austria, raffinata amante della cultura e del bello.
Il matrimonio è tra i più sontuosi mai visti: le cucine della corte borbonica fervono di preparativi, brulicano di odori, materie prime preziose e contaminazioni innovative. A dirigere questo brusio creativo, i due cucinieri più importanti di Versailles, inviati nelle Due Sicilie da Maria Antonietta, Regina di Francia: è l’incontro di due culture, il sodalizio tra il gusto francese e la forza arabo-normanna e spagnola che dominava il Regno delle Due Sicilie.
I Monsieur, architetti sperimentatori di nuovi gusti fusion ante litteram, spopolano nelle cucine di corte, ma la servitù non riesce a pronunciare quel termine complicato e straniero che presto, lectio facilior, diventa “Monzù”: i cuochi della famiglia reale, in breve tempo, sono essi stessi l’emblema dell’aristocrazia e le nuove figure di spicco dei palazzi più nobili, tanto che - si diceva - non poteva esistere un palazzo senza il suo Principe ed il suo Monzù.
La forza delle famiglie siciliane, ispirate e sorrette da figure femminili spesso semplici, ma sempre in grado di mantenere saldi ed uniti gli affetti, si vede chiaramente in tavola: la terra conquistata da tanti popoli e che ha catturato i suoi conquistatori con un patrimonio ineguagliabile, riunisce gli animi familiari attorno ad una tavola imbandita, che esplode di colori e sapori.
Oggi, a Piazza Minerva, in Ortigia, la tradizione dei Monzù continua a vivere in una boutique del cibo che profuma di storia ed innovazione: qui la mise en place è uno degli aspetti più importanti dell’ospitalità e si fonde con la cultura delle boulangerie più raffinate.
«Quando ero bambino - racconta Andrea Perra, fondatore ed ideatore del concept di Monzù Sicily - a casa di mia nonna, la governante posizionava le posate ed i piatti sul tovagliato di lino utilizzando il metro di legno ed io, a mo’ di gioco, imparai ad apparecchiare con lei la mia prima tavola. Sono ricordi che tutt’oggi vivono, anche grazie a Monzù».
Tovagliato di lino, bicchieri che ricordano i cristalli di Saint-Louis, l’acqua aromatizzata con foglie di menta o scorza di limone siracusano: non sono nostalgiche rievocazioni del passato, ma un perpetuare un modo di vivere che non è sinonimo di lusso, ma di trattarsi bene. È proprio con questa filosofia che la cucina siciliana si raffina nel Settecento attraverso l’esperienza dei Monzù, ma sempre mantenendo il proprio carattere e la propria personalità.
Così, i prodotti della boutique siciliana del gusto rivivono secondo le ricette di trecento anni fa, con gli stessi sapori che le materie prime di eccellenza sprigionavano allora e sprigionano oggi tramite lavorazioni sapienti e rispettose dei processi naturali di conservazione: nella filosofia dei Monzù è il tempo stesso a conservare i prodotti, talvolta aiutato dall’olio DOP o dal sale di Mozia.
Tutto ciò che Monzù Sicily ricrea e produce lo fa «per voto e per amore», l’amore per la famiglia, quella siciliana aristocratica, l’amore per un passato fatto di ricordi, di profumi e di sensazioni che trascinano indietro nel tempo e che si vogliono trasmettere a quanta più gente possibile. Con un pizzico di scaramanzia, l’iconografia scelta evoca i poteri benefici che erano attribuiti al corallo già nel XVIII secolo ed assume il mulo a simbolo della caparbietà, della perseveranza, dei viaggi nelle terre assolate e brulle del Grand Tour.
Impressionati dalla storia e dalle storie raccontate, grandi brand della cosmesi francese hanno già scelto di affidare a Monzù Sicily i cadeaux natalizi che andranno ai clienti più affezionati, i quali riceveranno un angolo di Sicilia antica e moderna, viva all’estero grazie alla cultura, ai sapori e alla classe dei Maestri Monzù.