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"Pericolosamente vicini", un documentario racconta il rapporto tra uomo e orso in Trentino

Per tutti quelli che hanno seguito col fiato sospeso la storia dell'orsa JJ4, per tutti gli indignati dalla recente eliminazione di KJ1, la pellicola di Andreas Pilcher dà spazio a vari punti di vista sull'argomento, dagli animalisti ai residenti spaventati, dagli allevatori alle guardie forestali. Al cinema dal 26 al 28 agosto. 

La locandina di "Pericolosamente vicini"
La locandina di "Pericolosamente vicini"

Un documentario da vedere, per tutti quelli che hanno seguito con partecipazione la vicenda di JJ4, tanto più alla luce della recente uccisione, a fine luglio, dell’orsa KJ1 col metodo ormai collaudato del leghista Maurizio Fugatti, presidente della provincia di Trento:  decreti emessi nella notte seguiti da abbattimento immediato nonostante il Tar avesse già bloccato due ordinanze di uccisione, come denuncia la LAV. La pellicola di Andreas Pilcher racconta il rapporto conflittuale tra residenti e allevatori del Trentino, che vogliono eliminare gli orsi, e gli animalisti che ne difendono il diritto a vivere secondo natura, a partire dal tragico ritrovamento, durante la Pasqua del 2023, del cadavere di Andrea Papi, ucciso da un orso (che poi l’analisi del DNA ha confermato essere JJ4, autrice anni prima di un’aggressione a 2 escursionisti, sempre perché era coi cuccioli) durante un'escursione in Val di Sole, la prima morte causata da un animale selvatico in Europa Centrale in anni recenti, e che per questo ha avuto una grande risonanza mediatica, anche a livello  europeo. La presenza degli orsi in tale prossimità all'uomo è dovuta a un processo di rewilding per cui nel 1999 dieci esemplari prelevati in Slovenia  sono stati rilasciati in Trentino, riproducendosi a una velocità evidentemente andata oltre le previsioni di chi l'aveva pianificato.  Se tutti ricordiamo da “Revenant” con DiCaprio la pericolosità dell’orso per l’uomo, sappiamo anche che sono animali intelligentissimi, solitari e non aggressivi nei nostri confronti, a meno che non temano (com’è successo in tutti i casi avvenuti in Trentino) per l’incolumità dei cuccioli. Il regista dà voce allo strazio dei genitori di Papi, alle manifestazioni degli animalisti, alla paura dei residenti e degli allevatori decisi a farsi giustizia da soli (e infatti oltre una decina di orsi sono morti/scomparsi in modo sospetto negli ultimi anni), alle guardie forestali.  Emerge chiara la denuncia di una mancata prevenzione: non si insegna agli escursionisti come comportarsi, in oltre 20 anni dalle prime richieste non sono mai neppure stati sostituiti con bidoni inaccessibili agli orsi i bidoni della spazzatura che inevitabilmente li attraggono verso i centri abitati, manca una cultura della convivenza, del rispetto e anche del chiedersi: il bosco, la foresta, appartengono a chi? Nel comprendere le ragioni di tutti, meno che di un vertice politico inadeguato, si esce dalla proiezione totalmente affascinati dalla bellezza degli orsi ripresi in libertà e pervasi dalla tristezza per chi, come l’orsa Jurka, la mamma di JJ4, è stata confinata in un recinto in un bosco in Romania. Le immagini del tenace divellere giorno dopo giorno da parte dell’orsa paletti e fili di recinzione dà da pensare: possibile che questa sia l’unica alternativa all’abbattimento per un animale la cui dimensione spaziale naturale, come dice il cacciatore che in Baviera ha dovuto abbattere l’orso Bruno, fratello di JJ4, perché spaventava le persone, “è il continente”?

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Un frame del documentario
La guardia forestale Matteo Zenni in un frame del documentario
Un frame del documentario
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