Come fa Emily Ratajkowski a cambiare pelle (insieme a suo figlio)

Chi è oggi Emily Ratajkowski? Una ragazza di 33 anni, li compie il 7 giugno, madre single del biondissimo treenne Sylvester Apollo, figlio avuto dal produttore cinematografico Sebastian Bear-McClard (Uncut Gems dei fratelli Safdie, 2019), in totale ricostruzione della propria immagine di modella e attrice, la ricordiamo in Gone Girl di David Fincher (2014) e I Feel Pretty di Abby Kohn e Marc Silverstein (2018), imprenditrice e attivista ad alto tasso di sexitudine. Mica facile. 

Cresciuta a Encinitas, in California, ma nata a Londra, Ratajkowski vive al momento dentro a una lunga fase di rigenerazione identitaria in perenne equilibrio tra la mercificazione del suo aspetto fisico e l’affermazione del suo cervello. Sinuosa e morbida nelle forme, ammiccante e lolita, la modella diventata famosa nel 2013 per aver preso parte nel video di Blurred Lines di Robin Thicke, featuring Pharrell, da cui poi ha preso le distanze e dichiarato di essere stata molestata durante le riprese, non ha mai smesso di utilizzare la sua immagine in chiave ambigua ed esplicita. Un curioso ossimoro. Con oltre 29 milioni di follower su Instagram Emily Ratajkowski continua a dispensare azzardi estetici al limite della censura e, per questo, fa incetta di plauso e seguito da parte di numerosi voyeur e accoliti.

La strategia è arguta: dalla separazione dal marito Bear-McClard EmRata ha dato il via a un trend ultra virale dell’anello del divorzio. Ottenuto con la creazione di due nuovi anelli originati dal gioiello sigillo dell’amore eterno, Emily Ratajkowski con l’anello di fidanzamento diventato del divorzio prova a cambiare la percezione marmorea che l’opinione pubblica nel tempo si è fatto di lei. Seduttrice e ammiccante suo malgrado. Non ultime le foto per pubblicizzare i nuovi modelli di bikini di Inamorata, il suo brand di swimwear striminzito in cui passeggia per le strade di NY in due pezzi e sneaker Vans. Citazione questa di una precedente e recente campagna di intimo #GoodMorning girata DKNY. C’è da crederle? 

Emily Ratajkowski è una modella. Emily Ratajkowski, la cui altezza sfiora il metro e settanta, sfila orgogliosa per i più grandi brand del mondo quanto le altre top dalla silhouette vistosamente più allungata. Prima di lei, a spezzare l'incantesimo del paradigma della pertica negli anni novanta una certa Kate Moss, creatura corredata da Madre Natura degli stessi centimetri di EmRata. Marc Jacobs nel 2015 è stato il primo a volerla in passerella, a cui sono seguite quelle di MIU MIU nel 2023, Versace e Tory Burch. Emily Ratajkowski è riuscita dunque ad aggiudicarsi lo scettro e il testimone della battaglia contro i clichè di bellezza oltre ogni pregiudizio e ogni filtro d’opinione sentenziato del severissimo e giudicante fashion gotha. Applausi. 

Quando nel 2020 pubblica sul New York Magazine un lungo saggio dal titolo "Buying Myself Back” con cui svela retroscena vissuti agghiaccianti della vita di modella in balia di uomini e personaggi ambigui, ha raccolto oltre un milione di visualizzazioni in ventiquattr’ore rendendo lo scritto il pezzo più letto dell'anno della rivista. Ma ha anche capito quanto il potere della parola potesse giocare in suo favore. My Body (2021, Metropolitan Books) è infatti il libro scritto sull’onda del consenso ricevuto dopo quell’articolo uscito l’anno precedente: un ragionamento sull’essere al contempo una donna e una merce. Proprio perché l'atto di scrivere è un altro esercizio di esposizione personale, Ratajkowski riflette su quanto potere si può ottenere mercificando il proprio corpo descrivendo in dettaglio le sue esperienze dall'adolescenza dei vent’anni per puntare il dito all’economia dell’immagine e sulla dinamica tra il potere e l'impotenza della sua posizione di modella di successo. Uno sfogo, un grido di aiuto, forse un’ammissione. Nel 2022 prende poi vita The High Low with EmRata, il podcast prodotto da Sony Music al ritmo di due puntate a settimana + una terza per gli abbonati dove politica, filosofia, femminismo, sesso, TikTok e relazioni sono al centro delle conversazioni con ospiti nel format dell’intervista. Chiuso nel 2023, ricordiamo l’episodio nodale “Si può essere femministe e al contempo favorevoli alla chirurgia plastica?’: la risposta? Assolutamente sì. Chiamiamolo pure femminismo alter-moderno. 

Non possiamo fingere di non vedere quanto la sua influenza sposti le masse dal punto di vista estetico. Ogni look sfoggiato in strada, a spasso con il cane o il passeggino, ha trascinato e travolto le vendite di capi di abbigliamento e accessori alla stregua dei contenuti in cui di sé non lascia quasi nulla all’immaginazione. Dalla maglietta dell’Inter indossata da Emily Ratajkowski per una manciata di secondi nel video di Travis Scott  I know? (2024) che ha contribuito ad accendere il fenomeno Bloke Core, la tendenza a indossare la maglia da calcio fuori dal campo, a quella nera con il ritratto di Stormy Daniels, l’ex-porno star al centro delle cronache per i pagamenti in nero ricevuti da Donald Trump in cambio del silenzio su un rapporto sessuale avuto con lui prima della campagna elettorale del 2016, EmRata non sbaglia mai un colpo. Per i curiosi: la T-shirt dell’Inter appare velocemente nei fotogrammi del videoclip sopracitato al minuto 1:38 e 1:50. Buona visione.