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I discorsi da Oscar che hanno fatto la storia

A rimanere impresse, oltre ai film, gli abiti e le statuette, sono le parole degli attori che riecheggiano anche a distanza di anni
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A passare alla storia degli Oscar non sono solo i film, i premi, i look epocali. Sono soprattutto le parole degli attori che, una volta ricevuta la tanto desiderata statuetta, si lasciano andare a ringraziamenti, riflessioni e, più spesso di quanto si pensi, provocazioni. Da Marlon Brando agli Oscar del 1973 alla mitica Frances McDormand nel 2018, i discorsi degli Oscar che hanno fatto la storia del cinema.
 

Discorsi da Oscar: Marlon Brando, 1973
 

Candidato agli Oscar ben otto volte, Marlon Brando rifiutò la sua seconda statuetta come miglior attore protagonista nel suo ruolo ne Il Padrino di Francis Ford Coppola. Il 27 marzo del 1973, infatti, a ritirare il premio non ci pensò l'attore, ma Sacheen Littlefeather, giovanissima nativa americana che pronunciò un discorso di cui ancora oggi si parla. 

«Marlon Brando mi ha chiesto di dirvi, in un discorso che non posso condividere con voi adesso per mancanza di tempo ma che sarò felice di condividere con la stampa in seguito, che molto a malincuore non intende accettare questo premio molto generoso, e la ragione di questo è il maltrattamento degli indiani d’America nell’industria cinematografica, in televisione e anche nel caso dei recenti avvenimenti a Wounded Knee. A questo punto vi prego di perdonare la mia intrusione e che i nostri cuori e la nostra comprensione possano incontrarsi in futuro con amore e generosità».
 

Discorsi da Oscar: Roberto Benigni, 1999
 

Un momento storico quello in cui Sophia Loren consegnò l'Oscar per il miglior film straniero a Roberto Benigni per La vita è bella. «And the Oscar goes to… Roberto!» così un'emozionatissima Loren chiamava a gran voce l'attore e regista che, in preda a una gioia incontenibile, salì sulle poltrone del teatro per poi arrivare, saltellando, sul palco. «Grazie Sophia! Lascio qui l’Oscar, ma voglio te! Questo è un momento di gioia e io vorrei baciarvi tutti», per poi rigranziare i suoi genitori, coloro che gli hanno dato la povertà, il regalo più importante della sua vita. E poi, la citazione dantesca con l'amore che muove il Sole e le altre stelle. «È sempre una questione d’amore. Io sono qui perché tanta gente ha amato il mio film: l’amore è come una divinità e, a volte, se avete fede, come ogni divinità può apparire. Ecco perché voglio dedicare questo premio a mia moglie».
 

Discorsi da Oscar: Meryl Streep, 2012
 

Meryl Streep la bravissima, la pluricandidata, la pluripremiata. Nel 2012, quando vince la sua terza statuetta per l'interpretazione in The Iron Lady non può fare a meno di esordire così: «Quando è stato pronunciato il mio nome, mi è sembrato di sentire mezza America dire “Oh no! Oh, perché lei? Di nuovo?!?”. Beh, chi se ne frega». Un discorso storico il suo, soprattutto per il bilancio di carriera e i sentiti ringraziamenti tanto verso il pubblico quanto verso i colleghi: «Capisco perfettamente che non salirò mai più su questo palco, quindi voglio ringraziare tutti i colleghi con cui ho lavorato in questi anni. Guardo questa platea e vedo tutta la mia vita davanti ai miei occhi. Grazie a tutti voi, miei vecchi amici e nuovi amici. Grazie per aver reso così incredibile la mia carriera».
 

Discorsi da Oscar: James Ivory, 2018
 

Uno dei discorsi degli Oscar più commoventi di sempre l'ha pronunciato James Ivory che, a 89 anni, è diventato il più anziano vincitore di un Academy Award. Ma la sceneggiatura non originale scritta per Chiamami col tuo nome di Luca Guadagnino meritava questo e altro. «Tutti noi abbiamo vissuto una storia d'amore importante, o almeno spero, che è finita male e alla quale comunque siamo sopravvissuti. È una situazione universale - e, in riferimento al film - È la storia del primo amore e di come ti fa sentire e di come ti lascia. Tutti possiamo identificarci in essa». Ivory ha inoltre raccontato come scrivere di un primo amore alla soglia dei novantanni sia stata «un'esperienza che mi ha fatto ringiovanire».
 

Discorsi da Oscar: Frances McDormand, 2018
 

Quando nel 2018 ha vinto l'Oscar come miglior attrice protagonista per Tre manifesti a Ebbing, Missouri, Frances McDormand ha pronunciato un discorso conciso ma di una forza dirompente. «Mettetevi comodi perché ho un po’ di cose da dire», ha esordito. Poi ha invitato tutte le donne della platea candidate a un premio Oscar ad alzarsi in piedi, rivolgendosi a Meryl Streep: «Meryl, if you do it, everybody else will». E così Streep si è alzata, seguita da tutte le altre, in ascolto delle parole di McDormand: «Tutte abbiamo storie da raccontare e progetti da finanziare. Non parlateci di questa cosa alle feste di stasera. Invitateci nel vostro ufficio tra un paio di giorni o venite al nostro, come credete meglio, e vi diremo tutto. Ho due parole prima di lasciarvi stasera, signore e signori: inclusion rider». Con "inclusion rider" l'attrice indicava una clausola molto nota tra gli addetti ai lavori del cinema che gli attori possono decidere di inserire nei propri contratti al fine di avere la certezza che la troupe e il cast del film rispettino un certo grado di inclusività. Si tratta infatti di una clausola che garantisce la presenza di donne, afroamericani e altre persone generalmente poco rappresentate.
 

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