Ci lascia a 98 anni lo stilista Pierre Cardin
Ci lascia oggi lo stilista italiano che porta il nome di Pierre Cardin, a luglio aveva festeggiato 98 anni. Il couturier visionario e pioniere del prêt-à-porter dai tratti futuristici si è spento nell'ospedale americano di Neuilly, a Parigi. A settembre aveva festeggiato a Parigi i 70 anni di carriera con uscita del suo documentario "House of Cardin" diretto dai registi e produttori P. David Ebersol e Todd Hughes. In streaming worldwide su social e youtube e live dal Théatre du Chatelet, il documentario sul designer italiano naturalizzato francese unisce una serie di testimonianze, come quella di Naomi Campbell, Jean-Paul Gaultier (suo allievo) e Sharon Stone, al materiale di archivio e inedito per raccontare uno stilista. L'ultima intervista che aveva rilasciato è stata la conversazione con Simon Porte Jacquemus intervistati da Pamela Golbin su L'Officiel Italia Issue N°34.
Il suo ricordo della fuga della sua famiglia dall'Italia fascista alla Francia quando aveva due anni sembra uno dei quei racconti che rimarranno nella storia. Cardin dice che quando il treno entrò in una galleria e la sua auto fu immersa nel buio, gridò a sua madre che era diventato cieco. Fino all'arrivo a Parigi e la scelta di imparare il mestiere dello stilista, ma prima ancora quello del sarto. Già nel 1947 era infatti il primo sarto della maison Christian Dior (dopo essere stato rifiutato da Balenciaga) e fu partecipe del successo del maestro che definì il New Look. Nel 1950 fondò la sua casa di moda cimentandosi poi con l'alta moda nel 1953. Cardin è noto per il suo stile d'avanguardia pirato all'era spaziale. Preferisce forme e motivi geometrici spesso ignorando le forme femminili, si può dire che fu un precursore dell'unisex con la sua prima linea Space Age ispirata al Futurismo. La collezione era caratterizzata da vestiti interi lavorati a maglia, rigorosamente bianchi e indossati sotto capispalla e mantelle tubolari, inclusi i vestiti a bolle.
Nel 1959 Cardin è stato il primo stilista ad aprire in Giappone un negozio d'alta moda. Sempre in quell'anno fu espulso dalla Camera della Moda Francese, per aver lanciato per primo a Parigi una collezione confezionata per i grandi magazzini Primptemps, ma fu presto reintegrato. Anche se la lascerà di sua spontanea volontà per fondare il suo spazio privato, dove farà sfilare le collezioni; spazio ancora oggi utilizzato anche per promuovere nuovi talenti artistici, come teatranti o musicisti.
Cardin fu anche il primo, a “brandizzare” il suo nome e ad utilizzare il suo logo mettendolo su qualsiasi oggetto, dalle carte da giochi ai portachiavi, dagli sci alle penne, dalle macchine agli aerei, fino ai profumi. Su tutti, il più venduto era quello dalla forma fallica e una pubblicità che lasciava poco spazio all’immaginazione. D'altra parte Pierre racconta quanto in passato tutto fosse permesso in quanto espressione creativa, niente era stato fatto prima e tutto si poteva sperimentare. Il designer è ancora acuto, trascinante e divertente. Non solo conserva il senso dell'umorismo, ma si presenta in vari modi come deciso, ironico, determinato, a volte nelle nuvole, (nelle riprese d'archivio, che vengono utilizzate con grande effetto in tutto il film, gli occhi di Cardin sono spesso distolti dalla telecamera).
Oggi ricordiamo il designer scoparso con uno dei suoi primi ricordi del docu-film. Lo stilista italiano era solito a fare battute, con un sorriso sornione: "Ero un bel ragazzo, quindi tutti volevano venire a letto con me". Invece si sposò l'attrice francese Jeanne Moreau, anche se il suo grande amore sembrava essere il suo braccio destro Andre Oliver, ma prima delle relazioni amorose c'era il lavoro.
E non manca nemmeno il riferimento alla sua predilezione per il design. L'installazione dei mobili di Cardin da Sotheby's è documentata, e anche il suo "Bubble Palace" il Palais Bulles sulla Costa Azzurra, la fondazione culturale a Venezia e il centro culturale di recente acquisto sono tutti presentati a dovere. Non gli è mai interessato piacere a tutti, ma ha preferito rimanere sempre e comunque, se stesso.
Il suo documentario "The House of Cardin"