Luce nella nebbia, l'intervista al cantante Thoé
Il suo nome d'arte è Thoé. Emiliano, afro-discendente di seconda generazione, ha 22 anni ed è al secondo singolo "Fiori stanchi", appena uscito con un messaggio di speranza.
Text by CRISTINA MANFREDI
Photography ISABELLA SANFILIPPO
Styling GIULIA SANNA
Ventidue anni, afro-discendente, al secondo singolo in uscita, "Fiori Stanchi", dopo il debutto del novembre scorso con "Futurama", il ragazzo ha tutte le carte in regola per farsi notare. Studi di danza Hip hop e canto lirico, una passione per il gospel che lo ha portato dal 2014 al 2020 a diventare la voce solista di ReGospelCoro, ensemble di voci attivo a Reggio Emilia dove è nato e nei cui dintorni ha vissuto, prima di spostarsi a Milano per dare una svolta alla carriera. Thoè, all'anagrafe Okwuchukwu Eze emana un'energia positiva che nemmeno i testi più introspettivi delle sue prime canzoni possono camuffare. Può parlare di nebbia, noia, notti insonni e casi umani, ma si percepice all'istante che ha addosso una meravigliosa voglia di vivere.
L'OFFICIEL ITALIA: Che cosa significa il tuo nome d'arte?
THOÉ: Ho messo insieme le lettere che rappresentano le diverse parti di me. Sono nato in Italia da madre nigeriana e poi a tre anni sono andato in affido in una famiglia dove tutti mi chiamano Timothy. Thoé è l'insieme di quei nomi, perché per me era importante racchiudere lì tutta la mia storia.
LO: Una storia che mette insieme Africa e Italia.
T: Sì, ho due mamme, delle sorelle affidatarie e un fratello biologico e ci frequentiamo con serenità. In passato ho attraversato momenti di rifiuto delle mie origini, ma ora mi ritengo fortunato perché nel mio essere un ragazzo afro-discendente custodisco in me due perle rare, la cultura italiana e quella africana. Non sono mai stato in Nigeria e, anche se una parte di me è un po' intimorita all'idea di andarci, sento il desiderio di conoscere le mie radici.
LO: Cosa ti è rimasto della formazione tra canto lirico e gospel?
T: Dalla lirica ho appreso l'importanza della respirazione, mentre grazie a Navid Mirzadeh, la fondatrice iraniana di ReCoroGospel, ho capito che lo strumento che suono è la mia voce, perciò è fondamentale prendermi cura del corpo, lavorare sulla postura, sulle fasce muscolari, sui movimenti.
LO: Quali sono i tuoi artisti di riferimento?
T: Ho una musa, è Nina Simone e me la sono anche tatuata addosso. L'ammiro perché prima ancora della sua immagine, Nina era riconoscibile anche solo dalla voce. Questo è il mio obiettivo come artista, far sì che bastino poche note di una mia canzone perché tutti sappiano che sono io. Nella mia playlist attuale ci sono Etta James, Charles Brown, Aretha Franklin, ma ascolto di tutto, per imparare teorie musicali diverse da quella occidentale, per esempio ora sono concentrato sulla musica indiana.
LO: Prima hai fatto riferimento all'immagine, a giudicare dai tuoi video è un aspetto significativo. Che rapporto hai con la moda?
T: Indossare l'outfit in cui mi riconosco mi fa sentire sicuro. Amo giocare con il mio look, sono appassionato di vintage per l'unicità dei suoi pezzi e perché non impatta sull'ambiente. Tra i brand che preferisco c'è Vitelli, il cui spirito è affine al second-hand e, per la parte più street, Karl Kani. L'altro giorno ho cucito insieme a mia madre un passamontagna ricavato da un pezzo di stoffa.
LO: Cosa ti aspetti dal secondo singolo e in generale dalla tua carriera?
T: La musica è una vocazione, se non canto sto male. Con "Fiori Stanchi" e con altri pezzi che faranno parte dell'album vorrei dare speranza, ci sono momenti bui ma si può andare avanti.
LO: Qual è la cosa che oggi ti diverte di più? E quale ti spaventa?
T: Adoro andare alla serata Akeem al Rocket di Milano: Afro beat e Hip hop a palla. Paure? Che qualcosa possa spegnere la mia luce, la persona che sono, ma farò attenzione a che non accada.
GROOMING Cinzia Trifiletti
STYLING ASSISTANT Alice Colino
