New Music generation: Filo Vals racconta il suo album d’esordio
Filo Vals, Filippo Valsecchi all’anagrafe, classe 1996 ha da poco rilasciato il suo primo album omonimo, con la Sony Music Italy. Romano di origine ma dall’animo internazionale parla (e canta) in quattro lingue diverse. Dopo il grande successo di “Mr World” (pubblicata nel 2017) i brani: “Insonne”,“Bellissima Noia” e “Occasionale” sono i singoli che hanno anticipato l’uscita del disco, a cui si aggiungono otto inediti, entrati in brevissimo tempo nelle più importanti classifiche di Spotify. La voce calda di Filo accompagna in un viaggio scandito da sonorità contaminate, parole leggere e un’immaginario intenso, vivido, a tratti nostalgico.
Nonostante sia stato un anno particolarmente difficile è appena uscito il tuo primo album. Cosa ti aspetti dal 2021?
Non voglio alzare troppo l’asticella, la simmetria del 2020 ci aveva suggerito aspettative altissime. Ora diffido molto dall’entusiasmo di inizio anno. Mi auspico un’annata migliore di quella appena trascorsa. Non voglio partire in quarta ma essere fiducioso.
“Filo Vals” è anche il nome dell’album. Quanto c’è di Filippo in questo progetto?
C’è Filippo al 100%. L’ho curato in maniera maniacale. Lavoro da tanto a questo disco, sono quasi due anni e c’è tutto me stesso. Ci sono le mie storie, i miei sogni, i miei incubi, le mie delusioni d’amore e i momenti di leggerezza. Dare all’album il mio nome forse è stata una scelta un po’ retrò, ma il primo capitolo di questo progetto artistico sono proprio “Io”. Nei prossimi si vedrà.
Quali sono stati i “maestri” che hanno ispirato il tuo lavoro?
Sarà scontato ma sono i “Grandi” della musica internazionale: Bob Marley, i Rolling Stones, Bob Dylan, gli Oasis… Per quanto riguarda gli italiani invece tutti i maestri della melodia: Lucio Battisti, Francesco De Gregori, Lucio Dalla…
L’album presenta sonorità molto contaminate e diverse tra loro…
Nel disco c’è stata tanta sperimentazione. Le sonorità presenti variano moltissimo da un pezzo all’altro e rispecchiano appieno quella che è stata, e che è, la mia libreria musicale. Ho 24 anni e sono della “generazione delle playlist”. Ascoltavo le singole tracce, le selezionavo e mettevo tutto insieme creando il mio cd. In questo primo disco, mi piaceva l’idea di rendere visibile la ricerca del mio “Io” musicale e poter giocare con colori differenti. Ho capito che, alla fine, il filo conduttore dell’album c’era ed era proprio Filo Vals. (ride) Ma non prendermi per mitomane e permettimi il gioco di parole.
Sei soddisfatto dell’album?
Lo sono delle scelte prese, a prescindere da come andrà (o non andrà) il disco. Sono stato totalmente guidato dalla passione per la musica. E sono felice di essere riuscito ad arricchire il mio repertorio di undici tracce che prima non esistevano, che mi emozionano. Fare questo lavoro significa metterci la faccia, il nome, esporsi alle critiche e ai giudizi e credo si debba avere un appiglio forte a cui reggersi quando arriva la tempesta. Il mio disco è questo.
Ti sei occupato anche di ideare, scrivere, dirigere e girare il video del singolo “Insonne”. Com'è stato?
Anni fa pubblicai in contemporanea il video e il brano di "Mr World”, il mio esordio in questo mercato fu da regista e cantautore allo stesso tempo. Per me le due cose sono sempre andate in simbiosi. Quando compongo un pezzo mi immagino da quasi subito il videoclip: l’inquadratura iniziale, l’immagine, il carrello e i personaggi. Forse è dovuto alla tendenza che ho al “creativare” o magari è semplicemente passione.
Nell’album canti in quattro lingue, è una scelta insolita… ce n’è una che ti rappresenta di più?
Ho sempre ascoltato tanti generi musicali: la Bossa Nova del Brasile, il Rock’n’Roll inglese e americano, il Reggae giamaicano, la musica indipendente del Sudamerica e anche quella della scena francese… All’inizio mi sono detto: “Se devo fare un disco e raccontare la mia musica, quella che mi muove l’anima, devo mettere insieme tutto in un connubio perfetto”. Per questo motivo non c’è una lingua che prediligo. Le lingue sono il modo più efficace per superare le barriere culturali e conoscere le persone in maniera più autentica. La poetessa Patrizia Cavalli scrive: “Le mie poesie non cambieranno il mondo”, penso lo stesso della mia musica però voglio provare a condividere, con il disco, un’identità culturale europea che vada oltre a quella, che fa un po’ paura, delle Istituzioni. Mi piace l’idea della “musica che unisce”; sembra la solita frase “paracula”, ma in realtà è una cosa bellissima e credo che in questo momento ce ne sia estremamente bisogno.
Ritorniamo al tuo singolo “Insonne”. Cito: “E passerò un’altra notte insonne… piena di sogni ad occhi aperti piena di angosce sulla vita e sulle donne… ”. Sembra che le tue notti siano tormentate e affollate di pensieri…
L’insonnia è un disturbo fastidiosissimo e frustrante e invidio l’amico o l’amica che si addormenta in due minuti. Per me è inconcepibile pensare di toccare il letto e dormire! È come se il mio cervello di notte andasse in sovrapproduzione di pensieri.
Nella canzone scrivi anche “Mentre tutto il mondo dorme”, che cosa succede quando si sveglia?
(Sorride) In realtà il vero problema è il costante stato di solitudine che mi attanaglia e che di notte si amplifica. Quando ero piccolo la mia insegnante delle elementari mi diceva che si doveva andare a letto alle nove. Già da allora vivevo male il fatto di infrangere quella regola di “normalità” imposta. A volte penso che sia partito tutto da lì…
Il senso di solitudine e di angoscia, anche riferito al futuro, sono diventati sentimenti comuni tra i giovani…
Siamo una generazione molto diversa da quelle precedenti, che sono cresciute con una certa prosperità economica e una prospettiva galimbertiana del futuro. Abbiamo vissuto l’attentato alle Torri Gemelle, la crisi del 2008, quella odierna e il Covid ma ci è mancato vivere un periodo di vera ricchezza, come è avvenuto nel dopo guerra. Non abbiamo una visione del domani e tutto questo ha un’influenza diretta sulle ansie, sulle paure e sulle nostre aspettative.
Essendo un cantautore scrivi tanto… do per scontato che ci sia almeno un libro sul tuo comodino.
I libri ci sono! Mi sono appassionato alla saggistica e ora sto leggendo la biografia di Mario Schifano. Sono romano e mi emoziona conoscere una città che non c’è più, quella degli anni ’60, tramite storie e aneddoti. Come quando l’autore rubò la ragazza di Mick Jagger o pagò la pelliccia della sua amante americana con un suo schizzo.
In passato, quando eri a Londra, hai collaborato con il produttore di Paolo Nutini, com’è stato?
La casa discografica mi aveva detto che avevo bisogno di un produttore, così ho cercato tra quelli degli artisti che ascoltavo e tra questi c’era anche quello di Paolo Nutini: Dani Castelar. Gli mandai una mail con le mie demo e dopo un mese mi contattò. Quando andai per la prima volta nello studio di registrazione per me fu quasi un’esperienza surreale: c’erano tutti i musicisti di Nutini che suonavano i miei brani. Per me è stato un onore lavorare con loro.
Un’ultima domanda. A inizio intervista abbiamo parlato di playlist. Qual è la tua playlist del momento?
Sarà strano, ma da quando ho cominciato questo lavoro, ho smesso di crearle e ascoltarle. Preferisco le singole canzoni e un pezzo che adesso sto ascoltando ripetutamente è “Brazilian Soul” dei The Knocks.
Team Credits:
Filo Vals in Cappotto Prada, Camicia Aspesi , Pantalone Prada , Scarpe RedWing
Cappotto Prada, golf Hermès
Photographer: Fabrizio Cestari