Il mondo in evoluzione di Beba
La cantante racconta il suo ultimo album "Crisalide" come una vera e propria trasformazione. Dalla musica alla moda, dai diritti delle donne alle passioni personali, Beba svela in esclusiva per l'Officiel Italia tutto sul suo mondo e i nuovi progetti che l'attendono
Beba, giovane e promettente artista torinese, ha lanciato il suo album a ottobre 2021 con un titolo emblematico: "Crisalide". Un vero e proprio percorso di trasformazione, non solo musicale ed esistenziale. La trasformazione e la rinascita della cantautrice 27enne, una delle prime protagoniste del mondo rap italiano, avviene a seguito di un momento personale intenso, in cui la musica è stata la chiave di volta. Nel disco, che vede diverse collaborazioni da Carl Brave a Myss Keta, Willie Peyote, Vipra e Angelino Panebianco, Beba esplora nuove sonorità e si mette a nudo con tracce autobiografiche e grintose. L'Officiel Italia l'ha incontrata nello store di SHOE a Milano nel quartiere di Brera (precisamente in corso Garibaldi 16), per parlare di musica, donne e moda, vista la recente liaison con il brand sport casual fondato da Marco Samorè, che si è fatto portavoce di collezioni genderless e basic. Uno stile semplice e diretto. Esattamente come Beba.
Come definiresti il tuo genere musicale?
Per me questa è una domanda complessa, diciamo che se posso non lo definisco. Nel senso che penso di essere in un momento artistico di evoluzione continua. Non mi è mai piaciuto definirmi, però un tempo ti avrei detto “sono una rapper”. Adesso crescendo ho sentito l’esigenza di portare quello che so fare a un altro livello e di viverlo in una chiave più libera e sperimentale. E anche un po’ più canzone. Mi sono un po’ stufata di essere racchiusa in una definizione, in una categoria che trovo un po’ limitante. Ho avuto voglia di cantare e provare altre sonorità, in particolare usando più strumenti musicali, muovendomi tra l’urban e il pop.
Il tuo ultimo album si chiama "crisalide", come mai hai scelto questo nome?
Ho scelto questo nome perché la crisalide è la fase intermedia nell’evoluzione della farfalla, tra il bruco e la farfalla. Era un simbolo che mi rappresentava, quella fase che metaforicamente stavo vivendo e forse ancora vivo nel presente. É come una rinascita perché è il momento in cui mi sono fermata e ho detto “Ok dove sto andando? Scegliamo una direzione”. È un disco in cui mi racconto tanto, una narrazione della mia vita come non avevo mai fatto prima, quel climax emotivo in cui ti accorgi di aver ripreso le redini in mano. Quindi questa è la crisalide, il momento che viene prima della metamorfosi. Sto lavorando tanto, sto capendo il modo in cui mi esprimo meglio anche. Non mi sto mettendo troppi paletti.
Il tuo rapporto con la moda?
non sono una gran modaiola, anzi, per niente ti dico la verità. Da sempre mi metto un po’ quello che mi va, nella quotidianità. Poi ovviamente amo tantissimo posare, fare gli shooting, indossare, cambiarmi. Mi piace da morire. Però non sono una che compra, perchè non sono molto materialista.
Come definisci il tuo stile?
Prima della pandemia avevo uno stile abbastanza diverso da adesso, capelli colorati…Poi subito dopo la pandemia, periodo "Narciso", in concomitanza del processo del disco, ho fatto un reset del guardaroba. Ho rifatto i capelli del mio colore, ho fatto un back-to-basic diciamo. Ho avuto questa necessità di sentirmi più leggera, anche di pensare meno a “cosa mi metto addosso”, avevo bisogno di meno stress possibile in quel periodo. In questo momento mi sto riconcentrando sull’espressione artistica tramite lo stile. Mi metto quello che mi piace, da quando sono piccola è sempre stato così. Se quel capo di abbigliamento è riconducibile allo stile streetwear va bene, se è invece è metal, va bene comunque. È capitato di comprare corpetti di latex, così come mettermi in tuta e di essere sporty proprio come oggi dove mi trovo a indossare la collezione di SHOE con cui sto collaborando.
>> Scorri verso il basso per continuare a leggere e scopri l'editoriale
Torniamo all'album. Quali sono le tracce a cui sei più affezionata e perché?
Sicuramente "Chiara" è la canzone a cui sono più affezionata, perché parla di una storia a me molto cara in un modo molto liberatorio. Parla di una sorta di lettera d’amore riferito a una amicizia molto importante, che è quasi come un primo amore: la prima amicizia adolescenziale. L'aver scritto questa canzone mi ha poi portato a rincontrare questa persona dopo 10 anni. Adesso siamo di nuovo in rapporto ed è la canzone più importante che io abbia mai scritto, perché poi ha avuto un impatto positivo sulla mia vita in modo pratico. "Narciso" perchè è un cassetto della mia vita che ho aperto, è stato molto catartico, liberatorio e rimane una canzone che, come "Chiara", mi fa venire la pelle d’oca quando le ascolto. Quando una mia canzone mi fa sentire così penso di aver centrato il punto.
Hai sempre voluto fare la musicista o comunque lavorare nel mondo della musica?
Penso si no. Sono una grandissima amante degli animali e quando ero piccola volevo fare la veterinaria. Poi ho scoperto quanto bisognava studiare! Diciamo che sono stata sempre poco amante di tutto ciò che è teorico. Quindi quei 12 anni di studio mi hanno un po’ fatto passare la voglia. Sono sempre stata appasionata di musica sì, che ho capito che ne avrei fatto il mio lavoro no. Quello l’ho capito che ero già grande, avevo 16 anni. Grande, nel senso non ero più una bambina.
Hai collaborato con artisti importanti. Quali sono le collab che vorresti per il futuro?
Il mio preferito in Italia adesso è Blanco, ma in realtà lo era da 15 interviste fa, prima ancora di questo exploit. Me ne sono innamorata follemente. Mi piace molto, moltissimo. In Italia vorrei fare qualcosa con Marracash che è il mio rapper preferito. Se devo sognare ti dico Rosalia, assolutamente. Oppure Machine Gun Kelly, Willow Smith mi piacerebbero da morire. Ce ne sono così tanti, che è difficile dirtene uno in particolare però la numero 1 è Rosalia!
Secondo te la musica può avere un risvolto politico-sociale? Ci sono delle tematiche che vorresti affrontare o delle tematiche che vorresti affrontare grazie alla tua musica?
I messaggi che io veicolo grazie alla mia musica sono l'espressione del mio pensiero, delle esperienze vissute sulla mia pelle. Se non ne sai abbastanza o non hai un opinione ben precisa, non c’è bisogno di parlare. Non so se rendo l’idea. Io tendo a parlare di ciò che conosco perché l’ho vissuto sulla mia pelle. Certamente credo che la musica ha un risvolto socio-politico, anche se io non mi schiero in maniera drastica, non è nelle mie corde. Ma neanche nella vita, io non sono estremista, sono aperta alle opinioni di tutti. Penso che a chi mi ascolta arrivino i messaggi propositivi delle mie canzoni, soprattuto sulla figura femminile fin da quando ho iniziato. Ho lottato implicitamente e lotto quotidianamente per l’emancipazione femminile nella musica, perché credo nell'importanza che le donne nella musica cessino di essere una minoranza.
Secondo te è ancora difficile avere le stesse opportunità degli artisti maschi?
Non penso che sia difficile avere le stesse opportunità. Quando ho iniziato io, la cosa più difficile era proprio farsi considerare. Ad oggi non è più così. Io penso che tutto stia, fortunatamente, cambiando moltissimo. Penso che il problema nella musica italiana sia che pochissimi uomini ascoltano donne che fanno musica. Mentre noi donne ascoltiamo un sacco di uomini e donne che fanno musica. Per ovvi motivi c’è un buco nero e poi un altro problema è che ci sono pochissime autrici donne, perché ci sono sempre gli stessi autori che scrivono. È un percorso molto difficile. Io dal canto mio ho sempre cercato di lavorare e di far vedere che da sola ce la puoi fare, voglio dimostrare che non c’è bisogno di avere una figura maschile che ti supporta. Soprattutto nell’ambiente rap è come se ci sia sempre il bisogno di avere l’approvazione di un uomo, di un maschio alfa. Io mi sono sempre battuta contro questo atteggiamento, ho sempre creduto fortemente che possiamo dimostrare di farcela da sole. Pensare il contrario è un deterrente significativo, ti scoraggia, il fatto di dire “io non ho nessuno dietro, neanche ci provo” è sbagliato. Non sono sicura di essere riuscita nel mio intento, però ho tantissime ragazze che mi scrivono e questo mi rende orgogliosa. Il focus delle mie canzoni è sempre la potenza femminile, dal punto di vista profondo, tutto ciò che non è superficiale e non si vede, e di parlarne in maniera ironica, senza risultare troppo pesante.
Photo by Mattia Guolo
Styling by Giorgia Cantarini
MUA by Assia Caiazzo