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Italian Beauty: Valeria Golino

L'attrice Italiana racconta la sua Italia: "Anni difficili, ma intensi; ho imparato cos’è l’industria del cinema. L’Italia mi ha dato i ruoli più interessanti e da regista sento ancora forte la benevolenza del pubblico, che mi conforta."
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Foto Francesco Finizio
Testo Giovanna Pisacane
Styling Allegra Benini
Hair stylist Simone Belli
Make up artist Nicoletta Pinna
Assistente fotografo Edoardo Girarsi

È a Venezia, dove sta girando “Sei tornato” per la regia di Stefano Bordini, con Stefano Accorsi e Maya Sansa: la pellicola uscirà nei cinema il prossimo anno. «Un thriller psicologico con un’atmosfera soprannaturale. Io sono Perla, una donna misteriosa che entra nella vita delle persone e crea scompiglio». Valeria Golino è stata scoperta a 16 anni da Lina Wertmüller, «che quest’anno ha finalmente ricevuto il meritato Oscar alla carriera, ne sono felice», racconta mentre si prepara per una levataccia. «Zuppa e bagno caldo che domani ci si sveglia alle 5... Ah, la vita degli attori», ride con quella sua inimitabile voce rauca. «Lina sul set è stata molto affettuosa, ma anche severa. Si arrabbiava facilmente, ma io all’epoca ero giovanissima e non capivo niente. Le sono molto grata». Lei oggi è anche regista. «Di due pellicole e mezzo (dopo “Miele” e “Euforia”, sta lavorando all’adattamento de “L’arte della gioia” di Goliarda Sapienza). Con la regia ho il piacere di raccontare nuove storie e il fatto di essere donna mi rende diversa, né migliore né peggiore rispetto agli uomini. Anni fa avrei avuto difficoltà ad essere accolta; ai tempi di Lina e Liliana Cavani erano pochissime le donne registe». In passato ha lavorato in America con Dustin Hoffman e Tom Cruise in “Rainman” e “Hot Shots!” con Charlie Sheen, film che hanno fatto la storia del cinema. «Per “Hot Shots!” avevano fatto un calco della mia pancia per crearne una identica in porcellana, una specie di piastra (famosa la scena in cui Charlie Sheen frigge un uovo sul ventre di Valeria Golino, nda)... chi se lo aspettava che questa immagine sarebbe poi rimasta impressa nell’immaginario collettivo». I ricordi legati agli Stati Uniti sono tanti. «Anni difficili, ma intensi; ho imparato cos’è l’industria del cinema. L’Italia mi ha dato i ruoli più interessanti e da regista sento ancora forte la benevolenza del pubblico, che mi conforta. Non mi ha dato però lo status e la libertà di mercato che c’è in Francia, dove il nome di un attore vale. Qui manca lo star system». Pensi mai a un futuro senza recitazione? «Sì. Ad un certo punto uno non vuole più vedersi, o farsi guardare. Adesso sono una giovane regista e un’attrice di mezza età. E quando dirigo mi guardo bene dall’interpretare un ruolo».

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