Nostro signor ombrello: una storia leggendaria che vive ancora oggi
Pare che sia nato in Egitto, anche se la sua origine è controversa, all'inizio utilizzato per ripararsi dal sole e, solo successivamente, dalla pioggia: l'ombrello, il signore degli accessori maschili (e, in certi casi, anche femminili). Ciò che si sa per certo è che l'antenato di quello moderno nasce cinquemila anni fa con l'unica funzione di schermare dai raggi solari, per poi essere mutato nella forma attuale da Caterina de' Medici verso la fine del 1500. E così il parasole, in quella nobiltà che doveva avere la pelle candida per essere confermata al primo sguardo, inizia a diffondersi a macchia d'olio ma, attenzione, allora il compito di portare questo oggetto così ricercato non spettava al signore, ma al servo: si dice che Jonas Hanway fu addirittura sbeffeggiato per averne fatto uso diretto. Solo dopo, nell'Ottocento, l'ombrello diventa di uso comune e, quindi, non più solo un vezzo ma un oggetto utile: molte le fogge sperimentate in quest'epoca, anche decisamente originali come l'ombrello ventaglio o l'ombrello cappello, la cui particolarità era quella di lasciar libere le mani. Ed è proprio in questi anni che diventa più leggero e portabile, avvalendosi dei montanti metallici inventati da Fox e Deschamps. L'attenzione ai dettagli sale, trasformando impugnatura e manici in opere d'arte, talvolta in argento, talvolta in avorio o in tartaruga, resi ancora più preziosi dall'arte dell'intaglio. Nel corso del Novecento, diversi sono gli stilisti che lo hanno riproposto nelle più svariate interpretazioni: memorabile è quello disegnato da Jean Paul Gaultier, con manico luminoso. Oggi, esistono i modelli più differenti, dal più pratico telescopico al più classico ombrello bastone, la cui tradizione resiste nei gotha dello stile nel mondo, come Swayne Brigg, dal 1750 nel cuore di Piccadilly a Londra, e Madeleine Gèly a Parigi, dove è protagonista anche una raffinata collezione di ombrelli antichi.
La Ditta Francesco Maglia
E in Italia? Per trovare ombrelli di qualità non è necessario mettersi in viaggio per Londra o Parigi, bisogna andare a Milano, esattamente in via Giuseppe Ripamonti al 194. Qui trova casa la Ditta Francesco Maglia, fondata nel lontano 1854 a Montichiari di Brescia da Francesco Maglia: se inizialmente la produzione si focalizzava su ombrelli, parasole e cappelli di paglia, negli anni '20 si concentra sui primi due, realizzando quelli che non sono solo oggetti, ma accessori di pregio. Trasferitasi stabilmente a Milano dal 1876, oggi la Ditta Maglia è alla quinta generazione: un nome, quello del fondatore, che si è ripetuto più volte all'interno della famiglia tanto che, oggi, è proprio un altro Francesco (detto Chino, un dandy d'altri tempi), insieme al fratello Giorgio, a mandare avanti l'opera dei loro antenati.
Nel loro laboratorio la plastica non entra neanche dalla porta, si utilizzano solo materiali di pregio come il legno naturale, dal castano al malacca fino al ciliegio, il ferro, l'ottone ma anche la madreperla. I tessuti, soprattutto quelli scelti per l'ombrello da uomo, hanno un sapore iglese, tutti lavorati artigianalmente su telai per cravatta. La chicca? Quello montato su bastone intero, conosciuto in tutto il mondo. E ogni ombrello Maglia viene realizzato su misura, pronto solo dopo tante - e specifiche - lavorazioni perché, come ha raccontato Giorgio Maglia in una recente intervista, qui "stiamo parlando di una formula uno, non di un'utilitaria". Un'azienda che ha saputo conquistare il proprio posto nel mondo, diventando protagonista dei più importanti department store internazionali e collaborando con alcune delle griffe di moda più famose. Passata di generazione in generazione, tramandata di padre in figlio, la tradizione andrà avanti anche col sesto giro dei Maglia perché il figlio di Giorgio, anche lui Francesco, è già parte attiva della ditta.
Foto courtesy: Ditta Francesco Maglia