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Martina Scrinzi: l'attrice di "Vermiglio" si racconta, dalla montagna ai red carpet

L’attrice trentina lanciata da Vermiglio si racconta, dagli inizi in una compagnia di teatro-danza al debutto al cinema con un horror (non ancora uscito nelle sale) diretto da quello che sarebbe diventato il suo fidanzato. 

Martina Scrinzi sulla copertina del magazine L'Officiel Italia indossa una canottiera di Brunello Cucinelli scintillante e guarda verso il lettore
Martina Scrinzi indossa BRUNELLO CUCINELLI sulla copertina de L'OFFICIEL Italia Febbraio 2025

Text by FABIA DI DRUSCO
Photography MARCELLO JUNIOR DINO
Styling JANOU MONTEAGUD

Un film girato in sei settimane, opera seconda di un’autrice sconosciuta ai più, con nessuna major alle spalle. Eppure “Vermiglio” ha vinto il Gran Premio della Giuria a Venezia, ed è stato candidato come miglior film straniero ai Golden Globes. Se la vittoria a Venezia è stata “la” svolta per la regista Maura Delpero, lo è stata anche per Martina Scrinzi,  lattrice (28 anni il 13 febbraio) che nel film interpreta Lucia, la ragazza che sposa il soldato disertore nascosto in paese.

L'OFFICIEL Italia: Ho letto che sei nata in montagna, che vivi con i tuoi genitori in una casa nei boschi. Quando hai cominciato a pensare di fare l’attrice?
Martina Scrinzi: Ho iniziato a 16 anni con il teatro d’arte, è stata una passione che ho portato avanti fino all’altro giorno e che sto comunque cercando di portare avanti anche adesso. Sono entrata in una compagnia di teatro-danza, la Open Space Clochart di Mori, dove mi sono formata, che mi ha dato nel frattempo anche l’opportunità di lavorare nei loro spettacoli. È una compagnia molto piccola, non fa grandissime tourné, però qui in Trentino è molto conosciuta.

LOI: Sei entrata a farne parte perché recitare era una tua passione fin dall’infanzia?
MS: Da bambina giocavo spesso con i burattini, con le Barbie. Mi dicevano che parlavo con tutto, che parlavo con i pupazzi. Ho iniziato a fare teatro-danza perché a scuola non andavo tanto bene e mi avevano consigliato di avere un hobby, con cui distrarmi e da coltivare. Per un pò ho suonato il pianoforte, poi lho abbandonato.

LOI: Magari non eri tanto brava a scuola, ma ho visto che oltre all’italiano parli cinque lingue…
MS: Imparare le lingue è sempre stata una cosa abbastanza facile per me. Ho una mente più mnemonica che logica. E poi in famiglia siamo poliglotti, perché la mamma è nata in Svizzera, quindi sono cresciuta parlando il dialetto svizzero, e una parte di famiglia è di origine spagnola, gallega, quindi da bambina parlavo un po spagnolo... 

martina scrinzi entra in una stanza con un cappotto di struzzo beige e un abito denim
Cappotto di struzzo, TOD'S; abito di denim, FERRARI; sandali, GIANVITO ROSSI.

LOI: Quindi imparare il dialetto per “Vermiglio” è stato facile?
MS: Sì, tanto più che per un film così serviva parlare il dialetto. A teatro ho recitato anche in tedesco, e per  “Lubo” di Giorgio Diritti avevo imparato lo Jenisch.

LOI: Ho visto “Lubo” quando era uscito. Che parte facevi?
MS: Io non l’ho visto finito, ma la mia era una parte piccolissima, il film durava tre ore e cerano un sacco di personaggi, io ero una delle ragazze della famiglia di Lubo, una delle tante ragazze, normale non riconoscermi.

LOI: “Lubo” era stata la tua prima esperienza al cinema?
MS: No, la mia primissima esperienza su un set cinematografico è stata in un film horror di Kia Khalili Pir, una produzione inglese girata a Verona in italiano. Il film non è ancora uscito, adesso sta cercando distribuzione.

LOI: Scusa, in realtà l’avevo letto, era “Mostro intruso aspro”. Mi dai il tuo punto di vista sul titolo?
MS: Non bisogna cercare un significato in questo titolo, vuole trasmettere più una sensazione, la sensazione scomoda che creano le parole, un po’ come facevano i Futuristi. In effetti nella storia c’è qualcosa che non quadra, ma l’idea era soprattutto di mettere il pubblico in uno stato di allerta.

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Abito di satin, FERRARI; sandali, GIANVITO ROSSI.


LOI: Avevo anche letto che Kia è il tuo compagno, o lo è stato…
MS: Kia è nato a Verona e poi si è trasferito con i suoi a Merano, e ha vissuto sei anni a Londra, dove ha iniziato la sua carriera cinematografica. Ci siamo incontrati sul set, dopo un paio di mesi ci siamo risentiti ed è nata la storia, che adesso ormai è collaudata, dura da tre anni, tre anni e mezzo. Lui è secondo me un regista per vocazione, non potrebbe fare altro nella vita, è molto bravo a lavorare con gli attori, e io mi sentivo molto, molto sicura in scena perché anche se mi era difficile recitare una sequenza, sapevo che con lui potevo farcela. È quel genere di regista che ti dà sicurezza, ci sono registi invece che ti lanciano nel vuoto e ti dicono “tanto sei brava”. Kia è capace di tenere un set anche quando sta crollando. Poi vabbè, lui scrive, produce, segue tutto il processo di un film perché lavora ancora in ambito indipendente, quando il mondo sta crollando lui ha sempre la soluzione, non ha paura dei rischi, è un leader, è uno che porta avanti il gruppo, a fine set ti viene a chiedere come stai, se va tutto bene, se sei contenta del lavoro, è un regista con la R maiuscola.

LOI: Com’è stato invece lavorare con Diritti? E con la Delpero?
MS: In “Lubo” avevo una parte così piccola, con veramente due battute se non ricordo male, che ricevevo le indicazioni di Diritti dall’assistente alla regia. Ma ricordo quanto lui fosse in ascolto di Franz Rogowski (l’attore protagonista, nda). Con Maura ho avuto un confronto anche pre set lungo e intenso, ci aveva dato la possibilità di confrontarci e di avvicinarci al ruolo molti mesi prima di iniziare le riprese. Io avevo fatto i provini sia per Lucia che per Virginia (l’amica “ribelle”, nda) e li ho portati fino all’ultima selezione, alla fine mi hanno confermato per Lucia.

LOI: Cosa c’è di te in Lucia?
MS: Tante cose, in qualche modo l’ho presa proprio per mano fin da subito e non è stato difficile, non è uno di quei personaggi che non trovavo. Potrebbe essere stata la mia nonna, la mia bisnonna, si è formata dentro di me a partire dai racconti dei miei nonni.

LOI: Cosa hai pensato quando hai visto il film la prima volta?
MS: La primissima volta l’ho visto da sola, al computer, era un link super protetto, giusto per non arrivare a Venezia e vederlo lì per la prima volta, anche perché le interviste vengono fatte prima della proiezione. All’inizio non me lo sono goduto perché era tutto pixelato, e la prima cosa che ho pensato è stata:  uno, devo migliorare, e due, com’è diverso dalla sceneggiatura. Mi sembrava una storia familiare, che avevo sentito, avevo fatto, però allo stesso tempo era qualcosa di lontano, a tratti sembrava un altro film. Poi invece quando l’ho visto a Venezia mi ha colpito la presenza della natura, la fotografia e il suono della montagna, e come viene raccontata la storia.

Blazer senza maniche, gonna con paillettes e cintura in pelle, BRUNELLO CUCINELLI; sandali in vernice, JIMMY CHOO.
Blazer senza maniche, gonna con paillettes e cintura in pelle, BRUNELLO CUCINELLI; sandali in vernice, JIMMY CHOO

LOI: Avevi visto “Maternal”, il primo film della Delpero?
MS: Sì, quando stavo facendo i provini. La maternità, i sogni dei bambini, sono centrali in entrambi i film. A livello più tecnico, li accomuna la camera ferma, i non troppi tagli, anche se in “Vermiglio” ce ne sono già di più.

LOI: Il successo del film ti ha proiettato sul red carpet, a Venezia e ai Golden Globes... Come hai vissuto la macchina del cinema in cui sei entrata? 
MS: Sono partita senza agenzia, senza ufficio stampa. Ero, sono spaesata, adesso che l’ufficio stampa ce l’ho lo subisso di domande stupide. A Venezia, ma molto di più a Los Angeles, senti che l’industria cinematografica è una macchina davvero enorme.

LOI: Guardi molti film?
MS: Ho iniziato da poco, da quando ho fatto il primo film con Kia cerco di guardarne uno al giorno, mi piace anche leggere sull’argomento, adesso sto leggendo l’autobiografia di Al Pacino.

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Trench, canotta, sabot multicolor e bracciale, AMI PARIS; shorts di pelle, ANTONIO MARRAS; gambaletto, CALZEDONIA.


LOI: Hai dei modelli tra gli attori?
MS: Al Pacino è sempre stato un po’ il mio crush, non l’ho mai visto a teatro ma dalle recensioni sembra bravissimo e ho adorato tutti i suoi film. Mi piace anche Dustin Hoffman, e della generazione precedente Paul Newman e Marlon Brando.

LOI: E tra i registi? Con chi vorresti lavorare?
MS: Iñárritu, ho visto “Babel” tempo fa, e delle scene continuano a tornarmi in mente nei momenti più strani, mentre faccio la doccia, mentre faccio colazione. Mi piacerebbe lavorare anche con registi della mia età.

LOI: Sei già coinvolta in nuovi progetti?
MS: Mi hanno contattata in tanti però non ho ancora nulla di definito.

LOI: Da come parlavi di Al Pacino immagino che anche tu vorresti una carriera tra teatro e cinema... Cos’hai fatto in teatro finora?
MS: Ho preso parte a molte coreografie del collettivo, e ho fatto anche tanto teatro di burattini, mi piace stare dietro le quinte e parlare con le mani. 

LOI: Il rapporto con la moda è più che mai importante oggi nel posizionamento di un’attrice. Qual è il tuo?
MS: Prima di arrivare a Venezia ero la persona più lontana dal mondo della moda in assoluto. Mi piacciono abiti e accessori essenziali, anzi, a dire la verità mi piacciono molto anche gli outfit stravaganti, però alla fine scelgo sempre i più semplici, i più lineari, preferibilmente bianchi. O neri.    

Giacca e bermuda textured e cappello di denim, LORO PIANA;
Giacca e bermuda textured e cappello di denim, LORO PIANA

HAIR Andrea Missiti @ JULIAN WATSON AGENCY using DAVINES
MAKE UP Claudia Malavasi @ W-MMANAGEMENT using NABLA COSMETICS
DIGITAL OPERATOR Riccardo Capretta @ NUMERIQUE
LIGHT ASSISTANT Arthur Vahia
STYLING ASSISTANT Veronica Marchetti
SPECIAL THANKS CASA BRIVIO MILANO

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