L'artista Sarah Coleman racconta la sua collaborazione con Fendi
«Questa è la mia prima collaborazione con una maison del lusso e sono felice perché mi hanno lasciata libera di esprimermi attraverso il loro simboli e con materiali di altissima qualità». Sarah Coleman è la giovane artista newyorkese a cui Fendi ha chiesto di ripensare la sua boutique a Miami, in occasione dell’edizione 2020 di Design Week. Anche se l’appuntamento è in sordina causa pandemia in corso, la griffe ci teneva ad allestire lo store con l’attenzione che ormai da anni dedica all’appuntamento in Florida. E la scelta è caduta su di lei in quanto fautrice di un’evoluzione fashion del famoso principio di Antoine-Laurent de Lavoisier per cui nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma. Coleman ha rianimato parte degli arredi dello store nel Design District affiancandoli con altri pezzi in puro Miami style che aveva lei stessa recuperato, sfruttando delle metrature già presenti in magazzino dei tessuti Zucca e Pequin su cui ha rielaborato in versione “vertigo” i loghi disegnati a suo tempo da Karl Lagerfeld. In più ha ideato tre versioni di Peekaboo ISeeYou in edizione limitata.
Con che spirito è stato affrontato questo progetto, in un momento tanto complesso per il mondo intero?
Con Silvia Venturini Fendi ci siamo incontrate nei mesi scorsi via Zoom e la sintonia si è creata in modo molto naturale, prima ci siamo conosciute e poi ci siamo messe al lavoro in modo più specifico. Abbiamo ragionato su cosa fosse davvero rilevante in quei momenti di quarantena, perché volevamo dare alle persone un messaggio significativo e rispettoso della sofferenza di tante persone. Abbiamo cercato di costruire in qualche modo una connessione, ciò che più di tutto ci sta mancando nella vita reale. Che cosa è necessario oggi? Questa è la domanda che ci siamo poste e la risposta è stata che le tematiche di sostenibilità ambientale e le pratiche di riutilizzo di quanto già esiste, non sono un trend passeggero, ma la priorità. Silvia è una visionaria, intuisce ciò che sta per succedere e si procura gli strumenti adatti per farlo accadere. Mi ha detto che bisognava andare oltre e che l’upcycling è la chiave, mi ha spinta ad applicare all’universo Fendi la mia filosofia.
E su cosa si basa il tuo pensiero?
Il mio scopo è ridare vita a degli oggetti, altrimenti destinati a essere abbandonati o peggio ancora buttati. Tutto è iniziato qualche tempo fa, quando ho smontato una vecchia valigia firmata, che però nessuno voleva più perché negli anni era troppo cambiato il modo di viaggiare, e l’ho riusata per sistemare una mia sedia, bisognosa di una riparazione. Da quel momento non mi sono più fermata, tenendo fede alla mia idea per cui ogni oggetto merita una seconda vita. Durante la lavorazione, io non distruggo nulla, anzi separo con attenzione i vari elementi assemblati insieme, li pulisco, me ne prendo cura. Per Fendi ho fatto lo stesso, solo che per una volta partivo da materiali di fine serie, anziché dall’item finito.
Come hai lavorato nello specifico all’idea?
Ho avuto accesso ai loro materiali fantastici e con le metrature a disposizione, ho ripensato gli arredi già presenti in negozio, affiancandoli ad altri pezzi che ho recuperato io, andando a caccia del puro Miami style. Uno degli aspetti su cui ci siamo concentrati è stato anche quello di ridurre le spese di movimentazione degli oggetti. A New York io ho il mio tappezziere di fiducia, ma non volevo far viaggiare i pezzi, così ho cercato qualcuno lì in zona e ho trovato una persona meravigliosa, capace di seguirmi su tutto e in tempi ristrettissimi. Sono molto soddisfatta del risultato, ogni oggetto esce fuori bene.
Come hai lavorato nello specifico all’idea?
Ho avuto accesso ai loro materiali fantastici e con le metrature a disposizione, ho ripensato gli arredi già presenti in negozio, affiancandoli ad altri pezzi che ho recuperato io, andando a caccia del puro Miami style. Uno degli aspetti su cui ci siamo concentrati è stato anche quello di ridurre le spese di movimentazione degli oggetti. A New York io ho il mio tappezziere di fiducia, ma non volevo far viaggiare i pezzi, così ho cercato qualcuno lì in zona e ho trovato una persona meravigliosa, capace di seguirmi su tutto e in tempi ristrettissimi. Sono molto soddisfatta del risultato, ogni oggetto esce fuori bene.
E con le Peekaboo in edizione limitata, com’è andata?
Volevo dare un tocco very Miami, giovane, elettrizzante a un’icona indiscussa dello chic. La versione fosforescente mi fa impazzire, classica a prima vista, inaspettata quando cala il buio.