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"Hand in hand" il libro che celebra le Fendi Baguette

Le composizioni totemiche e scultoree di Lorenzo Vitturi esaltano, in un libro in edizione limitata, la craftmanship delle trenta Baguette realizzate da Fendi in collaborazione con altrettante realtà di eccellenza artigianale italiana.

Baguette realizzata in collaborazione con la Arazzeria Scassa di Asti (Piemonte), con un motivo ad alto liccio di lana ispirato a una illustrazione di Antonio Lopez. Foto di Lorenzo Vitturi tratte dal libro "hand in hand".
Baguette realizzata in collaborazione con la Arazzeria Scassa di Asti (Piemonte), con un motivo ad alto liccio di lana ispirato a una illustrazione di Antonio Lopez. Foto di Lorenzo Vitturi tratte dal libro "hand in hand".

Dalla sua nascita nel 1997 la Baguette Fendi, la borsa all’origine del fenomeno della it bag, è stata declinata in circa un migliaio di varianti, per tutti i gusti, le stagioni, i momenti della vita. Una forma essenziale, rettangolare, un manico corto, per un posizionamento confortevole sotto il braccio, e una fibbia inconfondibile con la doppia F del logo. Perfetta per essere reinventata da artisti e da altri stilisti, e riacquistata, in altri colori, altri materiali, altre decorazioni, da collezioniste addict come da sempre nuove adepte. Quest’anno, per il venticinquesimo anniversario, un volume in edizione limitata racconta l’iniziativa forse più affascinante legata alla Baguette, “hand in hand”, la collaborazione voluta da Silvia Venturini Fendi, direttore artistico degli accessori e del menswear Fendi, con artigiani italiani d’eccezione, depositari di skills e savoir faire tradizionali quando non addirittura antichissimi. Una collaborazione frutto di un attento e appassionato lavoro di scouting presente in nuce fin dagli inizi, perché già nel ’97 alcuni modelli erano stati realizzati con sete e broccati tessuti a mano su telai di fine 800 dalla Fondazione Arte della Seta Lisio Firenze.

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Baguette realizzata con l'artista Mariana d'Aquino (Basili- cata) ispirata ai tappeti annodati a mano per un effetto tridimensionale.

Lanciata nel 2020, la prima serie del progetto “hand in hand” ha coinvolto 20 manifatture, una per ognuna delle 20 regioni italiane. Il risultato? Altrettante Baguette one of a kind, che non verranno replicate, e quindi veri e propri accessori couture, in filigrana, legno, pizzo, crochet, broccato, tessere di mosaico, ricami di piume di pavone… Oggetti pieni di fascino, per alcuni dei quali non è esagerato parlare di veri e propri piccoli capolavori di virtuosismo e arte applicata, come la borsa in pelle rossa ricoperta da pannelli di foglia d’oro e piccoli coralli creata da Platimiro Fiorenza, o quella firmata da Akomena Spazio Mosaico, col suo pattern di stelle d’oro su un cielo lapislazzulo ispirato dal mausoleo ravennate di Galla Placidia. O ancora quella da principessa delle fiabe in filigrana d’argento del ligure Atelier EffeErre, o la Baguette di pizzo tombolo aquilano inamidato che ha richiesto oltre 100 ore di lavoro a Simona Iannini, o quella in tarsia sorrentina di Stinga Tarsia, costruita con pannelli di radica con motivi a intarsio in acero pallido. La seconda serie, presentata alla sfilata S/S22, è altrettanto esuberante ed eccitante della prima. Tra i modelli più impattanti, la Baguette frutto della collaborazione con l’Arazzeria Scassa di Asti, basata in un monastero dell’XI secolo dove si utilizzano telai del ’600 per riprodurre su tappeti quadri di Matisse e Kandinsky con la tecnica dell’alto liccio.

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Baguette in merletto di Orvieto (Umbria) con pattern ispirati al Duomo di Orvieto, realizzata nell'atelier di Lovisa Loretta. Modello realizzato in collaborazione con Real Seta Italian Silk Fabrics di San Leucio (Campania). Baguette con perle di vetro ovali e murrine di Ercole Moretti (Veneto) intrecciate su tessuto crochet. Borsa realizzata in collaborazione con il laboratorio Lana e Colori (Abruzzo) in lana di pecora colorata con tinture vegetali.

Nel caso di Fendi l’artista di riferimento è l’illustratore di moda portoricano Antonio Lopez, le cui silhouettes sono state un motivo portante della collezione moda S/S22. Altro oggetto di incanto, tra Gattopardo e Rococò, il modello in seta champagne con un pattern floreale derivato dagli archivi della manifattura Real Seta Italian Silk Fabrics di San Leucio, specializzata nel combinare tecnologia digitale e tecniche di lavorazione dell’era borbonica per produrre jacquards e broccati utilizzati per gli interni del Vaticano come della Casa Bianca o di Buckingham Palace. Lorenzo Vitturi, l’artista e fotografo autore delle immagini del libro dedicato al progetto, ammette una predilezione anche di vicinanza culturale - è per metà veneziano e ha recentemente trasferito il proprio studio da Londra a Murano - «per la borsa con perle di vetro di Murano di Ercole Moretti, un materiale che mi ha sempre affascinato e con cui avevo già lavorato, e per la Baguette realizzata dall’atelier veneziano di Luigi Bevilacqua su telai jacquard dell’800. Ma trovo meravigliosa anche quella toscana in un tessuto arancione estremamente materico», realizzata dalla famiglia Grisolini in lana di Casentino arancio bruciato con un  interno di casentino verde brillante. «”hand in hand” è una proposta di progetto molto vicina al tema della mia ricerca personale, con la sua attenzione alla craftmanship e alla bellezza dell’imperfezione che definirei un atto di resistenza politica quando tutto viene meccanizzato», sottolinea Vitturi. «Ho utilizzato la Baguette, con la sua forma così tattile e definita, come un elemento all’interno del mio processo creativo che consiste nell’assemblare materiali diversi. La natura delle mie composizioni è totemica e scultorea, e si rifà alle mie origini - mia madre è peruviana e mio padre veneziano - per far dialogare i “miei” materiali: vetro di Murano grezzo, ceramica, legno, sfondi dipinti con pigmenti colorati, tutti riflesso del mio percorso creativo. Ho frequentato l’Accademia di Belle Arti a Venezia che ho lasciato per darmi alla fotografia, al design e alla scenografia a Cinecittà. Ho fatto parte di Fabrica per due anni, poi sono andato a Londra. Lavoro sempre su progetti che richiedono un’elaborazione lunghissima, come l’attuale “Caminantes”, un incontro tra  vetro, tessuto e arti applicate in parte già presentato ad Amsterdam, in Norvegia e ora New Dehli». 

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