Incontri di menti: Dries Van Noten e Christian Lacroix
«Mi sono detto, perché non telefonargli e basta?», Dries Van Noten era convinto che per la collezione Spring Summer 2020 fosse necessario un tocco di audacia, esuberanza stilistica, volumi e divertimento. «Il mio obiettivo era disegnare una collezione gioiosa, come la haute couture degli anni ’80 e ’90. E ripensando a quell’estetica il nome di Lacroix si era imposto come un’evidenza». È iniziata con un incontro a Parigi, sugli Champs Elysées - a metà strada tra Anversa e Arles ‒ la collaborazione tra Dries Van Noten e il couturier francese della golden ages: Christian Lacroix. «Sin dallʼinizio eravamo entrambi molto eccitati da questa sfida, perché si trattava di uscire dalla propria comfort-zone. È stata un’evoluzione che abbiamo portato avanti all’unisono», sottolinea il designer belga «Conoscevo bene il lavoro di Christian, ma non lo conoscevo personalmente. Pensavo che lavorare con lui mi avrebbe arricchito e fatto vedere le cose con un’altra prospettiva. Ed è stato così, come fare un passo indietro per farne due avanti». I due designer hanno scoperto prestissimo di seguire processi creativi molto simili e di avere un’infinità di riferimenti culturali e passioni artistiche in comune. Il vocabolario di Dries Van Noten si fonde con gli interessi di Lacroix, che fin da bambino ha sviluppato una sensibilità artistica per le incisioni all’acquaforte, la fotografia e i film di Luchino Visconti. Li accomuna anche l’amore per l’opera e il balletto, per cui entrambi hanno disegnato magnifici costumi di scena, e che ha determinato la scelta della location della sfilata, l’Opéra Bastille. «Era importante che questo fosse l’habitat di Christian» ha sottolineato il designer belga, «è uno spazio che nessuno conosce ed è in cemento, mi piace il fatto che la gente pensi di andare allʼopera, anche se in realtà assomiglia più ad un bunker»
Anche Dries è sensibile al suo ambiente, a quel mix di austerità protestante olandese e opulenza borgognona. Se Lacroix è stato tra i couturier più venerati per lʼopulenta eccentricità dei suoi modelli, Dries Van Noten è riuscito a sublimare il day-wear. «Durante il lavoro, ci accorgevamo entrambi quando stavamo spingendo troppo o quando invece non lo stavamo facendo abbastanza», racconta Lacroix. «Mia mamma diceva sempre che il troppo non era mai abbastanza. Ammiro Dries e qualche volta invidio la sua capacità di mixare alla perfezione tessuti e stampe». Il loro lavoro, «non è stato semplice», ammette Van Noten: «In una collezione non è sufficiente trasmettere il divertimento della moda e creare meravigliosi vestiti: è necessario riflettere sulla realtà, le persone devono essere in grado di indossare i tuoi capi per strada». Alla sfilata gli ospiti hanno trovato un biglietto con scritto DVN * XCLX, accompagnato da una rosa. Un dono delicato che simboleggia nostalgicamente il ricordo delle sfilate couture di Lacroix, quando per l’inchino con il modello finale era diventata tradizione lanciare un fiore in passerella.