Fashion

Collaborazioni d’autore: la moda si unisce all'arte

Moda e arte si corteggiano da sempre. Un legame, come quello di Jean Cocteau con Coco Chanel, che ha fatto storia. Oggi, i direttori creativi chiamano gli artisti contemporanei a collaborare interpretando i valori della società con la loro lente speciale
Le collaborazioni tra arte e moda più famose
Le collaborazioni tra arte e moda più famose

Artwork di Fabrizio Cristino

Martin Margiela diceva che gli artisti e i designer hanno gli stessi stimoli, la stessa spinta creativa, a differire è solo l’espressione della loro reazione a questo stimolo. I primi stilisti a intuire la possibile unione tra forza visiva e stile sono i couturier Paul Poiret e Madeleine Vionnet. Nei primi decenni del Novecento fu proprio Poiret a lasciarsi ispirare dall’arte. In questo caso quella dei Balletti Russi di Diaghilev e dei suoi artisti che, a partire dal 1909-10, sconvolsero Parigi con la sperimentazione nella danza e nella musica, storie esotiche e folklore orientale. Gli storici della moda parlano di straordinaria somiglianza fra i costumi dei nuovi balletti e i modelli di Poiret. Successivamente il couturier fu affascinato dal progetto estetico della Secessione viennese: durante un soggiorno a Vienna aveva conosciuto Gustav Klimt ed Emilie Flöge, la realtà e la produzione della Wiener Werkstätte. Anche Coco Chanel fu coinvolta nella vita teatrale del suo tempo. Dopo essere stata affascinata dai Balletti Russi, nel 1922 Jean Cocteau le affidò la realizzazione dei costumi per la sua Antigone. I modelli erano ambientati in una scenografia progettata da Picasso e la collaborazione fra Chanel e Cocteau durò 14 anni. Nella moda di Madeleine Vionnet si rintracciano fortissime connessioni con la cultura artistica degli anni dieci del Novecento. La stilista scelse collaboratori che venivano dal mondo dell’arte come Thayaht e Marie-Louise Favot e condusse ricerche sulla geometria e le proporzioni. Fra tutte, la collaborazione che è specchio di una visione comune sugli archetipi della corrente del surrealismo è quella tra Salvador Dalì ed Elsa Schiaparelli.

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La co-lab tra il direttore artistico dell’uomo di Dior, Kim Jones, e l’artista Hajime Sorayama, noto per le sue donne robot in pose da pin up e i suoi animali androidi mixati alle icone jap.

Nel 1935, infatti, la fashion designer e l’artista più irriverenti del periodo tra le due guerre mondiali, vengono celebrati insieme per la prima volta, dalla primissima collaborazione per la stampa di un giornale, alla bottiglia del profumo Schiaparelli “Le Rois Soleil” disegnata da Dalì. Sempre all’artista spagnolo si deve la mitica introduzione della stampa “Aragosta” che si può trovare sia su un abito da sera sia come manico di una borsa; l’abito con i cassetti, che riprende la scultura Venere con i cassetti del 1936 e il famoso cappello con la scarpa. Questo binomio diventa sempre più indissolubile proprio grazie ai benefici che ha portato a entrambi i mondi: se il design di moda, spesso vittima delle esigenze di vendita, ha così guadagnato maggiore libertà creativa; il mondo dell’arte ha potuto in questo modo allargare il suo campo d’azione e conversare con un pubblico ancora più vasto. Prendete Mondrian, che nel 1965 grazie a Yves Saint Laurent ha portato la sua visione letteralmente sui corpi di migliaia di donne in tutto il mondo. E lo stesso Saint Laurent, il quale senza l’intuizione del pittore danese, non avrebbe prodotto uno dei suoi abiti più celebri. Come non ricordare infine la passione di Gianni Versace per la pop art, con il magnifico abito con le stampe delle serigrafie di Andy Warhol raffiguranti Marilyn Monroe o le camicie con gli schizzi geometrici astratti di Basquiat? La foto di Linda Evangelista che indossa il famoso abito bustier è storia. Ma quali sono le più interessanti degli ultimi anni? Sicuramente quelle di Louis Vuitton con una pletora di artisti tra i più rinomati di sempre chiamati a inventare pattern per gli accessori con l’iconico monogram. Tra tutti spiccano Cindy Sherman, Frank Gehry, Marc Newson, e Yahoi Kusama.  “In ognuna delle tele enormi e delle installazioni di Yayoi Kusama c’è una sorta di ossessione certosina e in ogni creazione c’è un mondo che non finisce mai. Credo sia per questo che la ammiro e la amo, che mi emoziono di fronte al personaggio e alle sue opere”, dichiarò Marc Jacobs nel 2012 a proposito della loro collaborazione di cui il motivo a pois è protagonista. 

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La capsule collection Fendi Roma Amor: la collaborazione tra la Maison romana del gruppo Lvmh e il graffiti artist Pref è in vendita da maggio nei flagshipstore di Fendi.

A Gucci si deve il contributo di aver messo in risalto quanto la potenza della street art sia fondamentale oggi e chiama Trevor Andrew (conosciuto come “Gucci Ghost”) che invade di graffiti i capi delle collezioni e la fotografa e scrittrice Coco Capitán, i cui poemi diventano anche murales pubblicitari. Raf Simons sceglie invece le fotografie di Robert Mapplethorpe per lo show Uomo del 2017, dove ogni pezzo è “vestito” da ritratti iconici di Patty Smith e Blondie oltre che immagini osè di organi sessuali maschili. Per l’estate 2018 Miuccia Prada chiama nove artiste di varie generazioni che hanno impresso la propria visione con illustrazioni e fumetti stampati su (quasi) ogni look, dalle giacche ai cappotti, passando per T-shirt e camicie, fino agli abiti e le gonne, le borse e le scarpe. Tra queste non potevano certo mancare le sneakers. Una serie esclusiva con le stampe dell’americana Trina Robbins (ndr, la prima donna a disegnare un fumetto di “Wonder Woman” nel 1986 nonché una delle icone dell’industria del fumetto degli anni 70). Ma se per la donna questo dialogo è stato decisamente più immediato già dall’inizio del 900, il menswear ha dovuto attendere molti anni dopo per trovarsi protagonista delle collaborazioni tra artisti e designer di moda, ed è ora, insospettabilmente, un percorso di indubbio successo che scatena la passione dei modaioli e dei collezionisti d’arte.

Le collab che hanno lasciato un segno

Fendi Roma Amor

L’amore e il rispetto per la città eterna è sempre stato un caposaldo della creatività di Fendi. Un sentimento che si rinnova con la nuova collab con il graffiti artist Pref, che ha realizzato una nuova grafica speciale dedicata, appunto, alla relazione tra Fendi e Roma. La capsule mixa influenze streetwear e sporty e punta su colori energici.

 

Dior e l’arte 

Moda, arte e impegno femminista sono stati i punti cardinali della sfilata autunno-inverno 2019-20 di Dior disegnata da Maria Grazia Chiuri, tenutasi nei giardini del Musée Rodin di Parigi. All’ingresso, quattro lettere maiuscole, simulate dalle pose di quattro corpi femminili, scrivono la parola Dior a sottolineare la potenza del linguaggio del corpo. È la celebrazione del lavoro di Bianca Pucciarelli Menna, in arte Tomaso Binga: questo lo pseudonimo che negli anni 60 l’artista si scelse per prendersi gioco di un sistema artistico che - allora più che mai - sfavoriva la presenza femminile. Dior ha recentemente annunciato un’entusiasmante collaborazione con 11 artiste da tutto il mondo per la terza edizione di Dior Lady Art, una capsule collection unica in cui agli artisti viene dato libero sfogo per reinterpretare la borsa Lady Dior. Per la cruise 2020 invece, il cui concept è il cross-culturale tra occidente e Africa, la stilista invita a rivisitare l’iconico tailleur Bar, chiamando le artiste Mickalene Thomas e Grace Wales Bonner. Quest’ultima ha voluto reinterpretare questa silhouette emblematica con tecniche di uncinetto e ricamo dei Caraibi. In seta e rafia intessuta a mano, ha coniugato nuance calde e vivaci con l’eleganza del nero, in un armonioso equilibrio tra maschile e femminile. Mickalene Thomas, artista afroamericana il cui lavoro prende come riferimento i grandi pittori europei, da Ingres a Manet, si è invece ispirata ai suoi collage colorati e rarefatti. Lato maschile, non mancano collaborazioni con artisti di una certa levatura, come l’ultima del direttore creativo dell’uomo di Dior, Kim Jones, con Hajime Sorayama. Lo scorso dicembre, a Tokyo i modelli hanno sfilato attorno alla statua creata dall’artista per l’occasione, una donna statuaria, o meglio una pin-up aliena alta 12 metri. La collezione ha ripreso poi negli accessori il mood “androide” nei dettagli, come le dentature di metallo presenti su marsupi e zaini. 

 

Gucci e Zumi

La linea di borse Gucci Zumi prende il suo nome dall’attrice e musicista sperimentale di L.A. Zumi Rosow. Rosow incarna in molti modi la visione della bellezza di Alessandro Michele, legata alla personalità e all’attitudine. Non convenzionale e moderna, Zumi è una forza creativa e la sua estetica esprime perfettamente le diverse sfaccettature del suo personaggio. Oltre a disegnare la sua collezione di gioielli, Zumi canta e suona una varietà di strumenti con la sua band, Crush, e suona il sax nei The Black Lips. Oltre a questa collab ce n’è una speciale per il Gucci Garden: con un incisivo stile di tratto in bianco e nero, l’artista MP5 ha concepito due artwall le cui immagini mettono al centro della narrazione le relazioni tra gli individui, la ricchezza dello scambio fisico ed emotivo. MP5 ha realizzato anche le immagini per una nuova linea di tote, shopper, T-shirt e felpe con stampe in bianco e nero ispirate all’antico testo cinese “I Ching” (noto anche come “Libro dei Mutamenti”). Gli otto “trigrammi” del libro rappresentano le forze della natura e forniscono a MP5 i suoi soggetti: tuono, acqua, montagna, fuoco, lago, cielo, vento e terra.

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La collezione autunno-inverno 2019-20 di Valentino per cui ha collaborato il direttore creativo Jun Takahashi del marchio nipponico Undercover. Un inno alle grafiche d’autore ma soprattutto alla sartorialità che da sempre contraddistingue la Maison romana.

Versace e la stampa Vittoria

Da sempre l’arte rappresenta una grande fonte d’ispirazione per Donatella e tutta la dinastia Versace. In particolar modo l’arte classica ha sempre avuto un ruolo importante nelle collezioni del brand. Protagonista è la stampa Vittoria, presentata durante l’ultima sfilata donna autunno-inverno 2019, che prende il nome dall’omonima statua presente presso la National Gallery di Londra. Inoltre con Versace Home, Donatella ha collaborato con un giovane artista, Andy Dixon, per realizzare un’installazione in occasione dell’ultima edizione del Fuorisalone. Uno dei pezzi chiave dell’esposizione è stata una camicia che riproduce una stampa iconica Versace, alta tre metri per due e interamente dipinta a mano. Chissà che non diventi anche questa una collab in futuro...

 

Valentino e Undercover

Notevole la collaborazione artistica tra Valentino e il brand giapponese Undercover, dietro cui si ansconde il genio di Jun Takahashi. Il progetto è rappresentato da una serie di grafiche per la stagione f/w 19-20; una vera e propria conversazione tra Pierpaolo Piccioli e Takahashi. Le grafiche sono state reinterpretate in chiave couture da Valentino, attraverso le lavorazioni simbolo dell’artigianalità della Maison romana.

 

Prada e Jeanne Detallante 

Per la prefall e la collezione Uomo autunno-inverno 2019 Miuccia Prada si è servita della moda per parlare del presente, descrivere la “pesantezza”, la bruttura del mondo, il disagio e la ricerca delle emozioni. E si è ispirata a film horror trash, soprattutto a Frankenstein, un mostro in cerca di amore e conforto. L’idea si trasferisce in stampe con saette, rose e faccine di creature fantastiche disegnate dall’illustratrice Jeanne Detallante su camicie infilate sulle polo, maglioni con spalline pelose, scarpe tempestate di borchie, cuori stampati per ricordare il desiderio d’amore. 

 

Celine e Christian Marclay 

Per la prima collezione di Hedi Slimane s/s 2019, il direttore creativo ha messo in passerella reinterpretazioni originali di Marclay d’immagini vintage a fumetti, complete di guanti in technicolor, scarpe oxford e mantelle sui quali campeggiavano scritte onomatopeiche come “Beep Beep” o “Kaboom”. I riferimenti arrivano da Surround Sounds , le opere fumetto riproducono effetti sonori accattivanti - a volte proprio intorno alle lettere, a volte con uno sfondo fantastico e astratto.

 

Coach e gli artisti orientali

Dopo il successo di altre collaborazioni tra cui quella con il fumettista americano Gary Baseman, Coach prosegue con un pull di artisti basati in Cina, chiamati a rivisitare Rexy, l’amato dinosauro. La scultura T-Rex di Sui Jianguo è stata ridisegnata per creare una stampa fotografica distorta. Il collettivo musicale Yeti Out ha incorporato Rexy nel loro logo. Zhu Jingyi ha ricontestualizzato scherzosamente la mascotte del marchio in un autentico disegno a inchiostro e l’artista grafico Guang Yu ha reinterpretato Rexy in una stampa graffiti disegnata a mano. Da giugno nei negozi Coach.

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