Jewellery

#Talkingwith: Giampiero Bodino

Progettista, pittore, artista e fotografo. Giampiero Bodino è un creativo vero, a tutto tondo, come non ce ne sono più
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Eclettico, visionario, Giampiero Bodino è celebre per creare solo gioielli di haute joaillerie, vere e proprie opere d’arte, senza tempo. Piemontese, studi di architettura alle spalle, e un passato dapprima da Italdesign a fianco del maestro Giorgetto Giugiaro, e poi a Roma, da Bulgari, dal 2002 è Direttore Artistico presso il gruppo Richemont, colosso del lusso per il quale si occupa in esclusiva del patrimonio stilistico di alcune delle più importanti realtà di alta gioielleria e orologeria del mondo. Nel 2013 fonda la maison che porta il suo nome, Giampiero Bodino, diventata un’istituzione nel settore. Libertà creativa, unicità e discrezione sono alla base della sua estetica che non conosce alcuna gerarchia creativa, ma si nutre della sua passione per il bello, per la natura, per il lusso artigianale. Nel suo universo creativo trovano spazio design, arte, pittura, e la sua amata Italia, continua fonte di ispirazione. Lo abbiamo raggiunto a Villa Mozart, monumento architettonico degli anni Trenta, suo quartier generale, a pochi passi dal quadrilatero della moda, dove su appuntamento, offre creazioni esclusive realizzate in esemplari unici.

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Collezione Mediterranea
Collezione Mediterranea

Partiamo dagli esordi. Com’è nata la sua passione per i gioielli?
È nata per caso, quando da giovane studente di architettura, dopo aver frequentato un corso di specializzazione in car design, trovai immediatamente lavoro un un’importante studio di Torino, La Italdesign di Giorgetto Giugiaro. Un lavoro che ho svolto con passione e che mi ha permesso, di avere una formazione “tecnica” straordinaria che mi è stata di grandissimo aiuto nella progettazione di qualsiasi cosa. Poi, un incontro importante ha cambiato la storia del mio percorso professionale.

Quello con Gianni Bulgari?
Sì, esatto. In quegli anni (1981) Gianni Bulgari stava riorganizzando lo studio di design. Attraverso il direttore della scuola di car design, chiede di incontrarmi e in occasione di una cena a base di design delle auto, (di cui è grande appassionato) e di visione dell’estetica applicata del gioiello, mi fa la domanda cruciale: “Ma se io le proponessi di disegnare gioielli?” La mia risposta fu immediata: “Perché no?! Dissi…” Di qui il mio trasferimento a Roma e i primi passi in un mondo nuovo, passi durati circa otto anni.

Quando ha capito che sarebbe diventato il suo mestiere?
Proprio quando mi sono trasferito a Roma, mentre lavoravo da Bulgari.

Parliamo del processo creativo. Da cosa parte per creare un gioiello?
Il processo creativo non è guidato da una sistematicità troppo precisa. Quando si disegna per altri, è fondamentale la comprensione di quella che è stata ed è la storia della Maison per cui si è chiamati a progettare. Solo un’approfondita conoscenza del passato può poi generare le riflessioni necessarie alla riuscita di un progetto.

Da dove trae ispirazione? Ha una musa di riferimento?
Per quanto riguarda il creare per il proprio marchio, non avendo una storia pregressa a cui fare riferimento, le possibilità si moltiplicano. Io amo guardare, sono molto curioso e il fatto di vivere in questo paese è già di per sé un’enorme fonte di ispirazione. L’architettura e la natura solitamente sono per me come il pensiero e il manufatto dell’uomo in relazione ad un paesaggio che lo circonda.

Come riesce a fondere modernità e tradizione?
Ho sempre pensato che la modernità può essere il risultato di un pensiero che ha capito e assorbito la tradizione.

Le sue creazioni sono delle vere e proprie opere d’arte dove i progettisti sono i suoi clienti. Le piace lavorare su commissione?
Tendo a non definirle opere d’arte, ma “i miei oggetti preziosi”, forse perché sono da sempre anche coinvolto in un processo artistico personale. Tuttavia mi piace pensare al connubio, alla relazione che s’instaura tra creazione e realizzazione.

Quali valori esprime il suo gioiello ideale?
Il valore di un gioiello è fortemente legato al significato di chi lo indossa. Ho sempre pensato che c’è un pizzico di magia in un oggetto che portiamo addosso con il valore simbolico molto forte. E non certamente la bieca ostentazione di un potere economico.

Se le dico creatività, cosa risponde?
Rispondo normalità e naturalezza.

Qual è la creazione di cui va più fiero?
Mi sento di citare la serie dei tre bracciali Mosaico, per il risultato estetico ottenuto che è stato raggiunto grazie alla maestria e all’ingegno tecnico di chi lo ha realizzato.

Qual è, invece, l’incontro che ha segnato la sua carriera?
Molti sono stati gli “incontri” che hanno arricchito il mio percorso partendo dall’inizio come ho già detto, con Giorgetto Giugiaro. Gianni Bulgari che mi ha avvicinato al gioiello. In seguito Franco Cologni e Johann Rupert che mi hanno aperto le porte del Gruppo Richemont. Negli anni anche Tom Ford, quando era direttore creativo di Gucci, per cui disegnavo orologi. Donatella e Santo Versace e per concludere Ralph Lauren con cui ho, sempre attraverso la Richemont, collaborato per anni e con cui ho condiviso una certa visione del “gusto”. Ma l’elenco potrebbe essere decisamente più lungo (sorride).

Villa Mozart a Milano è il luogo dove nascono le sue creazioni e dove è possibile acquistarle. Perché ha scelto un punto di vendita unico?
Perché per un progetto così specifico era necessario uno spazio che avesse un forte connotato privato.

Lei è anche pittore, disegnatore, fotografo. In quale ambito si sente più a suo agio?
Nulla in realtà prende il sopravvento quando si è spinti dalla passione…

E se non avesse fatto il desiger di gioielli, cosa avrebbe fatto?
Avrei avuto due possibilità: il viaggiatore per dare sfogo alla mia curiosità o il poliziotto per soddisfare il mio bisogno di giustizia.

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