Vincenzo Palazzo racconta Vìen
Coprire e scoprire. Il carattere dell’individuo diventa condizione essenziale dello stile. Vìen raccontata dal suo fondatore, Vincenzo Palazzo
Un nuovo modo
Figlio della Puglia, adottato da Milano, innamorato del Giappone. Vincenzo Palazzo comincia da (o segue) un flusso di idee continuo, uno stream of consciousness immediato. “La maggior parte delle mie idee e creazioni nascono la notte, prima di prendere sonno. Un po’ come è accaduto a Richards per I can't get no satisfaction. Sognare ad occhi aperti e immaginare, sono i più grandi doni che possediamo. È pazzesco. Chiudi gli occhi e tutto appare, tutto prende forma senza freni o limiti.”
Vent'anni di sogni e immaginazione hanno portato il designer a un nuovo concetto, a qualcosa che va oltre l’idea di moda, di collezione, di stagione: le sue creazioni vogliono superare la contingenza. “La moda mi spaventa perché è moda, e ciò che è moda passa. Vorrei capi che rimangano nel tempo" anche se oggi “si sta perdendo quella poesia che c’era una volta.” Definizioni, etichette, regole e schemi: Vincenzo le supera. “Le cose si evolvono pur mantenendo un bagaglio culturale figlio del tempo passato. Anzi, direi che oggi viviamo nel periodo crossover, un periodo storico con la più alta sperimentazione e contaminazione che si sia mai vista prima.” Una contaminazione che respira nei suoi capi, che vive nei suoi pezzi, dove tessuti preziosi e ricercati incontrano forme over, fluide e geometriche.
Un nuovo soggetto
La donna Vìen ama la street culture, si avvolge in giacche oversize e sceglie pantaloni, costruiti come fossero da uomo in un look contrastante con la sua stessa essenza, con la sua stessa femminilità. Contrasto e schizofrenia. Discordanza e fascino. “Le donne sono sempre discordanti e in continua lotta con loro stesse; amo il loro essere fragili e forti allo stesso tempo. Amo chi riesce ad essere donna sempre, in qualsiasi capo e situazione. Un equilibrio sempre in bilico, che è l’anima e il fascino vero dell'essere donna.” Un viaggio cominciato come un’avventura a lungo termine, ispirata dalla felicità di chi sceglie e indossa le sue creazioni. “Perché un capo fa questo, rende le persone felici e sicure. I vestiti esprimono ciò che sei, sono i primi a presentarti al mondo appena entri in una stanza”.
L’intuizione del qui e dell’ora, eterno, immutabile, attuale oggi e domani. In un momento della moda (o della storia) in cui tutto corre troppo velocemente per svanire in meteora “bisognerebbe rallentare, fermarsi e lasciare parlare i capi. Perché questo fanno, parlano per te dicendo chi sei.”