Interviste

Silvia Venturini Fendi racconta la Fendipedia

«Sarà sempre più importante scegliere cosa indossare, privilegiando indumenti pensati per durare nel tempo. E versatili». Silvia Venturini Fendi interpreta il momento storico lanciando il progetto Fendi Roma
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È la domanda che tutte le maison dovrebbero porsi ogni mattina e che, in tempi di pandemia, richiede risposte ancora più consistenti: qual è il senso del fare moda nel 2020? Le collezioni nascono per essere vendute, indossate, vissute in giro per il mondo; ma cosa spinge oggi all’acquisto di un capo importante, di una borsa très chic, di uno stivaletto prezioso? Fendi è una di quelle griffe che il quesito ce l’ha in nota da tempo e che dimostra nei fatti come si possa continuare a produrre lusso, pur essendo connessi con le paure, le speranze, i sogni e i bisogni del qui e adesso. Vale la pena di fermarsi un attimo e volgere lo sguardo indietro per capire il perché di una collezione come Fendi Roma, appena sbarcata in boutique con al suo interno Golden, una capsule collection fatta di accenti metallici, silhouette fascianti, bustini scultorei, scollature generose e dosi abbondanti di lurex. Il tutto accompagnato da una serie di gioielli con il logo FF, ispirati alle notti sfacciate e glamorous della New York anni ’70, quando il bel mondo si dava ap- puntamento allo Studio 54. E riscaldato da una collaborazione con K-Way, dove l’iconico antipioggia conquista la doppia F e, in un paio di modelli, una doppiatura in visone. Con mezzo mondo tappato in casa tra quarantene e lockdown, chi se li compra look scintillanti e dorati come quelli fotografati in queste pagine? A sciogliere la questione ci pensa il Silvia Venturini Fendi pensiero, un ragionamento che la direttrice creativa ha portato avanti con coerenza e sensibilità in questi ultimi mesi così difficili. «Siamo forzati, o meglio felicemente forzati, a rivedere il nostro modo di comprare e credo che questa sarà l’attitudine del nostro mondo. Da qui in avanti sarà sempre più importante scegliere in maniera oculata cosa indossare, privilegiando indumenti pensati per durare nel tempo. E versatili, per offrire al cliente la possibilità di trasformare magari una giacca in un bolero, semplicemente staccando la parte inferiore». Era il gennaio scorso, del Covid-19 arrivava giusto qualche eco dalla Cina e nel backstage della sfilata uomo per l’Autunno-Inverno, ora negli store, Venturini Fendi raccontava a L’Officiel la sua visione di una menswear elegantissimo e sofisticato, certo, eppure perfettamente in linea con l’impegno sul fronte della sostenibilità dell’intero fashion business.

Maglione in lana, pantaloni in velluto a coste e sciarpa realizzata in lana con lavorazione a costa inglese e lettering FENDI ROMA. Giubbotto e pantalone in raso di seta con dettagli a contrasto, stivaletto realizzato in nappa con tacco ricoperto tono su tono con effetto embossed.

Poi è stata la volta della collezione donna, ultimo show affollato poco prima che il dilagare dei contagi fermasse l’Italia, e lei, allora, aveva ragionato su di un altro punto focale del dibattito in corso: l’empowerment femminile e il superamento di certi canoni stereotipati della bellezza. «Ho messo in discussione il tipo di donna che volevo vestire: potente, forte e libera. Ho esplorato i vecchi cliché, i vecchi codici che dettano gli armadi della femminilità da decenni, in opposizione alle nuove regole, ai nuovi codici contemporanei», spiegava fiera di un casting sempre più inclusivo, per meglio rappresentare i tanti e tutti legittimi volti del femminile. Dopo di che la paura, il dolore, l’angoscia del primo lockdown dal quale la maison era emersa a settembre con una sfilata coed poetica, intima, delicata. «Quando mi sono messa al lavoro sulla sfilata parlare di moda mi sembrava difficile, così ho scelto di parlare del valore della moda, di cosa per me rappresenta. Inevitabile è stato allora collegarmi al concetto di famiglia, nel mio caso una famiglia profondamente legata alla moda», diceva, sottolineando un concetto fondamentale per lei e per il marchio: «La moda è qualcosa di serio, un modo per raccontare noi stessi, la nostra storia». In questo dicembre tanto anomalo, che storia possiamo raccontare tutti noi, se dobbiamo restare in casa, limitare il più possibile gli spostamenti, evitare ogni tipo di incontro con amici e conoscenti? Perché scivolare dentro a un abitino shiny e sensuale, se poi resteremo confinati in salotto? Per celebrarla quella famiglia, per ricordarci che la luce a un certo punto arriva, anche se il tunnel in cui siamo capitati dentro sembra infinito. Per dirci che ci dobbiamo voler bene, anche grazie a un look che ci faccia un po’ girare la testa.

Suit in flanella di lana, felpa a maniche lunghe e collo a giro in cotone e lettering FENDI ROMA a contrasto. Borsa rigida dal design verticale realizzata in legno e rivestita in pelle serigrafata con profili e lettering FENDI ROMA a rilievo. Pullover in mohair, mini abito realizzato in pizzo chantilly con bustier dallo scollo a cuore, frange di perline ed embroideries e stivaletti.

Una nuova luce sulla città di Bergamo

Le fibre ottiche di Daniel Buren sono state presentate, per la prima volta in un museo italiano, in occasione della mostra “Illuminare lo spazio, lavori in situ e situati” organizzata dalla GAMeC - Galleria D'Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, a cura di Lorenzo Giusti. E sono state loro a ridefinire lo spazio di Palazzo della Ragione di Bergamo, un tempo destinato all’amministrazione e all’esercizio della giustizia cittadina, gettando “nuova luce” su di esso, sui preziosi affreschi conservati e, non ultimo, sulla capsule collection Golden di Fendi (in occasione dello shooting presentato in queste pagine). Il progetto per la città di Bergamo è nato dall’incontro tra un gruppo di interventi “in situ”, immaginati appositamente per lo spazio della sala delle Capriate, e una serie di lavori “situati”, cioè adattati agli spazi del grande salone ma idealmente trasferibili in altri contesti. La mostra, che ha otte- nuto un grande successo, è stata visitata da più di 50mila persone e ha anche una valenza simbolica, un segno di rinascita per Bergamo, una delle città più colpite dalla pandemia. Il prossimo protagoni-sta di un intervento site-specific per la Sala delle Capriate sarà Ernesto Neto, nell’estate 2021.

GAMeC – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea di Bergamo, gamec.it

Maglione e sciarpa realizzata in lana con lavora- zione a costa inglese. Pullover a maniche lunghe e collo a giro realizzato in mohair e mini abito con bustier dallo scollo a cuore. Giacca realizzata in flanella di lana e felpa in cotone e lettering FENDI ROMA a contrasto. Pullover a maniche lunghe e collo a giro realizzato in mohair.
Felpa in cotone e lettering FENDI ROMA a contrasto e pantaloni realizzati in flanella di lana. T-shirt con lettering FENDI ROMA a contrasto, gonna midi a pieghe, cerchietto per capelli e stivaletti.
Tuta in jersey di cotone con collo effetto torchon ed inserti elastici alle caviglie e stivaletti. Bauletto da viaggio realizzato in legno e rivestito in pelle serigrafata con lettering FENDI ROMA.

Model Shahd Rezkana @ Fabbrica Milano Management & Kebri Tesfamariam @ Elite Model Management
Photographer Matteo Strocchia
Stylist Sarah Venturini
Hairstylist Giovanni Iovino @ Julian Watson Agency
Makeup Artist Anna Maria Negri @ Julian Watson Agency
Casting Direction Caterina Matteucci @ Cm Casting and Mattia Matthew Marazzi 
Creative and Art Direction Mattandsarah (Sarah Venturini & Matteo Strocchia)
In tutto il servizio photo-souvenir Daniel Buren, Fibres optiques tissées
Location GAMeC, Palazzo della Ragione, Bergamo, 2013-2020 © Daniel Buren by SIAE 2020
Stylist and Production Assistant Nadia Lametta e Claudia Chiarolanza
Photographer Assistant Marco Servina 
Special thanks to GAMeC Bergamo, Lara Facco Press & Claudia Santrolli

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