Cinema's Girl: l'intervista all'attrice Rebecca Antonaci
Rebecca Antonaci si è fatta notare alla 80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con il ruolo di Mimosa. La protagonista del film di Saverio Costanzo racconta “Finalmente l’Alba”, in uscita il 14 febbraio 2024.
Interview by SIMONE VERTUA
Photography NICOLA DEROSA
Styling Sarah grittini
«Dopo “Finalmente l’Alba” sono cresciuta dal punto di vista attoriale, ho imparato a prestare attenzione ai dettagli, e ho capito la dedizione che si dovrebbe provare per il proprio lavoro», racconta l’attrice diciannovenne originaria di Viterbo. Già a dieci anni Rebecca Antonaci è attratta dall’idea di entrare nei panni di un personaggio per raccontare una storia; inizia a recitare al Teatro Antigone e al Sistina per poi passare al cinema con il cortometraggio di Vincenzo Alfieri “Il lato oscuro” che ricorda come un’esperienza forte in cui interpretava la vittima di un killer. Poi l’abbiamo vista in “Don Matteo 13”, in “Lea, un nuovo giorno” e di recente è stata co-protagonista della serie “Luce dei tuoi occhi” di Fabrizio Costa su Mediaset. L'attrice Rebecca Antonaci sogna di cimentarsi in un ruolo che possa unire la sua passione per la musica - suona il sassofono e il pianoforte - il canto e la recitazione e tra i generi che apprezza di più ci sono il cinema pulp e la fantascienza. È alle prese con lo studio del metodo Stanislavskij: «ma per ora mi affido a tecnica e istinto».
L’OFFICIEL ITALIA: Com’è stato lavorare con Saverio Costanzo?
REBECCA ANTONACI: Una rivelazione, Saverio riesce a comunicare la sua visione del film in una maniera così efficace che non ci sono mai state incomprensioni durante le riprese. Apprezzo molto la sua visione del mondo femminile che racconta con una delicatezza e innocenza che di solito gli uomini non hanno. Avevo già lavorato con lui: mi aveva notato in passato per uno spot pubblicitario e mi ha contattato per i provini perché voleva che fossi la protagonista di questo film. Ho fatto una decina di provini in sei mesi e finalmente ho ricevuto il ruolo.
LOI: Il film si concentra sulla redenzione del personaggio di Mimosa che è ispirato a Giulietta Masina. Secondo te come vengono rappresentati i ruoli femminili oggi?
RA: Spesso le parti delle donne sono stereotipate ed è difficile trovare progetti in cui i personaggi femminili siano innovativi. In Italia gli sceneggiatori si divertono di più a scrivere i ruoli maschili, costruendo scene assurde e sfidanti. Spero che questa tendenza venga disinnescata un giorno. Percepisco che ci sia un costante bisogno di ostentare l’ideologia femminista e si è persa un po’ la bellezza della donna fragile, emotiva, e sensibile. Si ha paura di essere criticati se si rappresenta questa tipologia di donna.
LOI: Nella tua vita, ci sono dei punti in comune con Mimosa?
RA: In realtà poco, il film racconta un viaggio notturno di una ragazza che si trasformerà presto in donna ambientato nella Cinecittà degli anni ’50, e appartenendo a due epoche diverse, cambia molto il carattere e l’atteggiamento di una persona. Lei è una ragazza ingenua, innocente e succube dei genitori che la obbligano a sposarsi, io mi sento libera, faccio il lavoro che voglio anche se ho solamente 19 anni. Siamo accomunate dalla sincerità: è difficile che indossi delle maschere per difendermi dalle persone, rimango come lei, sempre fedele a me stessa.
LOI: Sul set hai lavorato con Lily James, Joe Keery, Alba Rohrwacher e Willem Dafoe. Che rapporto hai stretto con loro?
RA: Alcuni di loro li sento ancora, si è instaurato un rapporto speciale e sul set capitava che mi aiutassero nelle scene più ostiche. Quando ti trovi bene con delle persone, le scene vengono da sé, ricordo lucidamente una scena che dovevo interpretare con Lily e si era creata un’intensità tale che poi mi sono sentita Mimosa per tutto il giorno.
LOI: Chi sono i registi con cui ti piacerebbe lavorare?
RA: Quentin Tarantino, Sofia Coppola e Edgar Wright.
LOI: Cosa ti affascina della moda?
RA: Mi piace stare comoda: jeans, maglietta, felpa e sono a posto, però riconosco che la moda è una forma d’arte. Per il Festival di Venezia 2023 sono stata vestita da Armani, e nonostante fossero abiti lontani da quelli che indosso solitamente, posso dire che hanno rispecchiato la mia personalità.
"Per il Festival di Venezia sono stata vestita da Armani e gli abiti hanno rispecchiato la mia personalità". Rebecca Antonaci
LOI: Che cosa consiglieresti a chi vuole intraprendere il tuo lavoro?
RA: Mi sento un po’ disillusa, perciò il mio consiglio è di ragionare con la propria testa, perché non è difficile trovarsi in un contesto pieno di falsità. È un lavoro che ti dà tanto, ma che ti toglie altrettanto per questo è fondamentale avere una vita ricca anche al di fuori dal set e circondarsi di belle persone che ti supportano. Quando finisci un set e ritorni a casa è pesante. Sono tornata a scuola a Viterbo ed è stata una botta. Ho fatto un percorso di terapia e di crescita e ora posso dire di aver imparato ad apprezzare anche le piccole cose.
HAIR E MAKE UP: Carla Oppes using COTRIL SPA.