Marina Di Guardo, l'amore per la scrittura. E alle donne dice: «Dobbiamo fare squadra»
Al suo nono romanzo, Marina Di Guardo, ha coronato il suo sogno di diventare scrittrice. Madre delle sorelle più famose d'Italia - Chiara, Francesca e Valentina Ferragni - e influencer lei stessa (nel tempo libero dalla scrittura), ci racconta com'è nata questa passione, come prendono vita i suoi romanzi e cosa dobbiamo aspettarci da "Quello che ti nascondevo", il suo ultimo libro...
Radici siciliane, classe 1961, nasce a Novara e cresce in Lombardia. Sempre sorridente ed estremamente elegante, Marina Di Guardo è un’affermata scrittrice di thriller. Il suo talento l’ha portata ad essere pubblicata da due case editrici tra le più importanti in Italia, Feltrinelli prima e Mondadori poi.
«Sono molto insicura», mi spiega, svelando un lato di sé che tende a tenere nascosto, «ricordo ancora quando, all'esame di terza media, il mio tema venne scelto tra tutti quelli dell’istituto come il più meritevole. Io ero una bambina così invisibile, quasi insignificante per la mia famiglia…». Ha messo in gioco tutta se stessa per inseguire il sogno di diventare una scrittrice. Al suo nono romanzo - é appena arrivato nelle librerie “Quello che ti nascondevo” (2023, Mondadori) -, può dire di esserci riuscita. Madre orgogliosa di una famiglia tutta al femminile - Chiara, Francesca e Valentina Ferragni (nel tempo libero dai libri Marina è anch'essa un'influencer di successo) - riflette su come le donne debbano continuare a combattere per i loro diritti, unite più che mai.
LOI: In una recente intervista hai detto: "Da piccola divoravo i “Gialli Mondadori” per ragazzi e rubavo quelli per adulti dal comodino di mia madre". Qual è stato il primo libro ad avere un impatto significativo su di te?
MDG: Il primo romanzo che mi ha aperto gli occhi sulla potenza della scrittura è stato "La Storia" di Elsa Morante. Mi era stato assegnato come compito per le vacanze, un tomo piuttosto corposo. Dopo le prime 100 pagine, ricordo di essermi innamorata di quella scrittura. Mi sono lasciata trasportare dalla storia dei personaggi, ricordo ancora i loro nomi, come Useppe (in realtà Giuseppe). In quel momento ho compreso la forza della scrittura.
LOI: Cosa rappresenta intimamente per te?
MDG: La scrittura è il mio modo di esprimermi, di far emergere la parte più profonda e nascosta di me stessa. Attraverso i miei personaggi, riesco a portare alla luce paure e idiosincrasie di cui forse non avrei il coraggio di parlare ad alta voce. A volte mi accorgo che scrivere mi consente di affrontare argomenti difficili - alla fine di pagine cruente anch’io mi sento destabilizzata - e di far emergere emozioni sepolte, che solo attraverso la scrittura riesco ad esprimere.
LOI: Nel tuo ultimo romanzo, "Quello che ti nascondevo", i segreti sono il punto focale del racconto, che significato hanno per te?
MDG: I segreti comportano determinati sentimenti. Come l'inquietudine, che si genera sia in chi mantiene il segreto, sia in chi lo scopre. Nel caso del mio ultimo romanzo, Giacomo (il protagonista, ndr.), vive nel ricordo della moglie, morta a causa di un incidente. Tuttavia, si ritrova a fare i conti con la realtà, molto diversa da quella che credeva di conoscere… Inciso: tutte le sere, per consolarsi, e forse anche per farsi del male, Giacomo si siede su di una poltrona, sorseggia un bicchiere di whisky e ascolta attraverso gli speaker del suo stereo i messaggi vocali che la moglie gli ha lasciato nel tempo. Mentre ascolta un messaggio, si rende conto che c'è qualcosa di stonato, una voce che non aveva percepito in precedenza. Ne rimane sconvolto. Credo che i segreti possano essere qualcosa d'inquietante, di molto triste e molto duro da dover affrontare, ma possano anche essere anche una forma di protezione per qualcuno che amiamo…
LOI: L'amore può perdonare anche i segreti più inconfessabili?
MDG: Dipende dal segreto. Se il segreto scardina l'equilibrio di una relazione e rivela scenari che mettono in crisi tutto ciò che è stato costruito insieme, il perdono diventa difficile. Si può empatizzare con le fragilità degli altri, certo, senza drammatizzare... Tuttavia non credo nel perdono a tutti i costi.
LOI: Abbiamo già introdotto Giacomo, protagonista di "Quello che ti nascondevo”: cosa dobbiamo aspettarci dal tuo nuovo libro?
MDG: Innanzitutto una trama avvincente. E sono felice che tantissimi miei lettori mi stiano già mandando feedback in questo senso. C’è chi mi dice che l’ha “divorato”, chi “mi hai fatto fare le tre di notte e il giorno dopo sono andata in ufficio con le occhiaie”… Ma non mi sono fermata solo a questo livello. Il mio obiettivo, oltre a scrivere una storia thriller, è coinvolgere i lettori attraverso una forte introspezione psicologica dei personaggi. Anche un assassino, se visto da vicino, con i suoi drammi interiori, è un essere umano con il quale a un certo livello possiamo empatizzare. E, legata a stretto giro con quest'ultimo argomento, c’è la volontà di affrontare temi che per me sono molto importanti, come la lotta alla violenza contro le donne…
LOI: La violenza contro le donne è un tema, purtroppo, caldo. Sul corpo delle donne si sono giocate spesso battaglie politiche e ideologiche, senza magari nemmeno dar voce alle donne stesse… E, se nell'ultimo secolo le donne hanno conquistato molti diritti, ora questi vengono messi in discussione. Cosa ne pensi?
MDG: Che dobbiamo combattere per il nostro riconoscimento come esseri umani. Sembra banale dirlo, ma dobbiamo far in modo di essere assolutamente sullo stesso piano degli esseri umani di sesso maschile. E anche far squadra tra di noi. Il grosso problema che abbiamo a mio parere, a differenza degli uomini, è questo. È cruciale riscoprire il valore della “sorellanza”, di cui tratto spesso nei miei libri. Non siamo sole: abbiamo problemi, paure, background simili. E tocco purtroppo con mano questa realtà. Molte donne, anche giovani, si riconoscono, purtroppo, nei personaggi femminili che tratto nei miei libri.
LOI: Libri nei quali metti anima e corpo, mi pare di capire… Raccontaci la giornata tipo di una scrittrice.
MDG: Soffro d’insonnia, molto spesso mi alzo alle cinque, al massimo alle sei. Ora sono in una fase di decompressione... Per raccontare una nuova storia sento il bisogno di allontanarmi da ciò che ho appena finito di scrivere. Quando invece lavoro, faccio colazione e mi metto subito al computer. E per 9 o 10 mesi, sabati e domeniche incluse, dedico completamente le mie mattinate alla scrittura. Con grande costanza, che è l’unico modo per portare a termine un romanzo.
LOI: Costanza, ma anche tanta passione… Com’è nato l’amore per la scrittura?
MDG: Sin da bambina adoravo leggere e amavo ascoltare le persone raccontare storie. Ricordo ancora i viaggi che facevo con i miei genitori. Erano Siciliani, ogni anno dalla Lombardia raggiungevamo l’isola, destinazione Catania: io mi divertivo ad osservare il paesaggio dal finestrino, immaginandomi di raccontare tantissime storie. Ho coltivato la passione per la scrittura in maniera un po' discontinua negli anni, scrivendo poesie e racconti. Quando poi sono rimasta da sola dopo che le mie figlie vennero a vivere a Milano, mi sono ritrovata con la sindrome del nido vuoto, con molto più tempo per me. Ho deciso di mettermi in gioco. Mi sono messa nei panni di un lettore e mi sono chiesta cosa volesse leggere e cosa potesse trovare di intrigante in una storia.
LOI: E com’è andata?
MDG: Ho scritto il mio primo romanzo “L'inganno della seduzione”, un dramma relazionale. Una storia forse anche un po' inconsueta, l'incontro tra una donna di quarant'anni delusa dalla vita con una persona transgender. L’ho stampato a mie spese e l’ho mandato a qualunque casa editrice, dalle più grandi, che non mi hanno minimamente calcolato, alle più piccole. Una, appena nata, Nulla Die, decise di pubblicarmi. Sarò loro grata per sempre…
LOI: C’è voluto tanto coraggio ma è arrivata anche tanta soddisfazione…
MDG: Ho sempre scelto di mostrarmi come una persona molto sicura, ma in realtà sono l’esatto opposto. È stato difficile credere in me stessa, però quando ho visto che il mio lavoro veniva apprezzato, l’affetto dei lettori mi ha instillato la voglia di continuare. Quella di esprimermi attraverso la scrittura è il mio sogno più grande, da sempre. Ricordo ancora quando, da piccola, durante l'esame di terza media, il mio tema venne scelto tra tutti quelli dell’istituto come il più meritevole. Io ero una bambina così invisibile, quasi insignificante per la mia famiglia…
LOI: Però ora si è tutto ribaltato. Chiara, Francesca e Valentina: sei la mamma delle sorelle Ferragni. Tra di voi traspare un forte senso di femminilità e per la tua famiglia sei una sorta di pilastro, una mater familiae…
MDG: Sì, per loro ci sarò sempre. Ho sempre cercato di dare loro più iniezione di fiducia possibile. Credo sia davvero importante per un figlio. Anche il meno apparentemente dotato dal punto di vista intellettuale, se gli viene infusa fiducia, riuscirà a dimostrare il suo valore.
LOI: E loro come sono con te?
MDG: Entro le 8:30 del mattino le chiamo tutte, fusi orari permettendo. A volte mi dicono che sono un po' pesante - ride -, anche se poi, quando salto una telefonata, se ne accorgono subito…
LOI: Quale ruolo preferisci tra l'essere madre e l'essere nonna?
MDG: Sono felicissima di essere nonna, anche se non amo molto questa parola perché significa che l’età sta iniziando a farsi sentire… Tra i due ruoli preferisco quello di mamma, perché sono una molto “interventista”, diciamo (ride, ndr.). Con le mie figlie è stato come avere per le mani creta da plasmare. Ti rendi conto del potere che hai e sai che non puoi fare errori, devi usarlo bene. È una grandissima responsabilità. Per i miei nipoti ci sarò sempre ma non posso incidere nella loro educazione, non è il mio ruolo. Essere madre rispecchia più la mia personalità.
LOI: Siamo arrivati al termine della nostra chiacchierata, cosa ti auguri per il tuo futuro?
MDG: Per i miei cari salute, serenità, tranquillità. Se invece parliamo della mia vita professionale, mi piacerebbe tantissimo andare in un paese sperduto e trovare in una libreria un mio romanzo, tradotto nella lingua di quel paese. Vorrebbe dire essere riuscita ad arrivare a moltissime persone!