Interviste

Luca Ravenna, l'intervista al comedian stand up da sold out

"RED SOX - Uno spettacolo comico", il tour di Luca Ravenna giunge al termine il 29 aprile a Milano al Teatro Lirico Giorgio Gaber. Una tappa importante, un chiudi fila dopo 67 mila biglietti venduti e 50 date sold-out. Il comico si è raccontato a L'OFFICIEL ITALIA tra ricordi, dedizione e lavoro.

Luca Ravenna
Luca Ravenna

Carta, penna, cuffiette. Scrivere è il suo lavoro. Parte tutto da lì. Un buon testo, prove su prove, correggere, riscrivere, leggere…stravolgere a volte. Regole da autore, valide anche per lo stand-up comedy, come nel caso di Luca Ravenna. Il comico è ora in tour con il suo spettacolo “RED SOX – Uno spettacolo comico di Luca Ravenna”, e Milano è la sua ultima data. Un grande successo con 50 tappe sold-out e 67 mila biglietti venduti. Ravenna ha una lunga carriera alle spalle, dopo il diploma presso il Centro sperimentale di cinematografia di Roma, una web serie comica con i “The Pills” su YouTube, un lungometraggio, tanti anni da autore televisivo e il grande passo dello stand-up comedy. Un vero successo. Luca Ravenna si racconta in un'intervista a L’OFFICIEL Italia.

L’OFFICIEL ITALIA: Iniziamo da principio, come ti sei avvicinato al mondo dello stand-up comedy?
Luca Ravenna: Grazie ad internet e YouTube. All’inizio degli anni 2000 erano diventati accessibili spettacoli e sketch di comici mai sentiti in Italia. Nel 2014 mi sono iscritto al primo open mic italiano ed eccoci qui.

LOI: Hai studiato al Centro sperimentale di cinematografia di Roma. Cosa volevi diventare da studente? Eri un idealista?
LR: Mi appassionava molto il mondo della regia, ma non ho proprio la testa per fare un mestiere così complesso né le velleità di chi vuole dirsi autore del cinema a tutti i costi. La scrittura è la base di qualsiasi storia. Senza un buon testo è difficile fare qualcosa di valido, poi che il testo sia buono lo decidano gli altri. È giusto provare prima a concentrarsi su quello e poi su tutto il resto; è il motivo per cui mi sono buttato sulla sceneggiatura a vent’anni. Crescendo, ho avuto la fortuna di lavorare praticamente subito, mi sono reso conto di quanto la vita da sceneggiatore non faccia per me, almeno non solo quella.

LOI: Facendo un po’ di ricerca ho scoperto che hai fatto tantissima esperienza e un bagaglio lavorativo importante. Quale ti ha formato di più?
LR: Non saprei. Forse lavorare con il gruppo romano dei "The Pills”, forse lavorare a “Quelli che il calcio”, forse la cocente delusione della serie che avevo fatto per Repubblica - che non vide quasi nessuno -. Detto questo, fare palco è sempre la cosa più utile e intensa che ci sia. Sono molto fortunato.

LOI: La persona che ti ha dato il consiglio professionale più importante?
LR: Ce ne sono state tante. Mattia Torre, al quale ho fatto da assistente a teatro mi ha dato un paio di consigli incredibili sulla scrittura, consigli sui quali ancora faccio affidamento. Massimo Venier, che ho avuto come capo autore a “Quelli che il calcio" mi ha dato il consiglio che ha cambiato il mio modo di scrivere e Edoardo Ferrario una volta mi ha detto “scrivi come parli” quando si tratta di monologhi, è fondamentale.

LOI: Negli ultimi anni c’è stato un grande ritorno alla comicità (dai programmi televisivi, ai podcast, IG) come mai secondo te? 
LR: Podcast, tv, live IG, messi così in fila, mi ricordano solo il periodo del lockdown, che è stato un momento incredibile. Già prima le cose stavano andando bene per le nostre serate, ma il lockdown ha compresso tutto e fatto esplodere poi il desiderio di stare insieme ad assistere a qualcosa di bello e dal vivo, che sia comicità o un concerto. Agli esseri umani piace stare insieme e internet è un’ottima vetrina per attirare il pubblico. Poi in generale ridere fa sempre piacere, non è mai un problema, non ho mai visto nessuno lamentarsi del fatto di aver riso.

LOI: Qual è il segreto per far ridere la gente? È diventato più difficile secondo te? 
LR: Non ne ho la minima idea, in generale l’ironia è il miglior mezzo possibile per dire qualsiasi cosa o per nascondere qualcosa che non si riuscirebbe a esprimere in modo diretto. Ma anche se uno prova a scrivere la miglior battuta del mondo, ci fa sempre più ridere una persona che ruzzola in terra in modo goffo. Su questo periodo non saprei, così a occhio, ci sono stati periodi leggermente più bui del terzo millennio nel mondo occidentale. Secondo me era più difficile provare a far ridere in altre epoche.

LOI:Come ti prepari a uno spettacolo? Hai un piccolo rito pre palcoscenico? 
LR: Ne ho diversi. Bevo sempre acqua calda, limone, zenzero e miele, mangio carote e noccioline americane e bevo mezza lattina di coca-cola, ascolto una serie molto precisa di canzoni, ammettendone una nuova al giorno nella playlist. E se la serata va un po’ meno bene di altre, quella canzone non la ascolto più pre spettacolo. Mi allaccio le scarpe due volte sempre nello stesso modo e salgo sul palco con una bottiglietta d’acqua e zucchero. Non si fanno tutte queste cose per scaramanzia quanto per il bisogno di avere delle azioni che ti permettano di concentrarti. Poi ho anche un paio di riti scaramantici, che però non ti dico.

LOI: Durante questo tour, tra 2023 e 2024, hai registrato decine di sold-out, compresa quella di Milano di chiusura. Sei soddisfatto? Ti aspettavi un successo del genere?
LR: Sono molto contento, davvero. È stato un tour stupendo, faticoso, ma molto bello, si è un po’ mangiato tante altre cose della mia vita ma va bene così. Mi piace stare in tour, vedere i teatri pieni è una soddisfazione incredibile, vorrei dirti che non ci avrei mai pensato, ma non sarebbe vero. È una cosa che ho desiderato tanto. Il team che mio fratello -con cui lavoro- ha costruito intorno a Red Sox mi ha protetto molto ed aiutato sempre. Sono contento di chiudere a Milano, poi ci sarà tempo per godersi un po’ tutto.

LOI: L’argomento di cui ti piace parlare di più? Quale invece ti riesce meglio? 
LR: Non c’è un argomento in particolare, forse quando riesco ad animare i pezzi che faccio inventando delle voci e non facendo delle imitazioni, quella è la cosa che mi piace di più. Quello che mi riesce meglio: i dettagli quando parlo di sesso, devo dire che mi diverto molto. 

LOI: Cosa ricerchi in fase di scrittura per i tuoi monologhi? 
LR: I temi. Scrivere “cose divertenti” è facile, usarle per provare a dire altro è molto più difficile. Come per un film, si cerca un tema e un mondo in cui ambientarlo. Il tema è la cosa più difficile e non sempre ci si riesce. 

LOI: Il caso Scurati-Bortone è su tutte le pagine…hai lavorato anche tu per la televisione, è quanto mai sacrosanta la libertà di espressione. Soprattutto per scrittori e autori. Perché la politica, secondo te, si sta rintanando nella censura?
LR: La censura, quella vera, non è quella che ha subito Scurati. L’altra metà del cielo non fa che dargli voce, che sia su internet o sui palchi, poco importa, sta raccontando la sua storia ovunque, com’è giusto che sia. La censura vera è quella per cui non lavori più, non pubblichi, non parli, viene spenta la tua voce. Non è questo il caso. Non ha potuto partecipare ad un programma Rai, punto.Il discorso sulla Rai mi sembra che sia un altro: in questo momento è in mano a un governo che fa delle scelte obiettivamente demenziali a livello editoriale proprio sull’azienda - gente che non ha imparato la grande lezione di Berlusconi, gente che ha paura delle parole e soprattutto della storia e poi sono i primi a lamentarsi di questa “dittatura del politically correct”. La politica si rintana nella censura perché passa troppo tempo sui social e troppo poco nella vita vera, forse come noi che, va sempre ricordato, non siamo diversi dai personaggi che popolano il mondo della politica italiana.

LOI:Chiudiamo così, si dice che i comici siano narcisisti e auto referenziali, è davvero così?  
LR: COSA? MA STAI SCHERZANDO FORSE? Autoreferenziali per forza. Non potrebbe essere altrimenti, bisogna parlare di ciò che si conosce e siamo anche molto permalosi, o non passeremmo il tempo a prenderci in giro da soli così da non permettere agli altri di farlo. 

Photography: Chiara Mirelli

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