Alberto Cavalli racconta la nuova edizione di Homo Faber 2022
Dal 10 Aprile all'1 Maggio l’iniziativa culturale dedicata alla craftsmanship intitolata “Crafting a More Human Future - 2022: i tesori viventi d’Europa e del Giappone”. 15 mostre con 22 curatori e designer che espongono il savoir-faire e i tesori viventi dell'Europa e del Giappone. Ospitata nel cuore di Venezia.
«Gli artigiani non sono da compiangere. Spesso vengono visti come i panda allo zoo, mestieri in via di estinzione. Bisogna ammirare il loro lavoro facendo in modo che ci sia un futuro interessante, dignitoso e sostenibile» mette in chiaro Alberto Cavalli, direttore esecutivo della Michelangelo Foundation for Creativity and Craftsmanship e curatore della seconda edizione di Homo Faber 2022. L’iniziativa, fondata nel 2016 da Johann Rupert e Franco Cologni, nasce per sostenere e creare un movimento culturale per valorizzare gli artigiani eccellenti. «Non è un salone, è una celebrazione che vuole condividere una bellezza contemporanea per sorprendere le persone. “Crafting a More Human Future - 2022: i tesori viventi d’Europa e del Giappone”, ospitata alla Fondazione Giorgio Cini dell’Isola di San Giorgio Maggiore a Venezia, presenta 15 mostre con 22 curatori e designer, tra i quali spiccano nomi importanti come l’archistar Stefano Boeri, il gallerista Jean Blanchaert, il regista e drammaturgo Robert Wilson, e i designer De Castelli e Zanellato/Bortotto. Un’equipe che prevede una molteplicità di punti di vista sull’artigianato». Alberto Cavalli pone l’accento sulle nuova generazione di artigiani, che «non hanno paura di confrontarsi con la tradizione, l’approccio è quasi politico, utilizzano il loro talento come manifesto contro il consumismo veloce». Tra le esposizioni più interessanti “Dettagli: Genealogie dell’ornamento” curata da Judith Clark e dedicata alla moda: «Ammiro la genialità di Judith, in un mondo distratto lei rappresenta la concentrazione. La sua mostra ci aiuterà a capire l’anima di 15 maison del lusso, esplorando haute couture, tailoring, gioielleria, orologeria, pelletteria e profumeria. In esposizione saranno presenti sia pezzi contemporanei sia d’archivio, per testimoniare la strabiliante evoluzione dell’ornamento». Ma qual è il valore più importante dell’artigianato? «L’autenticità, perché è una cultura che genera attenzione, fiducia e il desiderio di custodire un oggetto e non buttarlo. Per reazione c’è un rifiuto del kitsch e del surrogato. È come quando si mastica un chewing gum, si percepisce un sapore surrogato ma non c’è nutrimento».