Interviste

Federico Cina "Questa è la mia Terra"

Vibe amarcord e romantica. Federico Cina racconta in un'intervista la sua pratica creativa, i suoi maestri, i riferimenti culturali e il suo legame con l'Emilia Romagna.

Nella foto Federico Cina la campagna della collezione 'Infanzia a Mare' Spring Summer 2022
Federico Cina la campagna della collezione 'Infanzia a Mare' Spring Summer 2022

Al momento si trova a Cesena, nella sua terra. L’Emilia Romagna segna un legame geografico fondamentale per la pratica creativa di Federico Cina. «All’età di 7 anni, quando uscivo con mia mamma e mia nonna, ricordo che mi volevo fermare sempre in edicola per comprare i magazine. Ero attratto dal lavoro di mia zia sarta e a 10 anni ho imparato a cucire le prime cose insieme a lei. In adolescenza ricordo che a Sarsina quando festeggiavamo la festa romana, ed ero io che cucivo gli abiti e i costumi romani per le mie amiche». Dopo la laurea al Polimoda di Firenze, si fa notare con il debutto ad AltaRoma, poi vince il contest Who’s On Next con la collezione “Mi sono innamorato di te” e quest’anno lo ritroviamo tra i 20 semifinalisti selezionati al LVMH Prize 2021. «Ad oggi la mia vittoria più grande è riuscire ad accettare e trarre positività dalla mia cultura e dalle mie origini, un contesto sociale che da piccolo mi infastidiva ma che oggi è diventato la mia forza».

LOHI: So che sei originario di Sarsina, una piccolo comune in Emilia Romagna di 3000 abitanti. Quanto influenzano le tue radici nel tuo lavoro?
FC: Parecchio. Ho avuto un lungo percorso di accettazione delle mie origini. Mia mamma racconta spesso che manifestavo il mio dissenso per la cultura locale e già all’età di 3 anni per la prima volta le dissi: “Sono nato nel posto sbagliato”. Ai tempi vivevo in campagna, ero l’unico bambino della zona. Per me era una situazione opprimente. In età adulta, uscendo dall’Italia, ho riscoperto la mia terra, mi mancava. Ed è lì che ho saputo apprezzare le mie origini facendole diventare parte del dna del mio brand.

LOHI: Dopo il debutto ad Altaroma con la collezione “Romagna mia”, hai vinto Who’s On Next, poi sei stato selezionato come semifinalista al LVMH Prize 2021. Un climax di emozioni. Come hai vissuto queste esperienze?
FC: Ho partecipato a Who’s On Next con spensieratezza e senza la pretesa di dover vincere per forza. Era la prima volta che presentavo le mie stampe romagnole ed è stata una soddisfazione vincere questo contest con la collezione “Mi sono innamorato da te”. Da LVMH Prize avevo provato invano anche l’anno precedente, ma non ero stato selezionato, poi quest’anno è stata una sorpresa inaspettata. Sono stato selezionato tra i primi 20 su 1900 candidati, ricordo che ero a casa con il covid-19, ma poco dopo mi sono negativizzato e avevo solamente una settimana per inviare tutti i materiali richiesti. Tutto si è incastrato alla perfezione e sono grato di questa esperienza. 

Scorri verso il basso per scoprire tutta l'intervista a Federico Cina 

person human clothing apparel
grass plant clothing apparel person human field hair outdoors grassland
Federico Cina la campagna della collezione 'Infanzia a Mare' Spring Summer 2022

LOHI: Parli spesso di valori come la trasparenza, l’autenticità e la sincerità. Come vengono tradotti nel tuo lavoro?
FC: Con i miei collaboratori e alla base di ogni rapporto per me la trasparenza è fondamentale. Penso che il mio, sia un lavoro stimolante e divertente, se c’è rispetto e trasparenza con i colleghi riusciamo a farlo anche meglio. Anche ai miei clienti racconto sempre la mia storia, mostrandomi con semplicità.

LOHI: Quali sono i tuoi maestri?
FC: Ho un’amore incondizionato per Martin Margiela, mi piace la sua libertà di espressione. Apprezzo tantissimo Prada per la filosofia e la qualità del prodotto, ma anche Jil Sander e Marni. Mi è sempre piaciuta anche la direzione creativa di Phoebe Philo da Céline, e Missoni per l’approccio e le innovazioni legate alla maglieria.

LOHI: Nel tuo curriculum ci sono anche i nomi di Brooks Brothers ed Emilio Pucci. Che cosa hai imparato da queste esperienze?
FC: Due esperienze differenti. Da Brooks Brothers ho avuto la fortuna di assistere direttamente il direttore creativo Andrea Mazzanti mentre studiavo al Polimoda di Firenze. Capitava che andavamo insieme a New York per lavoro e ricordo che in quei momenti era come se si stesse realizzando il mio grande sogno. Gli americani sono molto metodici e precisi. Da Emilio Pucci ho fatto un’esperienza dopo la mia laurea e ho scoperto come funziona il fashion system a Milano. Ai tempi era uscito dalla direzione creativa Massimo Giorgetti e alla guida c’era solamente l’head designer. Penso che 80% del tempo che ho trascorso all’interno di Emilio Pucci pensavo al mio brand, quindi ho capito che non volevo prendere in giro nessuno, né me stesso né loro. 

LOHI: Da dove provengono le tue ispirazioni?
FC: Tutto comincia sulla base delle mie esperienze e della mia vita. Spesso ripenso alla mia infanzia vissuta con i miei nonni contadini che possedevano campi e fattorie. Un mondo diametralmente opposto alla moda. Ho pensato a come poter conciliare questi due universi, quindi ho trovato un fil rouge con le stampe delle tende e delle tovaglie tradizionali romagnole realizzate con i colori a ruggine. Queste stampe mi riportano il pensiero delle domeniche trascorse in famiglia. Collaboriamo con l’Antica Stamperia Artigiana Marchi a Santarcangelo di Romagna, loro sono specializzati in stampe tradizionali e le realizzano ancora con gli stampi originali in legno di pero del 600 e del 700.

LOHI: Come funziona il tuo processo creativo? Qual è il tuo modus operandi per progettare una collezione?
FC: Il tempo per disegnare è sempre meno. Ad oggi il mio processo creativo è molto più focalizzato sulla ricerca. Amo scoprire fotografi e artisti dell’Emilia Romagna, analizzo i loro lavori e gli archivi fotografici poi cerco di tradurli con la collezione. Sul nostro sito c’è una sezione intitolata “Archivio” che supporta artisti emergenti romagnoli con cui collaboriamo. 

Scorri verso il basso per scoprire tutta l'intervista a Federico Cina 

Federico Cina

Qual è la community Federico Cina?
Sicuramente un pubblico attento all’arte, amanti della bellezza, della cultura e della tradizione italiana. Persone che percepiscono il mio messaggio, che rivedono nel mio lavoro anche la loro infanzia o le debolezze di ogni persona. Se dovessi pensare a chi mi piacerebbe vestire, troverei interessante seguire un cantante o un artista emergente con l’obiettivo di crescere insieme.

LOHI: In cosa si distingue la tua firma Federico Cina?
FC: Per la trasparenza e la semplicità. Non mi vergogno a dire che sono una persona semplice. Negli anni ‘80 e ‘90 la moda vendeva un sogno: tutto era più elitario ed ostentato. Oggi alle persone piace la realtà, esperienze che possono incontrare più o meno la vita di tutti.  Cerco di non imporre nessun genere di dress code, per me è fondamentale la libertà di ogni persona. Non penso mai ad un uomo o una donna in particolare. Non fornisco nemmeno un limite di taglie e se un capo ti piace lo puoi trovare nella versione maschile o femminile. In aggiunta nel mio marchio ci sono i valori della mia terra, l’artigianalità e la sostenibilità locale.

LOHI: Qual è il tuo approccio alla sostenibilità?
FC: Tutte le nostre aziende con cui lavoriamo sono tra Cesena e Rimini, per questo, nel nostro piccolo, supportiamo le realtà locali riducendo quanto più possibile l’impatto ambientale. La sostenibilità è un valore centrale anche per la quantità che produciamo. Alcuni laboratori non possono stampare più di 30 giacche alla settimana e anche l’attesa di ricevere un capo accresce il desiderio dei clienti. Inoltre i nostri capi stampati possono essere lavati tantissime volte e le stampe persistono al tempo e ai lavaggi.

LOHI: So che hai collaborato con MSGM, ti piace l'idea di combinare la tua visione con altri brand? Con quale brand ti piacerebbe collaborare in futuro?
FC: Trovo che sia interessante unire il pensiero di più persone. Massimo Giorgetti ha una storia simile alla mia, anche lui è romagnolo ma ha sempre raccontata la sua storia in versione pop. Nel nostro caso i nostri due mondi convivono sulla stessa terra. Abbiamo collaborato anche con Francesco Cicconetti per una camicia, e abbiamo deciso di devolvere il 100% del ricavato per la onlus Movimento Identità Trans. Amo particolarmente il knitwear, e per me sarebbe una grande opportunità lavorare con Missoni, l’istituzione italiana della maglieria per eccellenza. 

LOHI: Che cosa ti auguri per il futuro?
FC: Spero di riuscire a strutturare bene la mia azienda, sarebbe bellissimo avere la possibilità di gestire una produzione interna. L’obiettivo è ridurre ancora di più l’impatto ambientale, avere più controllo sul prodotto e sulla qualità del lavoro delle persone che lavorano con me.

Tags

Articoli consigliati