"Colette mon amour": il docufilm con Kanye West e Virgil Abloh
Tre anni fa la rinomata boutiqe parigina "Colette", fondata nel 1997 da Colette Roussaux e Sarah Andelman e conosciuta a livello mondiale come il primo concept store, chiudeva dopo vent'anni di attività. "Tutte le cose belle devono finire" fu la dichiarazione con cui venne annunciata la chiusura. Dopo essere stata un punto di riferimento per la scena della moda francese, Colette fa oggi il suo ritorno con un film che racconta in primis una storia umana, un omaggio alla natura atipica del concept store e dei suoi fondatori: "Colette Mon Amour" narra la storia della celebre boutique che fu pioniera nel mondo dello streetwear, dell'arte, della bellezza e del lifestyle. Il documentario, coprodotto da Highsnobiety, La Pac, e Elian Lawson - Body e diretto da Hugues Lawson Body fornirà uno sguardo ravvicinato dei mesi precedenti e sucessivi alla chiusura del negozio. In uscita il 20 dicembre, il film presenterà la testimonianze di celebri personaggi quali Kanye West, Pharrel Williams e Virgil Abloh, così come di pezzi grossi del settore quali Emmanuel Perrotin, Caroline de Maigret, Pedro Winter, Ronnie Fleg e molti altri.
Dopo una serie di esclusive prime mondiali e pop - up a Londra, New York, Parigi e Tokyo e le collaborazioni sold - out con sacai, Kith, Off-White e Swatch, solo per citarne alcune, per celebrare il gran finale ci sarà un ultimo drop di prodotti esclusivi tra cui le collaborazioni con Thom Browne, Saint Laurent, LEGO, Mattel, Soulland x Snoopy e altri.
In occasione dell'uscita del film abbiamo fatto quattro chiacchiere con la fondatrice Colette Rossaux per scoprirne di più e per addentrarci nel mondo dello stile parigino.
Come è iniziato il progetto del film? E la capsule celebrativa?
Quando Lawson Body mi ha proposto di documentare gli ultimi sei mesi di vita di Colette dissi immediatamente di sì. Non avevo la minima idea di cosa mi sarei dovuta aspettare, ma mi sono affidata completamente. Ci furono tantissime interviste a clienti, partner e al team tra luglio e dicembre e dopo un anno circa mi fece vedere il risultato di quelle riprese. L'idea della collezione è la celebrazione di un ricordo, di un lab creativo che ha alimentato Parigi e il mondo con le sue idee, diventando marchio nei marchi. Colette da shop è diventato brand, da qui l'idea di manteneralo vivo con delle colab interessanti e penso che highsnobiety sia il canale di vendita più adatto. Trasversale a livello di stile e di generazioni.
Mi può parlare del modo in cui è stata coinvolta nelle fasi di realizzazione di questo progetto?
Avevo modo di introdurre il regista ad artisti quali Pharrel, il mio compito era semplicemente quello di mettermi in contatto con chi avrebbe preso parte al documentario. Ho condiviso le espierenze più fondamentali. Da qui sono passati tanti personaggi importanti, da Karl Lagerfeld a Alexander Betak.
Quali pensi debbano essere le caratteristiche che un negozio deve avere ai giorni nostri per poter sopravvivere?
Penso ci voglia duro lavoro, autenticità, creatività, supporto al proprio team e attenzione per la clientela.
Qual è la sua relazione con i social media che hanno un ruolo fondamentale al giorno d’oggi?
Credo non tutto si debba basare sui social media. Colette fin dall’inizio ebbe un sito web, ma tutto divenne più dinamico con Instagram. I social network sono importanti per trasmettere contenuti e per comunicare a chi ti segue la tua energia in quello che fai.
Che progetti ha in vista?
Mi sono state proposte delle collaborazioni con brand e artisti e ho anche incominciato a pubblicare libri. Posso dirti che alla base di tutti i miei progetti futuri c’è l’idea e l’obiettivo di poter connettere le persone.
Curatrice, PR e giornalista dunque?
In un certo senso sì. Continuo a cercare informazioni e contenuti, mi piace essere sempre al corrente delle novità
Come credi sarà il futuro del mondo della moda? Su cosa crede sarà importante focalizzarsi nei prossimi anni?
Difficile a dirsi, penso la priorità sia la sostenibilità, per tutti i brand, senza eccezioni. E poi il mondo della comunicazione, soprattutto quella online, l’e-shop, il sito web.
Quali sono i suoi designer preferiti al momento?
Sicuramente penso che Pyer Moss sia un brand da tenere nei radar. Innovativo, attento alla responsabilità, portatore di un messaggio di inclusività.
Ha visto Emily in Paris?
Si certo, è pieno di cliché ma l’ho trovato davvero carino.
E cosa ne pensa della rappresentazione dello stile parigino? Perché quella che viene proposta nella serie è la visione americana dello stile della Ville Lumiere
Senza dubbio la Francia, l'essere "french"" è visto da una prospettiva esclusivamente americana. Caroline de Maigret è una parigina perfetta, il suo stile è naturale, elegante e senza sforzi, senza bisogno di costruzione.
Dicono che sia Sylvie a rappresentare a pieno lo stile parigino. Cosa ne pensa?
È identica a Carine Roitfled, ci ha fatto caso? Il parallelismo dei look è assurdo. Però Sylvie è sempre fin troppo "tirata", la vera parigina non è così. Il look puro da parigina è molto disinvolto.