Interviste

L'Officiel Portrait: Anne Teresa De Keersmaeker

In occasione della live performance "Drumming Live" di  Anne Teresa De Keersmaeker presentata al Romaeuropa Festival con il supporto di "Dance Reflections by Van Cleef & Arpels", la coreografa e ballerina belga ha raccontato il suo lavoro, il rapporto tra moda e danza e il suo modus operandi. 

Anne Teresa De Keersmaeker © Johan Jacobs
Anne Teresa De Keersmaeker © Johan Jacobs

Dopo l'edizione londinese di "Dance Reflections by Van Cleef & Arpels", l’iniziativa arriva per la prima volta nella capitale italiana in collaborazione con Romaeuropa Festival 2022. L'obiettivo è dare supporto all'arte della danza contemporanea, infatti il marchio dell'Alta Gioielleria Van Cleef & Arpels ha costruito un forte legame con il mondo della creazione coreutica. Per l'occasione abbiamo incontrato la coreografa belga Anne Teresa De Keersmaeker che il 13 e 14 settembre ha presentato al Auditorium Parco della Musica Cavea una delle sue coreografie più importanti "Drumming Live" 1998 scritta sull'omonima partitura minimalista del compositore Steve Reich. La sua pratica coreografica si serve dei principi formali della geometria, i modelli numerici, del mondo naturale e delle strutture sociali per restituire agli spettatori un punto di vista personale sull’articolazione del corpo nello spazio e nel tempo. In "Drumming Live" si viene trasportati in un onda pura di danza e suono, la musica inizia con un unico motivo ritmico, che si moltiplica e in una cornucopia di tessiture che includono batteria, fiati, ottoni e voce. Fortemente basata sul “Hic et nunc” la partitura coreografica è stata concepita con un approccio simile, un unico flusso di movimenti con interruzioni musciali. E quando la musica si ferma, i corpi si arrestano e il pubblico si rende conto di ciò a cui ha assistito.

L’OFFICIEL ITALIA: In passato ha collaborato più volte con il fashion system, ricordo le tue collaborazioni con Dries Van Noten. Che rapporto hai con la moda?
ANNE TERESA DE KEERSMAEKER: La moda è il mio piacere nascosto. Mi piace l’artigianato, considero che la moda sia un modo di aiutare a modellare le forme del corpo, i movimenti e le immagini che crei. Nell’ultimo anno ho cominciato a pormi alcuni dubbi su ciò che vogliamo fare con il lusso e la moda in un mondo in cui ci troviamo di fronte a questioni legate all'ecologia, per esempio. Lavorare con Dries Van Noten, lo scenografo e lighting designer Jan Versweyveld e io abbiamo lavorato insieme come una grande squadra. Siamo riusciti a costruire un team che si è davvero ispirato a vicenda e tutto funzionava come se fosse un grande motore. Dries Van Noten è uno stilista dall'incredibile abilità artigianale in grado di creare pura eleganza emotiva.

LOI: Che rapporto c'è invece tra moda e danza?
ATDK: Nella danza i vestiti sono fondamentali e svolgono un ruolo di servizio: possono coprire o scoprire il corpo, possono strutturare l’architettura del corpo e restituire la sensualità di ogni individuo che li indossa, possono confrontare le identità e creare unioni, e sopratutto possono enfatizzare i movimenti e anche troncarli. I colori degli abiti non sono tutto, ma svolgono un ruolo importante per l’energia che emana il corpo che li indossa.

Scorri verso il basso per scoprire l'intervista con Anne Teresa De Keersmaeker

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Anne Teresa De Keersmaeker "Drumming Live" © Anne Van Aerschot

LOI: Per Dance Reflections by Van Cleef & Arpels a settembre a Romaeuropa Festival 2022 presenterai di nuovo la tua performance “Drumming”. Che risposta ti aspetti?
ATDK: “Drumming” è un grande flusso dinamico e vitale ed è una celebrazione degli aspetti della musica e della danza. Può incarnare un sacco di cose differenti, è come il fuoco: una celebrazione, una riflessione e un conforto. La perfomance che porterò a Roma è un vero e proprio flow celebrativo di movimenti avanti e indietro. Spero che il pubblico possa godere e condividere il tempo e lo spazio e sperimentare con questa particolare energia connessa con il momento.

LOI: La performance è un format potente per veicolare tanti messaggi e tu sei sempre stata una grande sostenitrice delle donne, come si è evoluta secondo te la figura della donna nella danza o nell’arte in senso più ampio?
ATDK: È una domanda enorme, sono passati  a circa 100 anni di distanza dalle suffragette e credo che abbiamo ancora molta strada da fare per quanto riguarda l'emancipazione delle donne. Il XX secolo è stato tracciato principalmente da grandissime figure femminili come Isadora Duncan, Mary Wigman, Martha Graham, Yvonne Rainer, Pina Bausch. Donne che hanno saputo plasmare la storia della danza, forse più delle arti visive. Io penso che non sono la persona appropriata per condensare il tutto e analizzare che cosa sia cambiato dal punto di vista storico, ma anche nelle arti performative ci sono stati molti momenti decisivi provocati da donne. C’è ancora molto movimento e ci sono ancora parecchie domande per ottenere una definizione definitiva di ciò che siamo.

LOI: Chi sono stati i tuoi maestri? 
ATDK: Più che a delle persone specifiche mi viene in mente la musica, l’osservazione della natura, la matematica e la geometria.

LOI: Ripetizioni, movimento e musica sono 3 elementi fondamentali per la tua pratica creativa. Come funziona il tuo processo creativo?  
ATDK: Possiedo una relazione intensa con la musica. Negli ultimi quarant’anni ho fatto più di sessanta performance e ho sviluppato differenti strategie che mettono in relazione la danza e la musica. Non è un solo approccio ad esempio come Merce Cunningham e John Cage o del balletto classico, ci sono strategie alternative che sono possibili. Considero musica danza come due partner naturali e molto spesso comincio dalla musica, a volte è l’analisi, e a volte invece non voglio nemmeno sapere come o quando incomincia la struttura. Il movimento è chiaramente il mio punto di partenza, la ripetizione è una cosa relativa.

LOI: Come si è evoluta la performance negli ultimi anni? 
ATDK: Negli ultimi dieci anni le arti visive sono diventate più importanti per il mio lavoro. Questo è iniziato al MoMA e alla Tate Modern. Le mie performance sono più influenzate dalle arti visive. Stiamo raggiungendo un nuovo pubblico esibendoci in spazi diversi. Le mie performance sono passate dalla scatola nera al cubo bianco.

Anne Teresa De Keersmaeker "Drumming Live" © Anne Van Aerschot

LOI: Essendo la performance un format con un alto livello di astrazione che si esaurisce nel tempo, hai mai pensato di catturare lo sviluppo in qualcosa di concreto oltre alla rappresentazione multimediale? 
ATDK: Io faccio tantissimi tantissimi disegni per annotare le coreografie e il processo. Poi ci sono chiaramente le immagini scattate. Mi piace anche quando le persone con grande esperienza nel settore della danza scrivono delle mie performance, oppure i ballerini stessi che è abbastanza raro avere questi casi, perchè magari non sono così bravi a scrivere o ad articolare politicamente e analiticamente i propri testi sulla danza. I miei disegni li ho mostrati solamente in piccole occasioni circoscritte, ma è sicuramente qualcosa che vorrei portare avanti per sviluppare qualcosa nel futuro prossimo. È qualcosa che ti aiuta a catturare e definire i movimenti.

LOI: Qual è l’obiettivo della tuo lavoro?
ATDK: Connettere l’asse orizzontale con quello verticale. E forse in quei momenti vorrei che la live performance porti le persone in uno spazio condiviso in maniera semplice, come un gruppo di persone che sono sedute intorno ad un focolare per condividere storie, riflettere o festeggiare. In un mondo fortemente basato sulla tecnologia, credo che in qualche modo la danza abbia un aspetto curativo che risiede nel presente e nella collettività. 

LOI: Qual è la soddisfazione più grande del tuo lavoro? 
ATDK: Vedere le persone trasformate quando si lasciano delle tracce delle mie perfomance nelle loro menti o nei loro corpi. Non ho paura di cercare la bellezza, faccio parte della vecchia scuola sono: “Back to the future to yesterday’s land”. Mi piacerebbe ritornare alla natura esulando l'approccio romantico e combinando la tecnologia contemporanea, perché gli esseri umani fanno parte della natura, come le piante e gli animali, e quando distruggiamo la natura, distruggiamo noi stessi. Oggi sento che ci sia un obbligo morale di ricreare un rapporto con la natura.

LOI: Che cosa vorresti suggerire ad una persona che vorrebbe avvicinarsi al mondo della performance art o della danza? 
ATDK:  Guarda verso il cielo e guarda verso i tuoi piedi perchè: "These boots are not made for walkin’, these boots are made for dancing”.

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