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Nelle Langhe si può passeggiare in una biblioteca del vino

I vitigni di Grinzane Cavour ospitano una delle collezioni ampelografiche più importanti d'Europa, dove passeggiare tra esemplari unici di uve scomparse nel corso dei secoli. 

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Sulla cima della collina su cui si staglia il Castello di Grinzane Cavour, sede dell’Enoteca Regionale piemontese e del Museo delle Langhe, la vista si perde su una distesa di vigneti davvero particolari. Scendendo a piedi mentre si costeggiano filari rigogliosi, poco oltre i vitigni con cui si produce il Barolo Arnaldo Rivera, si scorgono spalliere costellate di grappoli dai colori e le forme più disparate. Una vera e propria biblioteca del vino, in cui sono collezionate tantissime specie diverse di vite, tra cui alcuni esemplari unici, presenti solo lì e in nessun altro luogo del mondo. Sostenuta da Albeisa, consorzio di produttori nato per promuovere i grandi vini dell’Albese, rappresenta un patrimonio di biodiversità unico. Meta affascinante da visitare, permette di conoscere le storie curiose delle specie collezionate al suo interno e comprendere le origini di numerosi vini che si trovano oggi sulle nostre tavole.

La collezione di vitigni di Grinzane Cavour

Cinquecento varietà di vite coltivate su un ettaro e mezzo di superficie. Ecco i numeri di questo museo di vitigni a cielo aperto tra i più importanti d’Europa. Non tanto per l'ampiezza – ne esistono di più grandi – ma per le specie conservate che, oltre a cultivar nazionali e internazionali, sono varietà di vite dell’Italia nord-occidentale. Qui, infatti, si tutelano le specie che rischiano la scomparsa, un tempo molto diffuse e oggi non più ammesse alla coltivazione. Chi ha sentito parlare della Slarina, per esempio, lo deve alla collezione di Grinzane Cavour, che ha permesso di recuperare questo antico vitigno autoctono piemontese, da cui oggi si producono vini di nicchia davvero interessanti.

La ricerca delle specie rare

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Ma come funziona il processo di recupero e salvaguardia delle specie più antiche e rare di uva? L’Enologo Stefano Raimondi, che oggi cura a tempo pieno la collezione, dice essere il passaggio più complicato. “Questo particolare “museo” esiste dal 1992, ma non è mai stata fatta una vera e propria campagna ufficiale di ricerca per informare i viticoltori sulla raccolta di biodiversità” racconta. “Quando mi sono laureato, sono andato nei bar della città a parlare con i produttori più anziani, alla ricerca di specie di cui avevo letto in alcuni testi ottocenteschi. Da lì è nato un bel passaparola e, facendo dei sopralluoghi nei vigneti, ho scoperto varietà particolari, che sono state catalogate e poi aggiunte alla collezione”. Oggi capita che qualcuno invii una lettera da altre regioni d’Italia, con gemme di varietà particolari di cui non conosce l’origine, che il padre e il nonno chiamavano “Barbera Aianca”. È il caso di una specie ritrovata in Cilento e oggi collezionata insieme ad altre due di quella zona nel vigneto ai piedi del Castello di Grinzane Cavour.

Che cosa aspettarsi dalla collezione di vitigni di Grinzane Cavour

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Ogni volta che viene scoperta e recuperata qualche nuova specie, viene propagata e innestata nel vigneto, ad almeno un metro di distanza dalla pianta vicina. La potatura effettuata è la Guyot, ovvero quella riconoscibile per il lungo tralcio, che permette di osservare al meglio la pianta in ogni sua fase di crescita, così come i grappoli d’uva nelle loro diverse forme e colori. Grazie alla coltivazione a spalliera si possono vedere, uno dopo l’altro, grappoli bianchi lunghi fino a ottanta centimetri come “l’uva del metro” o “della terra promessa”, antichissima specie citata anche nei testi sacri, oppure bicolore e tricolore come l’”uva Bizzarria” recuperata dalla Francia. Ci sono poi mutazioni ornamentali a foglie di prezzemolo di vitigni precoci un tempo utilizzati per produrre vini da tavola, il Corinto Bianco o Passeretta, utilizzato in Piemonte per tagliare il vino di Moscato e renderlo più longevo e la Coccalona Nera, genitore del Barbera e di alcuni vitigni minori piemontesi.

Perché visitare la Collezione di vitigni di Grinzane Cavour

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Oltre alla funzione conservativa di risorse genetiche introvabili e al ruolo didattico per formare studenti universitari, la coltivazione è una biblioteca di biodiversità da cui attingere per mantenere viva la tradizione enoica del nord Italia e valorizzarla, raccontandone le origini. Gli appassionati di vino non possono perdersi una passeggiata in questo luogo, accompagnati da Stefano Raimondi e dai custodi delle incredibili storie di queste viti dalle origini millenarie.

Immagini Courtesy Albeisa, Credits Michele De Vita

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