Fashion Week

Il messaggio di Parigi (e Milano): quality first

Parigi chiude il fashion month delle sfilate Autunno Inverno 2021-22 con un punto fermo: edgy, dark, fun o bourgeois, la moda alza il tiro sulla qualità
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Lo avevamo già visto a Milano durante le sfilate delle collezioni Autunno Inverno 2021-22 e ora che anche Paris Fashion Week ha spento i riflettori delle sue passerelle, il concetto emerge con forza: oggi più che mai per la moda, la qualità conta.
Non che prima della pandemia si producessero abiti scadenti, quello che è accaduto in un anno di boutique chiuse, ricavi in picchiata e infinite battaglie per uscire indenni dalla tempesta è un’accelerazione verso l’alto. Secondo una stima della testata spagnola Modaes.es, saranno chiusi migliaia i punti vendita fisici del comparto fast fashion che si rafforzerà sul canale online. L’approccio a un consumo più ponderato e consapevole delle nuove generazioni, giustamente preoccupate di garantirsi un futuro sulla Terra, aveva già messo in discussione certi meccanismi della moda accessibile, poi ci ha pensato il covid a sganciare la bomba. Alle grandi maison, così come ai brand emergenti e in cerca di spazio nella fascia più alta del mercato, si è posta la questione: perché spendere migliaia di euro per comprare un nostro capo oggi? Perché è super sharp e trasversale come da Louis Vuitton, surreale e ipnotico alla Schiaparelli maniera, ultra-parisienne nell'interpretazione di Chanel. Poi ci sono le fiabe ultra contemporanee di Dior, i patchwork coloratissimi di Gabriela Hearst al debutto da Chloè, i tricot ad alta quota di Miu Miu in trasferta a Cortina, le silhouette e i dettagli coraggiosi di Loewe

Come da tradizione, Parigi si distingue da Milano per la poliedricità delle suggestioni, ma è allineata nell’intento di offrire al pubblico un prodotto in cui ogni tessuto, ogni bottone, ricamo, fibbia, fodera, stampa, cucitura, taglio, e confezione siano pensati, decisi ed eseguiti a regola d’arte, perché nel 2021 non basta avere un’idea sorprendente o uno styling supercool. Ogni singolo pezzo deve essere giustificato da una realizzazione eccellente se vuole attrarre l’attenzione del pubblico. Dodici mesi di videochiamate dal salotto di casa ci hanno fatto venire una gran voglia innanzitutto di appagare la tattilità con tessuti che sanno emozionare. E ci hanno ricordato il valore del dressing-up, del vestirsi con la voglia di comunicare, di attrarre gli sguardi, di farsi notare, ciascuno attraverso il linguaggio estetico che ritiene proprio. Potranno essere i tenebrosi cappotti con strascico di Rick Owens in pedana sul molo del Lido di Venezia, le paillettes iridescenti di Dries Van Noten, le sperimentazioni tra multilayer, floreale e oversize di Acne Studios, ma la moda che sceglie di ritrovare la sua essenza, quel saper fare straordinario, è sulla strada giusta per lasciarsi alle spalle non solo la più tremenda crisi  economica della sua storia di industria post bellica. Ma per smarcarsi anche dalla grande tentazione delle passate stagioni: quell’eccesso di semplificazione tra T-shirt e sneakers troppo spesso mutuato dallo sportswear.

Louis Vuitton
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Dior
Miu Miu
Acne Studios
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Chanel
Chanel
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Loewe
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