La giostra della moda, secondo Gucci
Della sfilata di Gucci per l’Autunno-Inverno 2020-21 si è cominciato a parlare già durante la London Fashion week, quando gli addetti ai lavori che la maison aveva deciso di invitare hanno ricevuto un messaggio vocale via whatsapp da parte di Alessandro Michele in persona. Con il tono di una chat tra amici il direttore creativo della griffe ricordava l’appuntamento e, casomai non fossero stati troppo impegnati, proponeva loro di passare. Ma quei geni assoluti che progettano la comunicazione di Gucci (e che sono reduci dalla trionfale operazione Achille Lauro a Sanremo) non si sono fermati lì, perché una volta all’interno della sala, gli ospiti si sono ritrovati il backstage rivelato. Quello che in pochi vedono, e cioè il dietro alle quinte di una sfilata, per una volta è diventato protagonista, con le modelle e i modelli accomodati ciascuno in una postazione di trucco, dove make-up artist e hair stylist davano gli ultimi ritocchi prima di cominciare lo show. E che show, una rielaborazione del concetto di sfilata. Piuttosto un rituale, come lo definisce lo stesso MIchele dall’inizio commovente per la voce dell’indimenticabile Federico Fellini, nell’anno in cui si festeggiano il centesimo anniversario della sua nascita. Dopo di che, sulle note del bolero di Ravel, prende a muoversi una gigantesca giostra. Un altro omaggio a uno dei temi ricorrenti del regista scomparso nel 1993, al cui interno i vestiaristi preparano le modelle prima che prendano posto lungo il perimetro del carosello. I look restano fedeli all’assioma di totale libertà di espressione che ha fatto la fortuna del brand, tra crinoline ottocentesche, tailleur pantaloni anni ‘70, maxi gonne di tartan, jeans oversize dalle ginocchia strappate che sanno di grunge o abitini fanciulleschi. Come direbbe Leonardo Sciascia, a ciascuno il suo.