Waste Land: il Padiglione Italia alla Biennale di Architettura di Venezia 2021
Ha trasformato la cultura dello scarto in bellezza. Peccioli è il virtuoso protagonista di Padiglione Italia, nella prossima Biennale di Architettura di Venezia 2021. Esempio di comunità resiliente.
Dalla terra emergono maestose figure umane, sono i “Guardiani della discarica”, un’opera di Naturaliter, che è stata anche scenario di una importante sfilata, all’indomani della firma della “Carta per la sostenibilità della moda” nel 2018. Ma il borgo toscano di Peccioli (Pisa), torna oggi ad essere sotto i riflettori, non solo perché è un susseguirsi di installazioni, opere e landmark d’autore, ma anche perché sarà presente alla prossima Mostra Internazionale di Architettura alla Biennale di Venezia (da 22 maggio - al 21 novembre 2021), all’interno del Padiglione Italia, nella mostra di Alessandro Melis “Comunità Resilienti” e nello spazio dedicato “Laboratorio Peccioli”. Non solo un museo a cielo aperto con gli interventi di Hidetoshi Nagasawa, Alberto Garutti, Federico de Leonardis, Vedovamazzei, Fortuyn/O’Brien, Vittorio Messina e Patrick Tuttofuoco, ma un esempio virtuoso a livello sociale, ecologico e tecnologico. Qui, nel borgo dell’alta Val d’Era, sulla direttiva Volterra - Pisa, tutto ruota attorno alla gestione della discarica che, oltre alla bellezza, porta ricchezza, servizi e infrastrutture alla comunità. Una economia circolare dove gli abitanti sono allo stesso tempo azionisti e beneficiari del progetto che, oltre all’arte, permette ad esempio di avere per le strade i robot che fanno da spazzini, portano la spesa a domicilio agli anziani, vanno al loro posto in farmacia. Un luogo che è ben noto a quanti lo scelgono come punto di incontro e scambio: scrittori, intellettuali, scienziati, musicisti e performers si ritrovano qui ogni anno. E sul palco, al centro della discarica – affrescato da Sergio Staino con enormi wall drawing di David Tremlett, il cui intervento è nei maggiori cataloghi di arte contemporanea –, hanno suonato in tanti, incluso il Maggio Fiorentino. Viene in mente “Waste land”, il documentario del 2010 ambientato nella più grande discarica del mondo, a Rio de Janeiro, in Brasile. Raccontava il progetto di Vik Muniz, artista di fama internazionale tornato nel suo Paese natale per trasformare, con la fotografia, i “catadores”, le persone che cercano nell’immondizia materiali riciclabili da vendere, in opere d’arte per finanziare progetti sociali. Come lì, anche nel borgo avvolto tra le dolci colline toscane, da tonnellate e tonnellate di immondizia si riesce a creare bellezza.