Muglerissime: Sandrine Groslier racconta la legacy delle fragranze Mugler
Presidente di Mugler Mode & Parfumes dal 2013, Sandrine Groslier ha lavorato con Thierry Mugler per più di 27 anni. A pochi mesi dalla scomparsa del designer facciamo con lei il punto sull'heritage di un (vero) visionario.
L’OFFICIEL ITALIA: L’hai conosciuto così bene, come descriveresti Mugler?
SANDRINE GROSLIER: Ho iniziato a lavorare con lui alla fine degli anni ’90, nel momento forse più straordinario della sua creatività. Prima di incontrarlo lo consideravo una leggenda, e lui era davvero carismatico. Prima di tutto per il suo corpo: aveva una fisicità impressionante, sprigionava forza, energia. E poi per la sua voce, forte, potente e al tempo stesso sensuale e benevola. Quando sono diventata presidente di Mugler Mode et Parfums il nostro rapporto si è ulteriormente rafforzato, lui era curiosissimo, si informava di tutto. Era una persona nata per superare le convenzioni, non accettava limitazioni, era convinto di essere investito di una mission eccezionale. Amava i suoi fans ed era abilissimo nel connettersi con gli altri. Ancora pochi mesi fa mi ha detto: “Voglio far sognare le persone, portare la magia nelle loro vite, dar loro uno scenario e delle emozioni forti”. Era un mago. In certi momenti era incontrollabile, in altri era facile urtare la sua suscettabilità, ma era comunque sempre molto gentile.
LOI: Quale pensi sia la sua creazione più iconica? E tra i tantissimi scatti dello stesso Mugler e dei più grandi fotografi, da Helmut Newton a Jean-Baptiste Mondino e Ellen Von Unwerth, qual è la tua immagine preferita? SG: La Chimère, indossato da Adriana Karembeu, è uno degli abiti più complessi e costosi della storia della moda, che ha richiesto il concorso di cinque professionalità differenti, dalle sarte che hanno cucito le piume al creatore del corsetto, il leggendario Mr. Pearl, all’artista Jean-Jacques Urcun. Un abito che è un fashion moment di per sé, pensato per ammaliare lo spettatore, travolgerlo con la perfezione di ogni dettaglio. Per quanto riguarda l’immagine, direi una foto dell’87 di Dominique Issermann di Eva Herzigova: per me rappresenta l’essenza di quello che è Mugler, l’ultra femminilità, il glamour, la forza, la sensibilità, una donna a metà tra l’essere umano, l’angelo e la divinità.
LOI: La Chimère è proprio all ’ ingresso di “Couturissime”. Quanto pensi siano importanti le esibizioni legate alla moda per contribuire al posizionamento di un brand e farlo conoscere alle nuove generazioni?
SG: Credo che le mostre funzionino molto bene se escono dalla pura retrospettiva storica e l’allestimento è decisamente contemporaneo, in modo da riuscire a instaurare una vera interazione con le giovani generazioni, entrando in risonanza con loro. Soprattutto in Asia i giovani sono estremamente interessati alla comprensione delle radici, della cultura e dei codici di un brand. Per “Couturissime” abbiamo lavorato con lo studio Rodeo FX di Montreal, creatore degli effetti speciali per “Game of Thrones”. Nell’immaginare “Couturissime” l’ambizione di Manfred era mostrare i suoi abiti come opere d’arte. Era veramente un uomo molto avanti rispetto al suo tempo, e le sue creazioni, concepite per trasmettere emozioni, sono accessibili a un esperto di moda come a un bambino di cinque anni. Con la differenza che un esperto di moda potrà apprezzarne con cognizione di causa anche gli incredibili skills couture.
LOI: Quale la legacy lasciata da Mugler?
SG: Penso sia stato un genio che ha inciso profondamente sulla moda e la profumeria. È un uomo che ha rifiutato compromessi e facili consensi, che non si è mai posto dei limiti. Dotato di una straordinaria energia e vis creativa, e di una capacità di sognare con molta più forza e andando molto più lontano rispetto agli altri. Si nutriva di fantasie, si è immaginato forte e bello come i supereroi dei fumetti americani del dopoguerra. Un altro aspetto assolutamente contemporaneo di Mugler è il suo essere stato un campione ante litteram dell’inclusività, costruendo i suoi show per mettere in luce la bellezza del mondo in tutta la sua diversità. Per dirlo con le parole dello stesso Mugler, “So perché i miei profumi piacciono tanto, è esattamente lo stesso motivo per cui sono diventato famoso come fashion designer: uno stile senza concessioni, estremamente riconoscibile e completamente al di fuori dei codici convenzionali”.
LOI: Perchè hai scelto Casey Cadwallader come direttore creativo?
SG: Casey ha studiato architettura come Monsieur Mugler, e quindi ero sicura che avrebbe scolpito il corpo in modo altrettanto architetturale. Mugler è un brand con un forte impatto culturale, con un’influenza che oltrepassa i puri confini della moda. Il lavoro di Casey, la qualità di esecuzione dei suoi capi, il modo estremamente sofisticato con cui integra la cultura in quello che fa vanno a rafforzare il DNA di Mugler. Fin dal primo incontro mi è sembrato evidente che comprendesse perfettamente la visione di Monsieur Mugler. Mugler ha creato questo approccio ibrido fra tecniche couture, craftmanship tradizionale e innovazioni tecnologiche avanzate che promuovono l’atletismo della figura indipendentemente da taglia e morfologia. Questo si vede oggi in capi come il bodysuit indossato da Dua Lipa o i pantaloni di lycra adorati da professionisti della moda e celebrities. L’idea è di liberare il corpo femminile dallo sguardo maschile e dalla pressione della società. È un modo per offrire alle donne il corpo che sognano, a volte strutturando la silhouette con protesi, e questo è in sintonia con le giovani generazioni. Il suo capo più iconico? Ovviamente l’illusion bodysuit, adottato da così tante pop star.
LOI: A differenza di altri brand, in cui non c’è una connessione così organica, così coerente, tra moda e profumi, da Mugler il rapporto è veramente fusionale. Angel, lanciato nel 1992, è entrato immediatamente nella leggenda della profumeria.
SG: Angel è diventato un mito perché è stato concepito per provocare uno shock emotivo: per Mugler era il profumo che doveva permettere di rivelare te stesso al mondo, dove ha fatto confluire tutta la delizia dei ricordi golosi dell’infanzia, grazie a una fantastica molecola, usata in overdose, l’etilmaltolo, e la grande tradizione delle fragranze ambrate, in omaggio a Shalimar, il profumo di suo madre. Ma Angel non è stato breakthrough solo nel jus, capostipite di una nuova famiglia olfattiva, quella dei profumi gourmand, ma nel flacone. Fin dall’inizio Mugler voleva che fosse una stella a cinque punte, una forma tecnicamente impossibile da produrre. Finché le vetrerie Brosse hanno messo a punto una nuova tecnica di lavorazione del vetro che ne ha resa possibile l’esecuzione. Il flacone però era così costoso che l’idea di renderlo refillable si è imposta da subito. È stata l’invenzione delle fontane di profumo a permetterci la libertà di lanciare flaconi che sono veri pezzi artistici, per design e preziosità del vetro e del colore. Un concetto che vale anche per Alien. Oggi Mugler detiene il 64% del mercato del profumo refillable, e i numeri sono in crescita costante, anche perché stiamo implementando sempre più fontane nei vari punti vendita, e c’è sempre maggior consapevolezza tra i consumatori in termini di sostenibilità. Basti pensare che oggi nel mondo facciamo il refill di un flacone ogni 25 secondi.
LOI: Come è nato Alien?
SG: Sono occorsi 3 anni per esprimere la stravaganza e l'emozione insite nelle creazioni Mugler. Attraverso materie prime d'eccezione, l'ambra bianca, il legno di cashmeran. L'assoluta di gelsomino sambac utilizzato per Alien è tra le materie prime più costose in assoluto