The Ultimate Alien: Goddess e la nuova testimonial Willow Smith
Casey Cadwallader, direttore creativo della maison Mugler racconta il nuovo profumo e la sua musa: Willow Smith, una donna che sembra arrivare dal futuro.
Se non è mai semplice raccogliere l’eredità di una leggenda delle passerelle e restituire a un brand la rilevanza degli anni d’oro, frutto della magica sinergia tra il talento del fondatore e lo spirito del tempo, la mission di Casey Cadwallader, divenuto quattro anni fa direttore creativo di Mugler, era particolarmente impegnativa. Come reinventare l’identità di un marchio la cui sfilata è stata tra ’80 e ’90 l’hot ticket di Parigi? Come ricreare in chiave contemporanea la hype delle glamazons di Thierry Mugler, con la loro aria da supereroine da fumetto, i body di cristallo o ispirati alla carrozzeria di una moto, una stagione insetti di vinile e l’altra un mix tra Marlene Dietrich e Marilyn Monroe? Se i bodysuit che restituiscono l’illusione del nudo di Cadwallader hanno conquistato Beyoncé e Dua Lipa, il suo lavoro sull’immagine dei profumi è altrettanto importante, con l’ambizioso obiettivo di ottenere lo stesso successo del mitico Angel e della sua eroina Jerry Hall. Dopo Angel Nova Cadwallader collabora quindi ad Alien Goddess, nuova declinazione di Alien firmata da Marie Salamagne e Nathalie Lorson, costruito su un’overdose di cocco introduttiva a un cuore di gelsomino grandiflorum e eliotropio pronto a fondersi in una scia di vaniglia Bourbon. Affascinato fin da bambino da Prince, George Michael, Madonna, cresciuto con MTV, Cadwallader si immaginava già da piccolo designer di auto o gioielli e, mentre studia architettura alla Cornell, passa le notti a creare abiti, fino ad ottenere un lavoro da Marc Jacobs.
L’OFFICIEL ITALIA: Che cosa ti affascina dell’immaginario di Thierry Mugler e della sua moda?
CASEY CADWALLADER: La mia passione per il design di gioielli risuona con la legacy di Mugler, l’uso del metallo sulle unghie, sulle scarpe e sui bustier. Al punto che i vestiti diventano loro stessi gioielli. In archivio ci sono modelli molto fluidi, molto femminili, abiti drappeggiati favolosamente decadenti. E ci sono capi dalla costruzione sartoriale estremamente mascolina, sharp, molto costruita. Questi due elementi intenzionalmente opposti sono stati il mio punto di partenza. Ma soprattutto se penso a Mugler penso al suo taglio, anatomico, sculturale e assolutamente couture. E poi mi affascina la sua presentazione alle sfilate di così tante tipologie di personaggi. Usava dive, artiste transgender, lesbiche e bodybuilder e non aveva paura di farle sfilare di fronte al borghesissimo front row parigino.
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LOI: Willow Smith è la musa del nuovo Alien Goddess. Perché lei?
CC: Willow è così giovane, eppure e molto saggia e composta. C’è qualcosa nei suoi occhi. Quando facciamo il casting per Alien cerchiamo sempre qualcuno che sembri arrivare dal futuro e trasmetta un senso di saggezza e conoscenza. Alien è una fragranza che trascende razza ed età: Tina Baltzer, il primo volto di Alien, era mezza tedesca e mezza coreana e sembrava venire da un altro pianeta.
LOI: Come hai creato l ’abito per la campagna?
CC: Ho disegnato un abito drappeggiato al tempo stesso lungo e corto, pieno di cut out, probabilmente il bodysuit più folle che abbia creato finora, una spirale asimmetrica, quasi un’estensione naturale del suo corpo, in due diverse tonalità, rosa rame e una nuance tra caffè e oro identica alla pelle di Willow. Quando lei è in piedi nel deserto o nella cava tra le rocce sembra fondersi con la natura. I suoi stessi capelli sono un’estensione di questa sorta di spirale.
LOI: Come è stato lavorare con il regista Emmanuel Adjei?
CC: Emmanuel ha diretto Beyoncé nel video “Black is king”, il suo lavoro ha sempre un livello di magia visuale, ma in modo sottile, ricco di nuances, mai eccessivo.