Un pittore di cui innamorarsi: Erik Olson
Biondo, bello e bravo. Erik olsen è canadese, oggi vive a Düsseldorf ma il suo è uno spirito apolide e avventuriero. Per Erik la pittura è un modo per esplorare il mondo e il suo mondo interiore: ogni suo dipinto è diverso pur rimanendo coerente grazie ad una tecnica ed uno stile maturo e riconoscibile . "Bisogna dipingere quello che si conosce" racconta. E proprio in questo forse consiste il talento di Erik: racconta l'anima di quello che dipinge. Forti contrasti cromatici, colori che diventano texture, frammentazione per raccontare l'unità. In ogni suo lavoro il soggetto rappresentato dimostra un'identità precisa, identità che questo giovane pittore riesce a tramutare in immagini dalle pennellate a volte precise e minute, a volte massive e piene di impeto.
Ciao Erik! Quanti anni hai e quando hai iniziato a dipingere?
Ho 34 anni e disegno da quando sono bambino ma solo verso i 18 anni ho cominciato a dipingere e miscelare i colori. Da allora non ho mai smesso
Descrivi il tuo lavoro in 5 parole:
Colorato, giocoso, caotico, espressivo e sincero.
Qual è stato il tuo percorso formativo?
Ho studiato a Vancouver alla Emily Carr University of Art + Design. Quando mi sono iscirtto l'idea di diventare un pittore o un'artista non mi sfiorava nemmeno. Ho studiato Book design ma già dal secondo anno era chiaro che i miei interessi fossero altri: ero affascinato dall'arte, dalla pittura, dalle immagini potenti. Ho continuato a studiare design ma come potevo mi infilavo nello studio di pittura dell'università. A vancover sono molti i giorni di pioggia così spesso mi nascondevo in biblioteca e passavo le mie giornate a sfogliare libri con le opere di Lucian Freud, Henri Matisse, Joseph Albers… insomma i maestri del ventesimo secolo. In qualche modo quindi ho imparato a dipingere da solo ma aiutato da molti miei compagni e dalla storia dell'arte. Negli anni poi ho cercato sempre di mettermi in situazioni che mi spingessero a migliorare, circondato da persone interessanti e di talento. Questa sicuramente è stata la cosa più utile per la mia formazione.
Come scegli il posto dove lavorare?
Recentemente mi sono trasferito a Düsseldorf, in Germania. Sono arrivato qui per frequentare la Kunstakademie come guest student di Peter Doig: un artista e pittore incredibile. Sono venuto qui convinto che avrei potuto imparare molto da lui e infatti così è stato. L'anno scorso ho finito l'Accademia ma ho deciso di fermarmi qui perchè Düsseldorf è un posto eccitante e pieno di stimoli. Oggi il mio studio è in un vecchio palazzo in un hinterhof, come lo chiamano qui, una specie di piccolo cortile interno con molto spazio. Un posto pacifico ma vicino e prottetto dal fermento della città.
Dove cerchi l'ispirazione?
La curiosità è il mio motore. sono chiaramente ispirato anche dal lavoro di altri artisti ma in realtà è tutto ciò che sta al di fuori dell'arte che che da un senso al lavoro che stai facendo. I miei amici, i posti in cui sono stato. Mi piace pensare che dipingere sia un continuo progresso e sforzo, come ballare o cantare, si sta parlando comunque di immagini e nel mio caso sto cercando di usare un processo che possiamo identificare come "vecchio" per parlare invece del presente. Viviamo in un periodo storico particolare e drammatico, c'è molto da dipingere.
Molte delle tue opere sono ritratti, come mai quest'ossessione per i volti?
Sono affascinato dalla persone. Amo la sfida che comporta fare un ritratto, qualcosa di semplice con cui in realtà puoi raccontare e giocare moltissimo. Amo dipingere anche altre cose ma ultimamente ho ricominciato a concentrarmi sul raccontare i miei amici, persone con cui ho un rapporto. Farlo per me non è mai noioso e mi permette di continuare a cambiare.