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NFT talks: fotografia e MIA

La fotografia dialoga con l’oggi a MIA, e approfondisce temi di attualità, come la tecnologia NFT.

Liu Bolin ‘In Russia Magazine’ (2012), Stampa a getto d'inchiostro, 90 x 120 / 112,5 x 150 cm, Edizione di 8,  Courtesy: Galleria Gaburro
Liu Bolin ‘In Russia Magazine’ (2012), Stampa a getto d'inchiostro, 90 x 120 / 112,5 x 150 cm, Edizione di 8, Courtesy: Galleria Gaburro

La ricerca e la trasversalità del messaggio artistico nella fotografia ha richiamato attorno a MIA - Image Art Fair di Milano, oltre a collezionisti e buyers internazionali, un pubblico appassionato d’arti visive. E come negli intenti della famiglia Castelli che l’ha ideata, e da quest’anno fatta entrare nel gruppo Fiere di Parma, è diventata punto di riferimento e approfondimento con il settore con incontri e talk. Tra i temi caldi (e complessi) dell’11ma edizione, quello sulle opere realizzate con tecnologia NFT, come anticipa a pochi giorni dall’evento Lorenza Castelli. «I Non-Fungible Token sono un certificato di autentica di un file video, audio o dati. E di una fotografia, che essendo digitale può diventare un NFT, ed essere messa in blockchain». In pratica, cosa significa comprare un NFT da un marketplace rispetto alla classica galleria? «Le opzioni sono varie, dipende dall’artista. Può decidere di fare un NFT con opere originali pensate ad hoc oppure già esistenti e vendute, anche nel circuito delle gallerie, lo ha fatto Alejandro Cartagena per “The Car Poolers”, gli scatti realizzati dal ponte di Tijuana sui pickup che trasportano lavoratori dal Messico agli US. Ha creato degli NFT delle stesse immagini vendute in galleria in edizione unica, un’azione che suppongo sia stata concordata con la galleria... L’eventuale diritto di stampare quindi riprodurre l’immagine acquistata come NFT deve però essere esplicitata in un contratto». Sembra che l’acquirente riceva un certificato di autentica, più che un’opera d’arte. «Acquista un file, che va nel suo wallet, e può fruirne scaricandolo su chiavetta o video – tanti collezionisti che operano in questo mondo hanno i loro schermi – o, se ha concordato il diritto, stamparlo. Succedeva già con la crypto-arte e la video arte, un mondo che, con la sicurezza garantita dalla blockchain, è esploso; rimane meno trasparente la provenienza del denaro, essendo i pagamenti in cripto valute». Si parla di cifre astronomiche anche nel mondo della fotografia? «Sì, può succedere, alcune opere vengono vendute a cifre tre/quattro volte maggiori rispetto al formato classico, ed è sicuramente un fenomeno di moda, e forse un filo di bolla, come succede quando nascono le novità, che nel tempo si assestano. “Beeple”, è stata venduta da Christie’s a 69,3milioni di dollari, ma è un’opera di Mike Winkelmann, un artista molto conosciuto; e in questo caso chi ha acquistato è un investitore del settore della blockchain». E poi c’è l’aspetto ecologico, «se ne parla poco, ma è rilevante, ogni transazione genera un utilizzo di energia pazzesco»... Sono tanti i temi da approfondire dal 28 aprile al 1 maggio a Superstudio Maxi, dove grazie alla partnership con il MOCDA – Museum of Contemporary Digital Art, sono esposti anche i lavori di alcuni artisti italiani che realizzano opere in NFT.

Giovanni Gastel, "STERN", Parigi 1996, stampa originale da Polaroid 20 x 25 cm, copyright: Archivio Giovanni Gastel/ courtesy Photo&Contemporary
Giovanni Gastel, "STERN", Parigi 1996, stampa originale da Polaroid 20 x 25 cm, copyright: Archivio Giovanni Gastel/ courtesy Photo&Contemporary

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