Paris loves Yves Saint Laurent
La Ville Lumière celebra Yves Saint Laurent in occasione del 60esimo anniversario della sua prima sfilata. E gli rende omaggio con una mostra diffusa in sei musei, a sottolineare il ruolo di declic creativo che l’arte ha sempre rappresentato per il couturier francese
«Siamo tutti obbligati per sopravvivere ad avere, come dice Nietzsche, dei fantasmi estetici. La vita non è possibile che grazie a loro. Personalmente, penso di averli trovati in Mondrian, Picasso, Matisse, ma, anche e soprattutto, in Proust», sosteneva Yves Saint Laurent. Per lui, non per nulla il primo couturier vivente a essere oggetto di una retrospettiva museale (organizzata da Diana Vreeland al Metropolitan di New York nell’83), i musei, le mostre, i cataloghi d’arte sono stati una fonte perenne di ispirazione, quando non direttamente responsabili di quello scatto mentale che dà il la a una nuova collezione, come ad esempio i bozzetti di costumi di Picasso visti a una mostra sui Ballets Russes che saranno all’origine della sfilata F/W 1979. Del resto la sua casa di rue de Babylone ospitava una collezione favolosa di Manet, Braque, Léger, Picasso, Ingres, Cézanne, Géricault, Matisse… Questa passione per l’arte è all’origine dell’idea di celebrare i 60 anni della fondazione della Maison (la prima sfilata è del gennaio ’62), con una mostra diffusa battezzata "Yves Saint Laurent aux musées" e ospitata nei principali musei di Parigi, affiancando i suoi abiti alle opere che li hanno ispirati: il Musée Picasso (fino al 15/4), il Musée d’Art Moderne e il Musée d’Orsay (fino al 15/5), il Centre Pompidou e il Louvre (fino al 16/5), e il Musée Yves Saint Laurent (fino al 18/9). Se quest’ultimo, nell’hotel Secondo Impero dell’Avenue Marceau sede della Maison dal 1974 al 2002, offre soprattutto la possibilità di scoprire il suo metodo di lavoro, dai tantissimi disegni alle tele bianche dei modelli, il Centre Pompidou è il luogo dove il rapporto con l’arte contemporanea è più evidente, a tratti letterale, e che meglio esemplifica l’idea che il lavoro del couturier sia “mettere l’arte in movimento”. L’esempio più eclatante? Gli otto abiti da cocktail in jersey dell’F/W 1965, risposta ai mini abiti futuribili di Courrèges, ispirati a una tela del ’37 di Piet Mondrian, scoperto da Saint Laurent in una monografia regalatagli dalla madre, quando in Francia il pittore resterà uno sconosciuto almeno fino al ’69, quando viene esposto all’Orangerie. «Poliakoff e Mondrian mi hanno insegnato la purezza e l’equilibrio», affermava il couturier. Se la collezione che sfila nel luglio ’66 è un omaggio a Wesselmann e Lichtenstein, la S/S 1971, che la stampa battezzerà “Quarante”, guarda anche alla serie Made in Japan del ’64 di Martial Raysse, ai suoi colori acrilici aerografati, come evidenzia l’accostamento tra la reinterpretazione de “La grande odalisque di Ingres” ad opera di Raysse e la giacca di volpe verde smeraldo acquistata da Bianca Jagger.
Al Musée d’Art Moderne è la sala de La Fée Electricité di Raoul Dufy a fare da cornice agli abiti in satin con caban in colori contrastanti dell’F/W 1992, al Louvre è la galleria d’Apollo, progettata da Charles Le Brun per il Re Sole, a ospitare tra le sue collezioni di marmi, smalti, cammei e pietre dure due giacche ricamate d’oro della S/S 1980 e S/S 1990 e una giacchina coperta di cristalli e ricamata d’oro che lo stesso Saint Laurent descriveva come «il riflesso del cielo e del sole nel ghiaccio». Il Musée d’Orsay mette in scena l’ossessione di Saint Laurent per Proust, al punto di non voler mai finire “La Recherche”, “perchè se la terminassi qualcosa in me si romperebbe” e di chiedere a Jacques Grange un décor alla Proust per Chateau Gabriel, la sua dimora Belle Époque vicino a Deauville. Rientra nel gioco di ruoli tra mascolinità e femminilità al centro de “La Recherche” la presentazione di una serie di smoking, dalla prima apparizione nella collezione F/W 1966 al 2001, cui si affiancano gli abiti realizzati per Marie-Hélène de Rothschild e Jane Birkin per il Bal Proust dato dai Rothschild nel ’71. Al Musée Picasso il magnifico ritratto di Nusch Eluard del ’37 è accostato alla Veste Hommage à Pablo Picasso dell’F/W 1979, trasposizione letterale della giacca di Elsa Schiaparelli, la couturière di cui Saint Laurent ammirava “l’immaginazione sfrenata”, indossata nel dipinto dall’artista e musa surrealista.