Being Marina Abramovich, la mostra alla Royal Academy di Londra
La Royal Academy of Arts dedica una personale a Marina Abramovic, provocatoria pioniera della Performance Art. In un percorso tra scultura, video e installazioni.
Text by ALESSANDRO VIAPIANA
La Royal Academy of Arts dedica una personale a Marina Abramovic, nota per le sue performance disturbanti e intense, dal 23 settembre al 1 gennaio 2024. L'esposizione ripercorre i momenti chiave della sua carriera attraverso scultura, video, installazioni e performance. La forza espressiva di Marina Abramovic si esplicita in "Rhythm 10", presentata nel 1973 al Museo d'Arte Contemporanea di Villa Borghese a Roma, durante la quale si ferisce più volte, pugnalando con un coltello gli spazi tra un dito e l'altro. L'anno successivo è a Napoli con "Rhythm 0", dove invita il pubblico a scegliere tra 72 oggetti da utilizzare su (e contro) di lei, inclusa una pistola carica. L'urgenza alla base delle opere di Abra-movic? Spingere al limite i confini della scoperta di sé, sia come artista che come persona, coinvolgendo attivamente il pubblico. «Quello che facevo in Rhythm era portare in scena le paure delle persone ed usare la loro energia per spingere il mio corpo il più lontano possibile», scrive la stessa artista nel 2018 in "Attraversare i muri. Un'autobiografia". Nata in Serbia nel 1946, figlia di due ex partigiani che al termine della guerra scalano i vertici del Partito Comunista jugoslavo, studia all'Accademia di Belle Arti di Belgrado e poi a Zagabria, e giunge alla Performance Art negli anni '70 grazie all'incontro con Nesa Paripovié (che sposa nel 1971), Joseph Beuys ed Hermann Nitsch. L'incontro ad Amsterdam nel 1975 con Frank Uwe Laysiepen, meglio noto come Ulay, segna l'inizio di una relazione sentimentale e artistica, con una serie di performance come "Imponderabilia" del 1977 alla Galleria Comunale d'Arte Moderna di Bologna, dove si collocano l'una di fronte all'altro a distanza ravvicinata: il pubblico è obbligato a passare tra i due, venendo in contatto con i loro corpi completamente nudi. La mostra londinese include anche filmati d'archivio di performance come "The Artist is Present" del 2010, in cui Marina Abramović si siede di fronte a migliaia di sconosciuti (in coda per ore fuori dal MoMa di New York), scambiando sguardi senza proferire parola. Sono poi riprodotte "Luminosity" (1997), "The House with the Ocean View" (2002) - ideato sulla scia degli attacchi terroristici dell'11 settembre a New York , "Nude with Skeleton" (2005), "Balkan Baroque" presentato alla Biennale d'Arte di Venezia del 1997, dove, seduta su ossa di bovino ammassate in uno scantinato del padiglione jugoslavo, le ripulisce dalla carne e dalla cartilagine come un macellaio. Una denuncia della pulizia etnica avvenuta in quegli anni nei Balcani tramite questo rituale purificatorio che le valse il Leone d'Oro.