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Artist to watch: Marco Vignati

Marco Vignati è protagonista insieme a Davide Ausenda e Alice Capelli, nella mostra Tramestio a Palazzo Cusani. 

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Nuove generazioni di artisti italiani entrano nella scena dell’arte partendo da Milano. È il caso di  Marco Vignati, classe 1994, nato e cresciuto a Milano, che si sta facendo conoscere sia per la forza ed essenzialità delle sue installazioni, sia per il lavoro fotografico volto a negare la forza evocativa della fotografia stessa. Il percorso e la passione di Marco si manifestano sin da piccolo, come lui stesso racconta: “Già dall’inizio delle Scuole Superiori avevo capito che avrei voluto fare tutt’altro. Durante quei cinque anni mi sono approcciato quasi casualmente alla fotografia e da lì ho capito che avrei voluto continuare il mio percorso all’interno di essa. Diplomato, ho frequentato il corso di arti visive/fotografia presso L’Istituto Europeo di Design di Milano durante il quale ho iniziato a collaborare come assistente per alcuni fotografi, dalla moda allo still-life. Ho continuato dopo la laurea triennale a lavorare come fotografo di moda. Il mio interesse per la fotografia si è sempre mosso verso l’utilizzo semantico dei principi costitutivi del mezzo stesso. Una ricerca che utilizza la fotografica, ma che ne è poi assolutamente distante in quanto prende forma attraverso installazioni”. E anche guardando i suoi artwork l’artista in modo non convenzionale sull’immagine, decostruendo le forme e giocando con tecniche diverse per rendere l’opera una stratificazione di memorie in movimento. 

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Opere di Marco Vignati

Vignati è stato recentemente protagonista della mostra Tramestio a Palazzo Cusani (Milano) insieme a Davide Ausenda e Alice Capelli. Tutti artisti e curatori under 30. Un progetto che ha voluto dare essere una risposta al ribaltamento epocale post Covid che ogni individuo ha vissuto e che continua a vivere. Il tramestio è il movimento e il rumore di un mescolamento, del mestare nel torbido. Il tessuto in cui si crea questo brusio è complesso, eterogeneo, confuso e quasi ruvido, ma al contempo fluido. A questa mostra – curata da Michael Camisa e Sophia Radici – ha partecipato per il finissage il nuovo brand NeuroFashion fondato da Chiara Salomone con una special performance. Le installazioni di Vignati presenti in mostra erano costruite con  blocchi di cemento apparentemente tutti uguali che culminano in uno scrigno. Una memoria che sembra rivelarsi per poi dissolversi nel nulla. Attraverso due tipologie di installazioni quasi agli antipodi, il tempo e i ricordi sembrano diventare inafferrabili ed evanescenti. Il cemento delle lastre nasconde e custodisce al suo interno una serie di immagini tutte diverse fra loro, cercando di fissare e trattenere il ricordo ad esse legato. “Solo chi avrà il coraggio di infrangere queste opere – svela lo stesso Vignati - potrà andare oltre fino ad arrivare al cuore pulsante dell’installazione: l’immagine. Questa si presenta come un fotogramma completamente deformato e distorto, restituendo l’unico modo per l’artista di interpretare e accettare quella sua personale memoria ad esso legata. Ciascuno potrà scegliere se conservare intatto il blocco o distruggerne la forma per arrivare ad una verità apparente, un ricordo inconsistente ed irraggiungibile”. L’uso dei materiali (come ferro, cemento e legno) sono reminiscenze dalle vacanze invernali nel laboratorio del nonno. E prosegue: “Le installazioni presenti vedono come protagonisti effettivamente questi materiali che ho usato in realtà più per appesantire le strutture e quindi parlare la stessa lingua rispetto al concept dell’opera. Pensiero e ricordo pesante nel personale, e pesante concretamente già solo come immagine. Da un lato la foto fissa ciò che è appena successo, dall’altro nel momento stesso in cui avviene inizia il suo processo di storicizzazione che impone il trascorso temporale. In un certo senso, attraverso l’installazione 002 (lo “scrigno”), ho fatto in modo che ogni fruitore possa contribuire al cambiamento costante di un’immagine fotografica. In questo senso il tempo diventa a sua volta parte costituente di quell’opera, strettamente legato a ciò che si comunica con l’immagine inserita all’interno della stessa installazione”. Artista under 30 da tenere d’occhio, ritroveremo Marco Vignati a settembre protagonista di nuovi progetti e collaborazioni con il mondo della moda, ma sempre con la sua dirompente carica concettuale e materica.

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Opere di Marco Vignati

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