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The raising star: Gioele Amaro

Dopo aver lavorato per l’Ateliers Jean Nouvel Gioele Amaro, giovane artista nato a Reggio Calabria, si divide tra Parigi e Milano per immaginare un universo artistico digitale, «che significa utilizzare la tecnologia come strumento per dare voce alle mie idee, che si tratti di pittura o scultura».

Gioele Amaro indossa un look VALENTINO PINKPP
Gioele Amaro indossa un look VALENTINO PINKPP

Text by GIAMPIETRO BAUDO
Photography & Styling GIOELE AMARO

«Ho cominciato a dipingere fin da bambino, ma senza la consapevolezza che un giorno avrei potuto trasformare la mia vocazione, la mia passione, in un mestiere». La storia di Gioele Amaro, artista digitale come lui stesso ama definirsi, è racchiusa tutta in questa frase. Nato in Calabria, si è laureato alla École Nationale Supérieure d’Architecture de Paris-La Villette. Il primo lavoro nell’Ateliers Jean Nouvel dove per cinque anni ha sperimentato e costruito le sue tech skills lavorando con software di progettazione. L’amore per l’arte e la passione per il digitale lo ha portato a creare un mondo estetico dove si fondono, alterano e offuscano i confini tra tradizione e nuovi media, e il suo presente. Che lo scorso anno lo ha portato a esporre da Sotheby’s presentando a Parigi “Digital Dust”, mostra dedicata a ripensare e astrarre lavori ereditati dalla storia dell’arte. Lo stesso anno è volato a Beijing per il progetto “Valentino Re-Signify Part II” prima di essere scelto da Maison Ruinart come primo artista italiano con cui il brand ha scelto di collaborare per creare l’opera “Altered Horizons”.

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Gioele Amaro veste VALENTINO PINK PP; accessori, VALENTINO GARAVANI

L’OFFICIEL ITALIA: Come definiresti la tua arte?
GIOELE AMARO: Quando mi fanno questa domanda dico subito che la mia è arte digitale, ovvero creata utilizzando processi non manuali e strumenti come un computer, una stampante o una penna elettronica. Una definizione semplice e immediata. All’inizio non era così ma poi ho capito che le persone, incoscientemente, facevano una distinzione netta tra questi due universi. E il digitale è un mondo in cui non mi sento ingabbiato concettualmente, ma soltanto una definizione che riassume facilmente il mio lavoro. Significa che uso il pc per dare forma alla mia creatività, alle mie idee. La tecnologia mi ha regalato la possibilità di fare quello che voglio, che si tratti di pittura o di scultura.

LOI: In quale ambito si esprime al meglio la tua creatività?
GA: Sicuramente la pittura, con cui mi racconto fin da quando ero bambino e che rimarrà sempre il mio primo strumento espressivo. Anche i video, la scultura o la fotografia sono ambiti che mi piacciono, ma che richiedono una tecnica e un approccio differente e più articolato a livello di conoscenze specifiche.

LOI: Come nascono le tue opere?
GA: Di solito l’idea nasce dove e quando vuole, cerco di fissarla nella mia memoria e poi di ricrearla al computer. Spesso mi diverto semplicemente a giocare davanti allo schermo del pc per creare qualcosa di nuovo, sperimentando e indagando nei meandri della mia testa tra idee nascoste, che nemmeno sapevo di avere.

LOI: Qual è il tuo rapporto con la tecnologia?
GA: Qualche volta mi sento un po’ spaesato come i vecchi operai della Fiat all’avvento dei macchinari da cui pensavano di essere completamente soppiantati. Poi mi fermo a riflettere: credo che la tecnologia sia una figata pazzesca perché ci ha regalato la possibilità di amplificare e potenziare il lavoro dell’artista. La vedo come una sorta di super potere, un mezzo di cui l’artista deve fare buon uso senza lasciarsi schiacciare e che regala possibilità illimitate. La subisco quando è eccessiva ma penso anche che, oggi, un giorno senza tecnologia mi sembrerebbe spento. Senza una videochiamata a un amico, senza Netflix, senza pc…

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Gioele Amaro veste VALENTINO PINK PP; accessori, VALENTINO GARAVANI

LOI: Prova a definire la parola artista.
GA: Mi piacerebbe poter abbattere l’idea di artista come una figura visionaria e astratta… Mi piace pensare che chiunque possa essere un artista. L’unica differenza tra artista e non artista è nell’esistenza o nella non esistenza dell’opera d’arte stessa. Se l’hai pensata e creata è un’opera. E credo che la tecnologia stia portando l’arte in questa direzione.

LOI: Lo scorso anno hai partecipato alla mostra “Valentino Re-Signify Part II” di Beijing. Come è nato questo progetto?
GA: Tutto è iniziato durante il lockdown del Covid e ho avuto l’impressione di lavorare a una mostra segreta, collaborando con il team di Valentino in un’atmosfera quasi ovattata. Quando l’exhibition è sbocciata è stata un’emozione incredibile: quel segreto è stato gridato al mondo con grande forza e potenza. Devo ringraziare Mariuccia Casadio (critica e storica dell’arte, ndr) che conosceva il mio lavoro e che pensava si potesse sposare con il mondo di Valentino e gli abiti disegnati da Pierpaolo Piccioli per la maison. Mariuccia ha fatto da ponte tra la moda e la mia arte.

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Gioele Amaro veste VALENTINO PINK PP; accessori, VALENTINO GARAVANI

LOI: Quale è il tuo rapporto con la moda?
GA: Non so bene cosa rispondere... Posso dire che amo i vestiti di Pierpaolo che hanno un punto di vista esplicito sulla società. Questo tipo di moda mi interessa e la vedo come arte, perché capace di stimolare una riflessione su quello che siamo e su dove dobbiamo andare. La sfilata Valentino Pink PP, per esempio, l’ho trovata geniale: io sono calabrese e per me il rosa è un colore che ho sempre amato molto, ma scandaloso. Sdoganare un colore, rendendolo come tutti gli altri e privandolo del suo costrutto sociale, mi è sembrato un gesto politico e culturale importante. Ecco sono affascinato dalla moda quando riesce a far passare un messaggio andando oltre il semplice abbigliamento.

LOI: A quali progetti stai lavorando ora?
GA: A novembre sarò a Parigi alla Almine Rech Gallery di rue Turenne con la mostra “Just a painting” che si chiuderà l’11 dicembre. Sarà una exhibition sul concetto di digitale come l’ho esplorato fino a ora, mettendo l’accento sul colore e sulla tridimensionalità, sulla figurazione e l’astrazione. Lo stesso quadro verrà ripetuto in maniera diversa, assumendo forme differenti e trasformandosi digitalmente. Sarà una riflessione sul valore dell’opera e su quello che rappresenta.

LOI: E un tuo sogno nel cassetto?
GA: Avere un impatto creativo sociale, in qualsiasi forma. Mi piacerebbe che le mie idee potessero arrivare al maggior numero possibile di persone Mi piacerebbe anche che la mia arte potesse essere vista, apprezzata e digerita avendo un impatto culturale forte. Una mostra museale già sarebbe un buon inizio. Il 2022 è stato un anno ricchissimo di progetti, con exhibition in gallerie a Shanghai, Bruxelles e Copenhagen. Il prossimo anno mi piacerebbe lavorare a un momento in un museo per raccontare tutto il mio mondo. 

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