Fondazione Prada presenta la mostra: "Sanguine – Luc Tuymans on baroque”
Non c'è un personaggio nelle opere scelte da Luc Tuymans per la mostra sul barocco “Sanguine” che non sia triste. Nemmeno un oggetto. Ogni oggetto è guardato e rappresentato da uno sguardo e da una mano triste. Una tristezza antica, fedele al reale, di continuo approfondimento, di stupefacente tenacia. Lo sguardo severo di Marten Pepijin ritratto da Anthony van Dyck (1627-1632), occhi neri che emergono da un fondo ancora più nero. Lo sguardo di Caravaggio e del suo Fanciullo morso da un ramarro (1596-1597), o quello di Davide con la testa di Golia (1609-10). Espressioni di paura, rabbia, terrore. Passioni nere, tristi. Lo sguardo azzurro lacrimoso della Madonna di Johann Georg Pinsel (1758): oro, azzurro, lacrime di carne. Gli sguardi senza oggetto delle due sante dipinte a olio da Michaelina Wautier (Saint Agnes and Saint Dorothea, XVII secolo) che non si guardano, non guardano nemmeno lo spettatore, quella di destra sembra guardare ciò che è nelle mani di quella a sinistra (una rosa) e viceversa (una pecora). La saggezza del malinconico rimanda alle profondità materne della terra, il suo sguardo è rivolto verso il basso, verso il fondo. Sulla terra. O sottoterra. In Fucking Hell (2008) di Jake e Dinos Chapman, in cui l’aspetto grottesco del terrore è incarnato da 60mila soldatini giocattolo che all’interno di grandi vetrine praticano o subiscono violenza come in Salò di Pasolini. O la serie di litografie Thanatophanies (1955-95) di On Kawara, che rappresenta i visi deformati delle vittime delle bombe nucleari di Hiroshima e Nagasaki. Qui non si parla di un periodo storico definito ma di influenze - “Sanguine” è una lettura personale del barocco, costituita da associazioni tra lavori di artisti contemporanei e opere di maestri del passato. Da Anversa a Milano alla Fondazione Prada più di 80 opere realizzate da 63 artisti internazionali. Nelle opere in mostra prevale un’idea di corporalità e fisicità scomposte e iperrealistiche, resa attraverso diversi mezzi espressivi: dalla pittura alla scultura, dalla fotografia al disegno, dall’installazione al video. Tuymans invita a rileggere l’arte seicentesca, ma anche quella contemporanea, mettendone al centro la figura dell’artista e il suo ruolo nella società. Il confronto con Peter Paul Rubens, il pittore di Anversa ritrattista dei potenti e uomo politico, rivela l’ambiguità formale caratteristica della pittura barocca e la complessità delle relazioni che gli artisti hanno sviluppato nell’Europa della Controriforma e dell’insorgere della borghesia mercantile. Il curatore vuole dimostrare come gli artisti abbiano contribuito a ridefinire la concezione di una corrente come il barocco, dall’accezione negativa attribuita dalla critica d’arte del tardo Settecento, fino alla rivalutazione attuata dal pensiero post-moderno e alla riaffermazione di un’espressività barocca e figurativa nell’arte degli ultimi anni. L'arte non è solo espressione dell'individuo, delle sue doti naturali, ma anche e soprattutto della sua data di nascita, della civiltà che lo precede. Oggi un artista americano può dipingere maschere e idoli, un africano un paesaggio in prospettiva. L'arte contemporanea è pluralismo. L’arte barocca del Sei e Settecento è la prima corrente artistica ad assumere una dimensione mondiale, pur mantenendo specificità e caratteri legati alle diverse culture locali e alle sensibilità personali testimoniate in mostra, tra gli altri, da Guido Cagnacci e Andrea Vaccaro, Jacob Jordaens e Francisco de Zurbarán. Periodi storici, nascita e morte, sono mescolate nel calderone dello spirito. Questo “spirito” è il risultato di un'elaborazione dialettica dei materiali storici, filologici, letterari, stilistici; non è la “forma” compiuta e incarnata in questa o quell’opera, e neanche qualcosa da ricavare da una media ponderata e induttiva delle opere. È un insieme di cose, un'atmosfera, un tratto, un sentire che ha accomunato vari artisti in diversi periodi storici. Che poi è come se fosse un tempo unico, fluido, che tiene insieme tutti, è la stessa forma del materiale che dà nome alla mostra. Il sangue. Temperamento violento e ricco di vitalità, ma anche una tecnica pittorica – suggerisce una molteplicità di prospettive attraverso le quali si possono interpretare le opere esposte in cui convivono violenza e simulazione, crudeltà e teatralizzazione, realismo ed esagerazione, disgusto e meraviglia. Il rosso e il nero. Il lutto è ostentato, mostrato, mediato. Il bambino esangue ritratto in Sleeper (2007-08) da Michaël Borremans sembra morto. La macabra vulnerabilità delle vittime che si osserva nel Compianto sul Cristo morto (1614) di Peter Paul Rubens è anche il soggetto centrale dell’installazione Flanders Fields (2000) di Berlinde De Bruyckere e del dipinto Dead Girl (2002) di Marlene Dumas: una testa di donna trasfigurata, livida, dalla bocca e dagli occhi scorre un liquido nero, denso, che si mischia con i suoi capelli, neri. L’estetica barocca sta in uno speciale rapporto con la meraviglia del “miracolo”, ovvero con l’intervento di un'azione che parte da un punto di vista esterno e risolve la problematicità della forma artistica che invece è negata alla prospettiva dell'autore. È come se queste opere, messe tutte insieme, superassero il singolo individuo che le ha concepite (e il suo tempo) aprendosi ad uno sguardo esterno, d'insieme, ad altri tempi, affini. In “Sanguine” ogni singola passione, ogni sguardo e mano triste è tirata fuori dal suo isolamento e condivisa con altri occhi e mani tristi, con quello che può essere definito lo spirito di un tempo dilatato, sempre presente.
Fanno parte di "Sanguine – Luc Tuymans on baroque” anche le opere: