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"Songs and Spells" la mostra di Emiliano Maggi raccontata da Caroline Corbetta

Il Museo Novecento presenta la personale dell'artista Emilano Maggi al Museo Stefano Bardini di Firenze.

"Songs and Spells" la mostra di Emiliano Maggi al Museo Bardini di Firenze. Foto di Leonardo Morfini
"Songs and Spells" la mostra di Emiliano Maggi al Museo Bardini di Firenze. Foto di Leonardo Morfini

Dal 2 dicembre al 13 Marzo 2023 il Museo Stefano Bardini di Firenze ospita la mostra "Songs and Spells" di Emiliano Maggi. Una personale dell'artista visivo, musicista, scultore e performer classe 1977, curata dall'autrice e curatrice Caroline CorbettaMaggi si ispira a leggende popolari, film dell’orrore, letteratura erotica e poesia romantica, nelle sue opere si innestano immagini estetiche ibride, a metrà tra l'universo magico e una fiaba lugubre. La sua personale a Firenze è una conversazione di opere tra presente e passato ospitata in uno spazio che in origine era uno showroom ante litteram di Stefano Bardini - antiquario vissuto tra la fine ‘800 e primi del ‘900 - che contiene una collezione di manufatti e opere di arte antica, rinascimentale e medievale. Oggi è nelle mani del Museo Novecento che organizza mostre sotto la direzione di Sergio Risaliti. 

L'OFFICIEL ITALIA: Com’è stato lavorare con Emiliano Maggi su questa mostra?
CAROLINE CORBETTA: Bellissimo e intenso. È un artista che conosco dal 2010, quando lo selezionai per il LUM per l’arte contemporanea, un premio assegnato ai giovani artisti. Devo dire che rimasi colpita dalla sua potente dimensione identitaria del suo lavoro. Si capiva subito che Emiliano è quello che fa e tutto quello che fa è quello che è. C’è un’adesione totale a lui come persona, ai suoi interessi e tutto coincide con la sua ricerca di lavoro. Abbiamo fatto dei progetti insieme e nel tempo abbiamo consolidato il nostro rapporto. Era arrivato il momento giusto per fare questa retrospettiva istituzionale che riunisse i suoi lavori degli ultimi anni. Questa volta siamo andati più in profondità sia dal punto di vista personale che professionale.

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Ritratto di Emiliano Maggi

LOI: Raccontami di Emiliano, com'è come artista?
CC: Dire che è un personaggio è riduttivo. Lui è carismatico, talentuoso e gentile, qualità che sono molto importanti per un artista. È cresciuto in una dimensione creativa, suo padre era truccatore di Cinecittà specializzato in film per l’orrore e collaborava con Dario Argento per i suoi film. Maggi si esprime con tanti linguaggi, in mostra ci sono le sue ceramiche, i dipinti e all'inaugurazione ha fatto anche una performance musicale. Durante Florence Art Week il 24 settembre aveva presentato durante la sua performance "Water Spell", che è come se fosse un suo antefatto: una drammaturgia in cui interpretava un personaggio di fantasia mezzo uomo e mezzo tritone - ispirato alla fontana del tritone in Piazza della Signoria - che percorreva un tratto di Arno al tramonto su navigando su un’imbarcazione indossando una maschera in ceramica e suonando flauti che venivano accompagnati dai tamburini del Corteo Storico Fiorentino. 

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CC: Lui è musicista, suona in un gruppo chiamato Salò e performa in maschera, le sue performance sono molto plastiche, e allo stesso tempo, quando vedi le sue sculture o le sue ceramiche hanno una plasticità tale che sembra che si muovono come in una performance. Lui ha una particolare attenzione anche per il costume, si veste in maniera trasversale rispetto alle epoche. È come se fosse un grande ibrido, c’è qualcosa di contemporaneo ma anche tanta ricerca e riguardo che riporta le influenze con l’antico.

LOI: Che rapporto ha la sua attualità con il passato?
CC: Le opere Emiliano rivendicano il potere dell’immaginazione di riattivare il passato mettendolo in connessione con il presente dando luogo ad una sintesi artistica generativa. L’ibridazione messa in atto dall’artista non è solo cronologica e stilistica: le creature incantate, senza genere e specie definiti, che ha plasmato e i dipinti che alludono ad un’immaginifica armonia tra uomo e natura.

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Nella prima foto: Emiliano Maggi, Seated Pose, 2020, ceramica smaltata . Nella seconda foto: Emiliano Maggi, Untitled (sleeping) 2020, ceramica smaltata. Nella terza foto da sinistra: Emiliano Maggi, I Prefer to Transform Themselves into Equine Shapes 2020, Goat that hear 2021, Dogmar 2021, Spring 2021, The Boy who cried Wolf 2021, The Night Behind You 2021, Hare Face 2021, Apuleio 2022, olio su lino.

LOI: Come si relazionano le opere di Maggi con il contesto storico del Museo Stefano Bardini?
CC: È stato un avvicinamento progressivo. Lavorare con un patrimonio storico-artistico come quello del Museo Stefano Bardini rappresenta, per l’artista ma anche per il curatore, un’occasione unica di scambio con la tradizione, tra affinità e discontinuità, che contestualizza l’arte di oggi e attualizza quella del passato. Le pareti in blu Bardini valorizzano ancora di più le opere classiche i marmi, gessi e le ceramiche e quando siamo entrati siamo rimasti sbalorditi dai reperti e dalla visione di Stefano Bardini. C’è stata una connessione psichica tra l’autore e la collezione che è emersa da una conoscenza graduale. Noi siamo entrati in questo spazio in punta dei piedi, abbiamo cercato di lasciare da parte l’inferiorità psicologica nei confronti del passato, per dare il giusto distacco e creare un dialogo. Le opere non sono collocate per senso estetico, abbiamo ricercato dei rimandi formali, di tema e significato. Viene trattato il tema della trasformazione che emerge molto dalle sue ceramiche e dalle pitture. C’è una serie di stivali surreali che si trasformano in umani o animali, possiedono un carattere quasi fiabesco e metaforicamente l’essere umano muta ogni giorno nel suo percorso di crescita. Quando vidi questa serie di calzature per la prima volta in studio, pensai subito che dovessero ritornare ad essere oggetti di uso comune, perciò li abbiamo installati raggruppati per terra e non ad altezza visiva su una base.

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In ordine: Emiliano Maggi Sleeping Bat, Bat Boots, Gemini, Floral Boots, Glove Boots, 2020, ceramica smaltata. Foto di Leonardo Morfini.

CC: Nella sala dei dipinti ci sono due tavoli storici e ho deciso di inserire queste due sculture work in progress che avevo visto nel suo studio, avevano catturato la mia attenzione perchè erano molto anatomiche, come un braccio che diventa un gallo. Quella stanza era perfetta con questi due arti che sembrano quasi vivisezionati sul tavolo e quando abbiamo installato le sculture ci siamo accorti che non c'era da spostare una virgola. Le sue opere oltre a farti riflettere sui temi legati all’essere umano, sono molto ambigue e ogni volta che ritorni a guardarle, noti sempre qualcosa di diverso. C’è un'aura speciale nello spazio del Museo Bardini e la mostra è anche particolarmente fotogenica.

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La sala dei dipinti al Museo Stefano Bardini. In ordine: Emiliano Maggi, Arm (Every Morning there was Endless Sleep preceding it) 2020. Emiliano Maggi, Dreaming leg 2020, entrambe eramica smaltata.

LOI: Qual è stata la cosa più stimolante di lavorare insieme a lui?
CC: È stata in generale una mostra emozionante ma se dovessi scegliere un episodio senz'altro avere avuto l'opportunità di mettere una sua scultura sulla colonna su cui di solito poggia la trecentesca scultura "Carità" di Tino di Camaino che è stata prestata a Milano per la tradizionale mostra di Natale a Palazzo Marino. Trovarmi al centro di questa sinergia tra passato e presente, tra Milano, la mia città, e Firenze, la città dove sto lavorando (nda curerà anche la personale Seminarium di Jesper Just al Museo Marino Marini il 16 dicembre), è stata una grande soddisfazione. La bellezza di lavorare con un'artista con cui ho un feeling e un percorso costruito negli anni ed è stato un coronamento per me e per lui. Farlo in un contesto del genere è stato importantissimo ed emozionante. Da curatrice mi sono trovata a curare mostre in tantissime contesti differenti, qui mi sono sentita parte del tutto. Le mostre sono uno spazio di condivisione e dialogo e questa è stata una mostra felice, bella ed eccitante.

EMILIANO MAGGI Songs and Spells
a cura di Caroline Corbetta

2 dicembre 2022 – 13 marzo 2023 Museo Stefano Bardini
Via dei Renai, 37 – Firenze

Orari:
Lunedì 11:00 – 17:00
Martedì, Mercoledì, Giovedì chiuso
Venerdì, Sabato, Domenica 11:00 – 17:00

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