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"Crack The System" lo dice l'artista Cosma Frascina con la sua nuova serie di opere

Nella sede milanese della galleria Casa Canvas, lo scultore e designer pugliese Cosma Frascina porta in scena la nuova serie di opere "Crack".

Nella foto un ritratto di Cosma Frascina "Crack" 2021
Cosma Frascina "Crack" 2021

«Sono Acquario ascendente Acquario, amo tenere tutto sotto controllo, soffro l’ansia da prestazione, mi piacciono le ragazze e quando mi impegno seriamente divento letargico». Cosma Frascina si descrive con poche parole per dar spazio al suo lavoro. Classe 1989, laureato in design a Firenze, ha sentito il bisogno di ritornare alla slow life per concentrarsi sulle proprie idee, perciò è tornato a Torricella, sua città d’origine in Puglia, nell’infanzia vissuta come opprimente. «Da piccolo sognavo di disegnare moto e auto ma mentre studiavo design mi sono accorto che quest’ultimo non mi interessava. Ho avuto difficoltà nel definirmi». Oggi si divide tra Milano e la Puglia e preferisce descrivere la sua arte come personale senza troppe etichette: «Riflette la mia vita, scolpire è un rituale ancestrale, ti lascia tempo con te stesso, lavori per riempimento e sottrazione». Per le sue opere trova ispirazione nella ruvidità della natura, nel contrasto con i manufatti umani. Negli anni Cosma ha imparato ad accettare gli imprevisti e il caso, una condizione non determinata da nessuna ragione che lo porta costantemente a cambiare il suo percorso: «Per le mie sculture libero le mani e non progetto troppo prima di iniziare a creare». Aspira a collaborazioni con Mace e Alessandro Michele e tra i suoi tratti distintivi c’è una matrice imperfetta: gli piace sconvolgere le forme e distruggerle se lo reputa necessario.

L’OFFICIEL ITALIA: Cosa puoi dire della nuova serie?
COSMA FRASCINA: Si chiama “Crack” e riflette il mio modo di vivere la città. Il 2021 è stato un anno di svolta, quando sono arrivato a Milano mi sono fratturato il polso andando in skate. Nove mesi di convalescenza. Il nome deriva da questo ma vuole anche giocare su allusioni legate alle sostanze stupefacenti dello scenario hip hop. Per realizzarla ho unito cemento e polvere di marmo in stampi negativi creati con la carta d’alluminio, l’effetto è un’opera materica con texture differenti. Nel mio lavoro sono autonomo. Per “Crack” ho lavorato con Casa Canvas e lho vissuto come uno scambio costruttivo. Il mio modus operandi è free ride, sto imparando ad accettare il flow della vita e il caso.

LOI: Le tue radici culturali pugliesi influenzano tanto il tuo lavoro?
CF: La matericità delle mie opere mantiene un legame con le mie origini. Utilizzo tufo, calcarenite, malte di cemento bianco e grigio, polvere di marmo, fossili animali e vegetali e ogni tanto aggiungo dei pigmenti che riprendono i colori della mia cultura. Poi sono legato alla cultura urbana: alla musica hip hop e nel tempo libero vado in skate e fare surf. Mi piacerebbe essere tuttologo ma avendo tanti interessi il rischio è di perdersi.

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Cosma Frascina "Crack"

LOI: Oltre alla scultura ci sono altri linguaggi che vuoi sperimentare?
CF: Per divertirmi potrei sperimentare con la musica, fin da piccolo suono basso e batteria. Disegno e lavoro anche con software CAD se necessario, ma preferisco non dare confini alla mia pratica, scolpire è un progetto in cui ci devi perdere le mani.

LOI: Chi sono i tuoi maestri di vita?
CF: I casi umani, chi è riuscito a produrre meraviglie vivendo nella merda. Mi piace Bela Lugosi, la scrittura di Hunter Stockton Thompson, Charles Bukowski, John Fante e la regia di Larry Clark. Fabrizio De André mi ha cambiato la vita e se penso a un designer ti direi Max Lamb, di cui ammiro l’autarchia. Sono un pò stufo del politicamente corretto, a scuola la disobbedienza civile non la insegnano più.

LOI: In che modo si unisce la tua arte al design?
CF: Attraverso la funzionalità. Per quanto la mia arte sia filtrata, questa componente è sempre presente e rende le mie sculture utilizzabili, ci sono opere che sono anche lampade da tavolo e applique, vasi, basamenti per specchiere, tavolini e svuotatasche.

LOI: Per raccontare la tua pratica artistica parli di primitivo e sconosciuto. Che ruolo giocano nelle tua ricerca?
CF: Sono affascinato dall’aspetto primordiale, in alcuni momenti della vita percepisco il bisogno di riconnettere il mio corpo con la natura. Sono interessato anche a tutto ciò che non si vede e tendo ad approfondire le tematiche legate all’inconscio e all’occulto. In numerologia sono un sette e da piccolo i miei mi avevano portato dallo psicologo perché facevo disegni macabri sulla mia famiglia.

LOHI: E che fine hanno fatto?
CF: Dopo 25 anni sono riuscito a ricontattare la dottoressa che mi aveva in cura, mi ha spiegato che li aveva mostrati durante una conferenza a Roma e sono andati persi. Saranno finiti in una dimensione sconosciuta, ma esteticamente li ricordo ancora.

LOHI: Qual è l’obiettivo della tua arte?
CF: Ti potrei dire fare soldi, ma come artista vorrei continuare ad esprimermi al meglio e avere l’opportunità di farlo è un privilegio.

Cosma Frascina "Crack"

Photography ALBERTO RIZZIERI
Interview by SIMONE VERTUA

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