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Aya Takano, l'artista giapponese in mostra al Mac di Lione

Al Mac di Lione va in scena il mondo fantastico, tra sci-fi, neo-animismo e estetica kawaii, dell’allieva di Murakami.

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AYA TAKANO al lavoro (Courtesy Mac Lione)

«La mia urgenza di dipingere risale all’infanzia» sostiene AYA TAKANO, una delle più celebri esponenti del Kaikai Kiki Studio, la comunità di produzione artistica creata da Takashi Murakami, l’artista giapponese esploso in Occidente nel 2002, grazie a una mostra alla Serpentine Gallery coincidente con la collaborazione con Marc Jacobs per una serie di borse Louis Vuitton diventate immediatamente il must-have del fashion system. Al Kaikai Kiki (letteralmente: “pericoloso ma attraente”) AYA TAKANO arriva nel 2000, a 24 anni, per diventare poco dopo l’assistente del maestro. Il suo stile corrisponde pienamente all’estetica Superflat codificata nell’omonima mostra collettiva di Los Angeles del 2001, contraddistinta da bidimensionalità, molteplicità dei punti di vista e espliciti riferimenti ai manga e agli anime. L’artista, rappresentata da Perrotin fin dalla prima mostra monografica nella galleria parigina nel 2003, cita tra le sue influenze le stampe erotiche del periodo Edo, l’Impressionismo, l’autore di manga Osamu Tezuka e Gustav Klimt. Le sue eroine dai flessuosi corpi di liana e dai grandi occhi fluttuano, nelle graphic novel come nei quadri, tra scenari sci-fi e una natura animista, si sono viste sulla passerella di Issey Miyake, sui packaging di Shu Uemura e sulla t-shirt di Hunter Schafer, e sono le protagoniste della mostra “New Myth” al Mac di Lione (fino al 7 gennaio 2024), che riunisce opere appartenenti a collezioni private e altre mai esposte. I suoi lavori giovanili sono presentati in valigie-giocattolo a forma di casa, in una sorta di rifugio infantile trasportabile, mentre quelli eseguiti specificamente per la mostra sono appesi in circolo per rappresentare il ciclo della rinascita. AYA TAKANO ha vissuto il disastro di Fukushima del 2011 come un turning point della sua vita personale e professionale. È diventata vegetariana, ha cominciato ad indossare solo abiti di seconda mano ed è passata dall’acrilico alla pittura ad olio. Ed ha allargato il suo campo di interessi alle piante sudamericane e alle droghe psicotrope, ai metodi dell’agricoltura naturale, alla filosofia indiana e zen con la sua assenza di gerarchia tra umani, flora e fauna, al misticismo, lo sciamanesimo e la magia.

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Aya Takano, Calendar of Love vol.51 We Were Told That We Musten't Fall in Love with Anyone from This Underveloped Planet, Earth, 2007 (Courtesy Mac Lione)
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Aya Takano, 31852, 1999 (Courtesy Mac Lione)

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