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La raffinata contemporaneità di Park Hyatt Milano: il nuovo inizio di un’icona

Park Hyatt Milano riapre al pubblico dopo due anni di restauri (e pandemia), riscrivendo la storia di un’icona dell’ospitalità meneghina. Per un weekend all’insegna del lusso (con vista Duomo) o una colazione tra amici

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Due anni sono bastati a Park Hyatt Milano per rinnovarsi completamente: inizia così un nuovo capitolo per l’iconico albergo che ha riscritto internazionalmente il concetto di lusso e ospitalità. Ad aspettare i turisti (e perchè no, anche i milanesi) un luogo fuori dal tempo e dallo spazio, dove potersi concedere un momento di pausa. A pochi passi dal Duomo e da tutte le maggiori attrazioni della città meneghina, il Park Hyatt offre alla propria clientela solo il meglio. A partire dall’ingresso principale dove a dare il benvenuto ci pensa lei: la Cupola, il cuore nevralgico della vita dell’hotel. Tra giochi di specchi e luce naturale che inonda la stanza, l’accoglienza del Park Hyatt è unica. Unica come la sua architettura, contemporanea e sofisticata che segue l’allure della città e rispecchia il suo animo cosmopolita, sfuggente, sicuro, misterioso. 

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Il Park Hyatt Milano ha un obiettivo: inserirsi nel tessuto cittadino senza perdere il suo tocco di internazionalità. Non solo affascinare i turisti con le camere con vista Duomo o Galleria Vittorio Emanuele II, ma anche accogliere i milanesi doc per appuntamenti, riunioni davanti ad un buon caffè. Consiglio spassionato e forse non richiesto? La colazione è imperdibile. Il più classico dei piatti, pane (assolutamente home made) burro e marmellata, è talmente delicato, profumato, fatto a mano e gustoso che fa riaffiorare vividi ricordi d’infanzia, quando le mattine d’estate ci si svegliava senza preoccupazioni eccessive se non trascorrere la giornata a rincorrere un pallone. E sempre parlando di cibo e di esperienza che riportano alla mente momenti di comfort e pace, il ristorante Pellico 3 Milano - progettato dall’architetto Flaviano  Capriotti, e seguito dallo Chef Guido Paternollo (che per l’occasione torna dalla Francia dopo un trascorso con i mostri sacri della food, tra cui Alain Ducasse  e Yannick Alleno) che pensa ad un menù innovativo e sensoriale. La chiave di lettura è il coinvolgimento all’univoco di gusto, memoria, estetica e tradizione. Le storie di paesi diversi si intrecciano insieme narrando storie diverse ma in perfetta armonia. Il risultato? Una perfetta sintesi tra alta cucina e gusto tradizionale. Nota di merito per il dolce : impossibile non scegliere "latte e cereali". Il piatto per eccellenza che ha accompagnato l’infanzia di ognuno di noi. Il sapore della spensieratezza di quando si è bambini, il gusto che rimane immutato negli anni, il primo boccone che risveglia ricordi dimenticati. Un piatto semplice riletto in chiave iper di lusso e gourmet. Forse è proprio questo il segreto di Park Hyatt Milano: aver trovato la chiave giusta per reinterpretare la tradizione in chiave contemporanea. Tra un pizzico di malinconia, novità, curiosità e gusto senza tempo.

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